Ferro, quel metallo resistente ai colpi e alle cadute. Quel cognome pesante che ha riempito gli stadi del mondo, ma che porta con sé le più grandi fragilità di un uomo. Tiziano Ferro, si apre a cuore aperto nel suo docu-film “Ferro”, dove senza filtri e tabù racconta del periodo più basso della sua vita.
Quel buio che ha accecato i suoi occhi, lo hanno visto così debole da cadere ai piedi di una depressione soffocante che l’ha consegnato nelle mani dell’alcolismo: “Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista! l’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”. Un racconto delicato, forte, dai colori tetri: “alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore”, continua Tiziano nel suo racconto, mentre volge lo sguardo al passato e ci trova solo vetri rotti, taglienti, come il giudizio della gente.
“Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato. La musica era l’unica cosa che avevo, un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo”, dice nel suo racconto.
In questo documentario in uscita il 6 novembre su Amazon Prime Video, il cantante ripercorre le tappe più importanti della sua carriera e della sua vita privata: “Ho sempre pensato che dietro ogni storia di dolore si nascondessero il privilegio e il dovere morale di poter aiutare qualcun altro. La mia storia me lo insegna e ogni volta che ho consegnato alla gente le mie cicatrici, si sono sempre trasformate in soluzioni. Ferro per me è questo, un altro tassello alla luce dei miei 40 anni. Un po’ storia, un po’ diario, un po’ terapia, un po’ testamento. Di certo celebrazione di un sogno”.