Ormai è più di un anno che il mondo dello spettacolo continua ad avere i riflettori spenti e gli stadi, i cinema e i teatri vuoti a causa del Covid-19.
Gli applausi lunghi e dirompenti dei concerti sono ormai un ricordo, ma ieri pomeriggio, dopo mesi di silenzio, a far rivivere l’emozione dei live, sono stati proprio gli artisti e i numerosi lavoratori del mondo dello spettacolo, che sono scesi in piazza del Popolo a Roma, per ricordare al governo che c’è un intero settore fermo che ha la necessità di ripartire al più presto.
Renato Zero, Giuliano Sangiorgi, Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia e il marito Carlo Di Francesco, Manuel Agnelli, Diodato, Daniele Silvestri, Max Gazzè e tanti altri artisti italiani, hanno preso la loro postazione tra i mille bauli posizionati all’interno della piazza e si sono uniti al grido delle centinaia di persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e che da oltre un anno sono fermi.
Una manifestazione di grande impatto emotivo, che #baulinpiazza ha voluto mettere in piedi, per far arrivare forte e chiara, la propria richiesta d’aiuto alle autorità: “Il tempo della farsa è finito e anche la nostra pazienza”, hanno commentato gli organizzatori “Chiediamo immediata istituzione di un fondo da erogare in soluzioni mensili a tutte le lavoratrici e lavoratori, immediato sostegno economico per le imprese della filiera, un tavolo interministeriale che, su parametri prestabiliti, imposti modelli graduali di ripartenza del settore”.
Numerosi gli artisti che hanno offerto il loro contributo partecipando alla manifestazione, tra questi:
Renato Zero: “Ciao ragazzi Sono Renato, sono qui con voi per dimostrare che non abbiamo paura di salire su quel palco. La musica ha sempre guarito i cuori di tutti”.
Emma Marrone: “Che giornata incredibile! È fondamentale sostenere tutti gli operatori dello spettacolo nella loro battaglia affinché vengano ascoltati! Grazie a tutti”.
Alessandra Amoroso: “Con voi e al vostro fianco!!! La mia voce insieme alla vostra sempre!!!”.
Max Gazzè: “Il settore culturale e creativo da tempo necessita di una riforma strutturale e di un cambio di percezione volto a riconoscerne il valore artistico, produttivo – in termini economici e occupazionali – e sociale – come elemento di aggregazione di città, province e periferie. Senza un intervento definitivo e il più possibile unitario, le conseguenze di questa crisi saranno drammatiche e avranno ricadute insostenibili sulla vita dei lavoratori, sulla salute dell’intero settore e sul PIL del nostro paese. In questi lunghi mesi caratterizzati dallo stop forzato delle attività culturali abbiamo preso atto che teatri, cinema, live club e spazi culturali, nonostante si siano dimostrati luoghi sicuri, sono costantemente considerati attività produttive sacrificabili. Ad una legge sul lavoro – che è urgente – per arginare il piano emergenziale ed entrare finalmente nell’era del riconoscimento del lavoro discontinuo, è necessario – affinché lo sforzo della pandemia non sia completamente perso – affiancare una riforma sul riconoscimento degli spazi culturali e sulle imprese”.
Insieme con Manuel Agnelli dunque, la richiesta di una legge che tuteli i lavoratori del mondo dello spettacolo. Ora si attende una risposta dalle autorità, affinché anche i cinema, i teatri e la musica possano ripartire in sicurezza e al più presto.