Roberto il tuo libro si intitola “DAL VINILE A SPOTIFY”, si può dire, un vero e proprio viaggio tra le generazioni e rivoluzioni. Ecco, cosa è successo, secondo te in questo decennio? Diciamo che la prospettiva forse andrebbe allargata al ventennio perché la grande rivoluzione della musica c’è stata quando il web e quindi il file digitale e le piattaforme, prima di download e poi streaming, hanno messo in pregiudizio tutto il sistema della musica che nei decenni precedenti si era consolidato sul supporto fisico, qualunque esso fosse (il 45 giri, LP, la cassetta, il cd), però diciamo che fino a quel momento, quando è stato consacrato il mercato del fisico con il cd e si è consolidato ai suoi massimi livelli di volumi e di valori, diciamo che si pensava di aver raggiunto una sorta di stabilità senza possibilità di cambiamento. Poi è arrivato invece il digitale, è arrivato Napster e con sé ha portato una grandissima rivoluzione tecnologica che ha di fatto, aperto una crisi importantissima industriale del supporto e che poi è degenerata nella crisi dell’intero sistema musica. Tutto questo ha portato anche ad un cambio radicale nelle strategie, nella filosofia e nell’approccio dell’industria musicale al prodotto. Ha indebolito tantissimo l’intero sistema portandolo a necessitare di una conversione che però non è stata né indolore, né veloce perché è durata tantissimo tempo e ha provocato grossi danni: l’eliminazione delle fabbriche, i magazzini, ha eliminato la rete vendita, insomma lo stravolgimento di un sistema che si era consolidato in tanti anni e diversi decenni di mercato.
Impazza infatti in rete la notizia che dal 2022 probabilmente dismetteranno la produzione di cd, tramonta dunque l’era del supporto fisico a favore di quello digitale, anche se poi sembra essere tornato di moda il vinile. Cosa ne pensi? Beh, diciamo che il lockdown portato dalla pandemia, ha dato l’ultima spallata al prodotto fisico. Perché la chiusura dei negozi, la necessità di concentrarsi su altre priorità (quindi i dischi non li potevi neanche più ordinare attraverso Amazon perché evidentemente Amazon nei momenti di lockdown era concentrato a consegnare prodotti di primaria necessità), sicuramente ha accelerato questo processo e resterà sul mercato del fisico, il vinile, ma perché è un supporto che ha una sua storia e ha delle radici molto profonde e gli permette di avere una sua vita non solo nel passato, ma anche nel futuro. Una vita sicuramente molto particolare perché sarà dedicata a edizioni speciali, iniziative diciamo così, molto celebrative. C’è un elemento sintomatico che ci fa capire dove va a finire la musica con i suoi supporti: quando le automobili ormai escono da fabbrica senza lettore cd. Ecco questo ti fa capire che il lettore cd è un supporto che non ha interesse per il mercato. Le auto adesso hanno sistemi di intrattenimento che sono multimediali, hanno accessi usb che possono permetterti di caricare la tua musica. È un segnale forte che la dice tutta.
Questo libro arriva in un periodo difficile, di emergenza non solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Il mondo della musica e dello spettacolo più in generale, è stato uno dei settori fortemente colpiti da questa crisi. Come state riorganizzando internamente le attività? Ci sono richieste in particolare che la categoria ha avanzato alle istituzioni? Abbiamo realizzato una sorta di manifesto con 10 punti quando la pandemia era nella sua massima forza. Lo abbiamo presentato al governo per sensibilizzare le istituzioni alle difficoltà che il mondo dello spettacolo stava attraversando. Buona parte di quegli elementi, sono stati recepiti dal governo. Permangono ancora aperte alcune questioni che devono essere vagliate dal governo, come ad esempio, il recepimento della direttiva europea sul Copyright, piuttosto che la riformulazione dell’aliquota iva sui dischi che ad oggi è al 22%, mentre noi vorremmo venisse portata per tutti i prodotti culturali, come i libri, al 4%. Siamo confidenti che passata l’emergenza, il governo possa far proprio questi temi.
Come state ripensando i concerti post Covid? Sono tanti gli artisti che stanno lanciando un segnale importante di ripartenza, vedi ad esempio l’ultimo concerto di Gianni Morandi al teatro di Bologna. È un discorso delicato perché il concerto per sua caratteristica vive e si alimenta dell’assembramento, della condivisione e del più alto numero possibile di persone. Se parliamo di eventi musicali intesi come concerti che abbiano quelle caratteristiche, francamente non trovo soluzioni alternative. Bisognerà che passi questo periodo e si possa ritornare a farlo in sicurezza. Tutte le altre attività di rilancio come quella di Morandi al teatro, ad esempio, sono esperienze importanti e degne di nota, però hanno purtroppo una valenza marginale. Ma non per gli artisti, ma per l’evento in sé che ha una serie di restrizioni. Applausi, dunque, per tutti quegli artisti che vogliono dare un segnale forte e ripartire, ma per i concerti come li abbiamo sempre vissuti, dovremo attende il 2021.
Torniamo a parlare del tuo libro e di questa passione che si è fatta mestiere…come ti avvicini al mondo della musica? Questa passione nasce per un motivo molto semplice: mio padre era direttore commerciale della CGD, Messaggerie Musicali, oggi Sugar Music, che negli anni ‘70 era una delle case discografiche più importanti del nostro Paese (insieme e Ricordi e RCA). Io sono nato immerso nella musica e nei dischi. Crescendo ho coltivato questa mia passione senza mai diventare musicista o autore, ma mi sono appassionato a quello che è stare al di qua della scrivania. Il mio obiettivo era lavorare a contatto con la musica. Era fondamentale raggiungere quell’obiettivo, se poi questo significava diventare editore o commesso di un negozio di dischi, andava bene tutto, soprattutto a 19 anni. Questo libro non è un’autobiografia, ma un po’ il percorso di questi anni, con un occhio attento a quelle che sono state le evoluzioni dei supporti e dei sistemi per fruire la musica.
Immagino che tuo figlio sia molto orgoglioso di leggerti in questo viaggio. Io ho un bimbo di 9 anni ed è impressionato solo dal fatto che io abbia scritto un libro e che si possa trovare in libreria. Mio padre invece è rimasto favorevolmente colpito perché poi in questa storia, nel mio rapporto tra essere figlio o essere padre, diciamo che ho raccolto il significato proprio dal rapporto con mio padre che ne ha evidentemente percepito il senso. Mio figlio che è ancora piccolo, adesso si diverte e si rivende con gli amichetti le fotografie con i cantanti. Auguro a mio figlio che possa avere una vita gioiosa e fortunata, realizzandosi nel lavoro e facendo quello che lo rende felice esattamente come è successo a me.
C’è una playlist che accompagna questo libro: cosa rappresentano per te queste canzoni e se tra queste ce n’è una che per te è più importante di tutte. La playlist è un’idea che mi è venuta a ridosso della pubblicazione del libro, perché volevo avesse una sorta di “colonna sonora” che potesse accompagnare la lettura del libro, nel momento in cui citavo quelle canzoni. Non c’è una canzone sopra le altre che mi rappresenta in questa playlist, c’è fuori dalla playlist!La cito all’inizio del mio libro, ringraziando e dedicando questo lavoro a mia moglie e a mio figlio, ed è Una vita da mediano di Ligabue. È una canzone che esprime concettualmente il mio modo di vivere. Mi ritrovo talmente tanto in questa canzone che un giorno chiesi a Luciano di scrivere di suo pugno il titolo della canzone per tatuarmelo con la sua grafia originale. Questa se vogliamo è la canzone della mia vita.
Siamo giunti alla fine di questa intervista, vorrei chiederti ancora: abbiamo secondo te in questo momento storico musicale, canzoni che le generazioni future canteranno come noi oggi cantiamo “Questo piccolo grande amore”? Mi chiami tra 20 anni e te lo dico! Sai, quando uscì “Ti amo” di Umberto Tozzi nel 1977, il successo arrivò grazie ad un passaggio televisivo. Mai nessuno si sarebbe immaginato che “Ti amo” sarebbe diventato un brano iconico a livello mondiale. Io penso che è difficile fare una previsione, oggi forse abbiamo la sensazione che i successi possano radicalizzare meno rispetto al passato, però secondo me è solo una percezione. Solo il tempo saprà dirci quanto le canzoni di oggi le ricorderemo domani.