Nato dalla rivisitazione del romanzo “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad, Apocalypse Now è la pellicola per eccellenza che nel corso delle sue riprese ha visto una serie di sconcertanti episodi di cui non tutti sono a conoscenza. Il film, Palma d’oro al 32° Festival di Cannes e premio Oscar come miglior fotografia e miglior sonoro nel 1980, porta sul grande schermo la guerra tra gli Stati Uniti e il Vietnam: un viaggio nell’oscurità che è campo di battaglia tra il bene e il male dell’uomo, ma che nasconde dettagli incredibili sulla lavorazione della pellicola.
Non tutti sanno che:
- Apocalypse Now sarebbe stato girato in dodici settimane. Ma ce ne vollero ben 68 per portare a termine tutte le scene del film, poiché proprio nel maggio del 1979, dopo solo due mesi dall’inizio delle riprese, un tifone si abbatté sulle Filippine, costringendo la produzione a fermarsi e a rimanere bloccatasospendendo le riprese per tre mesi.
- Gli Stati Uniti d’America non vollero supportare in nessun modo la produzione e la troupe, perché la pellicola mostrava una versione negativa degli USA. Quella col Vietnam fu per gli Stati Uniti una vera e propria ferita e la più grande sconfitta per un governo che si presentava al mondo come invincibile. Indiscrezioni riportate da Variety , affermano addirittura la presenza di pressioni sul governo delle Filippine affinché non venisse data alcuna assistenza al film, probabilmente nella speranza di assistere al suo fallimento.
- Durante le pause dal set, pare che la troupe colorasse le serate in hotel facendo uso di alcol e sostanze stupefacenti. La voce che testimonia le notti brave del cast è quella di Doug Claybourne, assunto come assistente di produzione per il suo essere un veterano della guerra del Vietnam che ha raccontato all’Indipendent come i party fossero particolarmente “allegri” e “agitati”.
- Dennis Hopper, che nel film interpreta il fotoreporter, pare bevesse quotidianamente una cassa di birra alternato a liquore dall’alto tasso alcolico e facesse giornaliero di circa 85 grammi di cocaina (fonte Daily Mail).
- Nella scena in cui Willard si trova in una stanza d’hotel, con le note di This is The Enddei Doors, Martin Sheen era veramente ubriaco ed era in quelle condizioni da due giorni, sotto richiesta di Francis Ford Coppola, con l’intento di rendere quella scena credibile e reale.
- Martin Sheen, durante la lavorazione del film ebbe un attacco cardiaco. Probabilmente tra le cause dominanti ci furono proprio l’alcol e gli eccessi che si registravano sul set. L’attore rimase per molto tempo ricoverato in ospedale e Francis Ford Coppola decise di usare suo fratello, Joe Estevez, per poter riprendere le riprese anche se il suo protagonista era costretto in un letto d’ospedale.
- Le scenografie che rincorrevano il verosimile, ricostruivano ambientazioni talmente reali da diventare luoghi quasi invivibili per il cattivo odore. È il caso della base dove si nascondeva Marlon Brando, che vedeva in sottofondo immondizia e ratti morti. Un cattivo odore così pronunciato che persino la moglie di Martin Sheen provò a far ripulire tutto, dicendo che suo marito non avrebbe mai messo piede in un luogo che avrebbe portato a malattie e conseguenze gravi anche per la salute.
- Nelle riprese del film, era prevista una scena con la presenza di persone decedute. Pare che sul set fossero stati portati dei cadaveri reali forniti da un ragazzo che aveva il compito di procurare corpi senza vita alla scuola di medicina per le autopsie. Dopo la retata della polizia sul set, il ragazzo venne arrestato e nel film non vennero mai utilizzati quei cadaveri (fonte Indipendent).
- Tra i ritardi della produzione e il costo delle riprese, il regista si trovò a dover decidere se rischiare e continuare a lavorare ad Apocalypse Now o se lasciare perdere. Coppola determinato nell’inseguire il suo sogno, decise di giocarsi tutto e pagò gran parte del lavoro di tasca propria, mettendo un’ipoteca sulla sua casa.
- I molteplici imprevisti sul set, i grandi problemi finanziari legati anche all’ipoteca che Coppola aveva messo sulla casa, misero in ginocchio anche il suo matrimonio e finì in una profonda depressione che portarono il regista a tentare il suicidio. Fortunatamente, non riuscì a togliersi la vita e continuò a regalare alla cinematografia tutto il suo genio.