Le ultime vittime sono quattro operai. Sono morti in un incidente in un’azienda agricola, un allevamento di bovini in provincia di Pavia. Le 4 vittime, tutte di origini indiane, erano due fratelli di 45 e 47 anni – in Italia da 25 e nel 2014 avevano rilevato l’azienda con 200 capi da latte, campi e alberi da frutto – e i loro due cugini di 28 e 29 anni, regolarmente assunti. Hanno trovato tutti la morte, per un guasto, nella vasca di compostaggio, un contenitore di cemento nel quale si raccolgono i liquami e che, quotidianamente da anni, i quattro cugini svuotavano con una pompa e un carro cisterna per poi spargere il letame nei campi.
Nel 2018 è toccato a 1218 lavoratori, di cui 347 in itinere, cioè nel corso del tragitto casa-lavoro. Gli ultimi dati Inail, relativi ai primi sette mesi dell’anno, dicono che le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto sono state 599. 12 in più rispetto ai primi sette mesi del 2018. Da luglio a ieri il contatore si è ulteriormente spostato, con i quattro cugini di Pavia è arrivato a quota 621 morti bianche. Se rispetto ai primi anni del millennio – col record di 1.528 decessi nel 2002 – il trend è in calo, nel breve periodo i morti sul lavoro stanno aumentando.
Un’intollerabile strage che coinvolge tutto il paese, dalla Lombardia – dove si registra il 14% delle morti sul lavoro al sud, dove gli infortuni mortali aumentano in percentuale – il Molise è la prima regione per incidenza delle morti bianche con 57,2 casi ogni milione di occupati. Più di metà delle vittime sono lavoratori con esperienza, di età compresa fra i 45 e i 64 anni. Sono in aumento le denunce di infortunio con esito mortale per i lavoratori comunitari (da 29 a 40) ed extracomunitari (da 64 a 71), mentre tra gli italiani si registrano sei casi in meno (da 494 a 488).
Il decreto legislativo 81/2008 è la normativa sulla sicurezza che ha accorpato le precedenti norme ed è stato successivamente integrato, assegna al datore di lavoro varie responsabilità che riguardano: la sicurezza dei luoghi e delle attrezzature, la valutazione del rischio (compreso il rischio di esposizione a inquinamento acustico, luminoso o chimico), la formazione continua dei dipendenti, la sorveglianza sanitaria, il monitoraggio della salute dei dipendenti. La responsabilità, nei casi fissati dalla legge, è anche di carattere penale. Le tutele legali sono presenti, a mancare sono i controlli. In Italia ci sono 4 milioni e mezzo di imprese, ma i tecnici della prevenzione delle Asl sono meno di 2000. Significa in media un controllo ogni 20 anni.
Questa è questione di volontà politica!