C’è sempre una “questione meridionale” nel nostro paese. La locuzione, al contempo giornalisticamente felice e drammatica nella definizione del problema, è stata coniata da un politico: l’onorevole Antonio Billia. Difficilmente potrete leggere sue dichiarazioni sui giornali, meno che mai su internet o sui social, perché la definizione del deputato radicale è del 1873. In 146 anni l’Italia, a braccetto con il Sud, ha attraversato il completamento dell’unificazione, il brigantaggio, due guerre mondiali, il fascismo, la ricostruzione, il boom economico, prima e seconda repubblica…ma il fardello della questione meridionale non si è mai scrollato dalle spalle del nostro paese.
Rapporto Svimez 2019. La SVIMEZ è un’associazione privata senza fini di lucro, nata nel 1946 con lo scopo di promuovere, nello spirito di una efficiente solidarietà nazionale e con una visione unitaria, lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno, al fine di proporre concreti programmi di azione. Ogni anno elabora il suo Rapporto sull’economia e sulla società del Mezzogiorno che costituisce uno dei principali documenti di analisi sull’andamento del meridione. La fotografia di quest’anno è più che mai impietosa.
Una forbice che si allarga. Torna ad allargarsi il divario tra Sud e Centro-Nord, aumentando i divari di sviluppo tra le aree del paese. Si legge nel rapporto come nel 2019 “Al Centro-Nord il Pil dovrebbe crescere poco, dello 0,3%, mentre nel Mezzogiorno l’andamento previsto è un calo dello 0,3%”. La dinamica recessiva del 2019 dovrebbe venire mitigata nel 2020, ma in maniera flebile: si ipotizza una ripresa timida “segnando soltanto un +0,4%”, inferiore alla media nazionale prevista del +0,8%. Dopo che nel triennio 2015-2017 c’era stata una timida ripresa, al sud torna lo spauracchio della recessione, con la crescita del Pil delle regioni meridionali che scende sotto lo zero. Il sud registra una brusca frenata che rischia di consolidare sempre più all’interno del nostro paese il “doppio divario”: dell’Italia rispetto all’Unione Europea e del Sud rispetto al Centro-Nord.
Emergenza sud. Il sud è dunque alle prese con la stagnazione economica, nei confronti della quale nulla ha potuto il reddito di cittadinanza. Nella seconda metà del 2018 l’andamento congiunturale è peggiorato nettamente, al punto da rischiare la recessione a livello nazionale che si è puntualmente verificata al sud. Ristagnano i consumi (+0,2 contro il +0,9 nazionale) e si allarga la forbice occupazionale con la mancanza di 3 milioni di posti di lavoro rispetto al centro-nord. La stagnazione economica va di pari passo con la desertificazione demografica del sud. In 15 anni – dal 2002 al 2017 – sono emigrate 2 milioni di persone, causando un saldo negativo di più di 850mila unità. Un’emorragia a cui non riesce più a fare da argine l’immigrazione e che viene aggravata dal fatto che a partire sono i giovani (50%) ed i laureati (33%).
La questione meridionale è la vera emergenza nazionale. Dopo 146 anni sarebbe il caso di tentare di risolverla