Analizzando come hanno votato gli italiani residenti all’estero, così come era successo alle ultime elezioni politiche, emerge un quadro molto differente da quello espresso all’interno dei confini nazionali. L’affluenza e’ stata del 7,7% (in sensibile aumento rispetto al 5,9% del 2014). Il PD raggiunge il 32,7% attestando come primo partito in ben 16 paesi, mentre la Lega si ferma al 17,9% e il movimento 5 stelle al 13,7%. Exploit di Europa Verde vicinissima 10% e +Europa quasi al 9%. Forza Italia invece si ferma al 6% e Fratelli d’Italia al 2,5%.
Questo risultato complessivo è spinto dagli Italiani residenti nei maggiori paesi Europei e specialmente nel Regno Unito (PD 36%, M5S 16% e Lega 12%) che convive con l’incognita Brexit ed in alcuni paesi Nordici, come la Svezia, dove il PD raggiunge il picco del 45%. In molti paesi del centro Europa (come la Francia) inoltre i Verdi sono tra i partiti maggiormente votati dagli Italiani. I paesi in cui gli Italiani hanno invece votato in linea con quanto espresso dalle urne “di casa” preferendo la Lega come primo partito sono solo 7 e tutti nel blocco ad est (Croazia, Slovenia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Estonia e Lettonia).
Cosa indica questo scollamento? Da un lato qualcuno spesso mette in discussione il fatto che gli italiani all’estero votino pensando più al paese in cui si trovano anziché focalizzarsi sui problemi italiani in mente. Questo ragionamento non vale più di tanto per le elezioni Europee visto che l’obiettivo dovrebbe essere comune. I risultati del voto alle europee degli Italiani all’Estero esprimono invece due dati a mio avviso importanti: il primo, non nuovo, che l’Italia si sta avvicinando sempre di più all’Est del continente allontanandosi così dai paesi a cui invece dovrebbe essere più vicina per dimensioni, peso specifico e storia. Il secondo, a mio avviso più interessante, quanto sia ancora determinante la “propaganda” locale. Al netto di pochissime iniziative, nessuno dei maggiori candidati ha investito molto sul voto degli italiani all’estero. Specialmente la Lega, indiscussa vincitrice in casa, ha fatto e continua a fare delle piazze la sua arma vincente; anche quando poi queste vengono usate come cassa di risonanza a livello nazionale attraverso social, Radio e TV. Dove questo impeto comunicativo arriva con forza molto minore; quando i problemi li si osserva con un po’ di distacco e certamente ha meno effetto l’agitazione di vessilli e spauracchi; ecco allora che il risultato cambia nettamente.
In ultima analisi sono convinto che queste differenze, piuttosto che far gioire o disperare questo o quello schieramento, dovrebbero essere seriamente analizzate dagli Europeisti. Il dato finale è che manca ancora moltissimo per la creazione della cosiddetta Europa Unita. Talmente tanto che non c’è allineamento neanche tra connazionali semplicemente “sparpagliati” in diverse regioni geografiche del continente. Chi dice di voler rafforzare l’Europa, e nei proclami mi pare che lo facciano tutti salvo poi proporre ricette molto diverse, dovrebbe chiedersi quali sforzi si stanno facendo affinché alla domanda: “Di che nazionalità sei?” i nostri figli rispondano orgogliosamente: “Europeo”.