Se state pensando ad un’esperienza lavorativa all’estero o se già state valutando un’offerta concreta da expat, vi consiglio di guardare la classifica annuale di HSBC sui paesi migliori per vivere e lavorare. La classifica è svolta annualmente su un campione di circa 18 mila persone in 163 paesi e nel 2019, dopo 5 anni di dominio, Singapore deve cedere la vetta alla Svizzera.
L’aspetto interessante di questa ricerca è che sul sito di HSBC oltre a poter accedere facilmente ai risultati generali si possono anche variare i pesi delle differenti voci adattando in questo modo la classifica alle proprie preferenze. Per esempio, se per qualcuno non fosse importante la “facilità nel fare nuove amicizie”, si potrebbe rimuovere questa voce e immediatamente la Germania (come nei migliori degli stereotipi) passerebbe dall’8° al 6° posto. Più interessante ancora è invece avere la possibilità di adattare la ricerca alle proprie reali esigenze ad esempio inserendo la variabile del sistema scolastico solo se si hanno figli o si sta pensando di averli. Il concetto di fondo, spesso sottovalutato, è che come dicono gli americani non esiste “one size fits all” (una misura unica) e non esiste un paese che sia necessariamente migliore di un altro ma dipende dalle esigenze e dalle preferenze individuali.
Chi è nella top 10? Come detto la classifica è guidata dalla Svizzera che la spunta grazie alla stabilità politica ed economica, agli alti salari, alle possibilità di apprendimento ed alla qualità della vita. Simili sono le aree di forza di Singapore che scende al secondo posto e del Canada che guadagna il podio anche grazie alla sua eccellente apertura culturale e alla sua ospitalità. Se può sorprendere un po’ trovare la Spagna al quarto posto (14° nel 2018) lo stesso non accade con la Nuova Zelanda in lieve discesa al 5° posto e con l’Australia stabilmente al 6°. Il balzo in avanti più grande (ben 17 posizioni rispetto all’anno scorso) lo fa la Turchia che si classifica al settimo posto e che precede anche Germania e Emirati Arabi in ottava e nona posizione. Ancora a sorpresa, chiude la top ten il Vietnam che avanza di 9 posizioni dal 19° gradino del 2018.
Guardando più nel dettaglio all’Italia, il belpaese entra per la prima volta nelle top 30 classificandosi al 28° posto. I migliori piazzamenti sono quelli relativi alle voci che più contano per chi ha famiglie con bimbi e nello specifico il sistema scolastico e, come forse prevedibile, nella facilità di fare nuove amicizie. Penalizzano invece la percezione di bassa meritocrazia e di poca stabilità (economica e politica). Sono in linea con il risultato generale sia le voci relative ai salari ed alla relativa capacità di spesa sia il livello di qualità della vita e la facilità nel trasferirsi.
Prima di storcere il naso per alcuni dei risultati, bisogna ricordarsi che in questo studio si parla di vita da expat e che in alcuni paesi (come Vietnam o Turchia) gli standard di trattamento per chi arriva da paesi “occidentali” prevedono molti servizi come scuole internazionali, voli di rientro nei paesi di origine, personale di servizio in casa o autisti quando ad esempio le patenti del paese di origine non sono riconosciute. Ovviamente tutto questo incide notevolmente sulle valutazioni ma non possono essere considerati negli standard di vita diffusi.