Questa settimana protagonista della nostra intervista è Simone Cioè, 23 anni e milanese, già Senior Filmmaker presso un’agenzia di Comunicazione e youtuber per passione. Simone lavora nel mondo del video da quando aveva 16 anni e da 5 crea contenuti online sul suo canale YouTube dove esprime il suo talento trattando argomenti di fotografia e videomaking. Tra i suoi sogni nel cassetto ci sono quelli di diventare documentarista e di raccontare storie attraverso il video.
Da dove hai iniziato per diventare quello che sei oggi? È difficile definire un “punto 0”. Sono molto affezionato all’idea che per capire effettivamente qualcosa, e quindi anche il mio inizio, debba necessariamente unire i puntini che hanno caratterizzato la mia vita fino ad oggi. Sicuramente posso affermare di aver iniziato a 16 anni a lavorare in diversi studi di comunicazione. Poi ovviamente la scuola e la mia formazione scout hanno necessariamente influito su quello che sono oggi.
Cosa ti ha spinto ad avviare un’attività su YouTube? La necessità di raccontare me stesso. Quando ho iniziato a lavorare come videomaker non avevo mai fatto altro che video per clienti. Mi piaceva e mi piace tutt’ora, ma con YouTube posso esprimere Simone senza vincoli.
Hai fatto altri lavori prima di affermarti come youtuber? Io sono filmmaker presso un’agenzia a Milano. YouTube è uno spazio mio ma esterno, non vuole essere il mio primo lavoro, non credo che sarei in grado di farlo. È il mio hobby e voglio che diventi il più professionale possibile ma mai la mia unica professione al 100%.
Quali sono i pro e i contro di questa attività? I contro di fare YouTube sono davvero pochi a mio avviso. Specie perché è un’attività davvero unica nel suo genere. Come ogni lavoro, ci sono delle cose noiose come scrivere mail, trovare clienti per le recensioni e tutta la parte di studio dei contenuti. Ma ovviamente tutto questo si evolve poi nei pro che mi fanno amare quello che faccio: la community, i nuovi amici, i successi e il fatto che faccio un lavoro che amo, quindi il gioco vale la candela sempre.
Vivi della tua vita di youtuber, inteso dal punto di vista economico? Assolutamente no, YouTube aiuta a sostenere alcune attività collaterali, ma spesso i guadagni che faccio con YouTube vengono reinvestiti in attrezzature nuove per i video, in gadget e accessori utili per migliorare la qualità dei miei contenuti.
Cosa ne pensano i tuoi familiari della tua scelta di intraprendere questa strada? I miei hanno sempre stimato il mio lavoro fin dall’inizio, hanno sempre visto il bello della cosa cercando solo di tutelarmi dai possibili sbagli di una vita online. Ma obiettivamente ho iniziato questo percorso con una certa consapevolezza e con una conoscenza del mezzo abbastanza alta. I miei genitori sono i miei primi fan, ad ogni video pubblicato il primo commento che ricevo è il loro.
Che rapporto hai con i social? Quanto ritieni che siano importanti per la tua attività? Per la mia vita sono fondamentali. Spesso vengono detti mille paroloni sul fatto che le nuove generazioni siano “perse nei social”, ma in realtà come ogni mezzo se usato nel modo giusto assume un valore incredibile. Io ho imparato tutto quello che sono come filmmaker grazie a YouTube. La mia community nasce su Facebook e moltissimi miei amici e collaboratori arrivano da conoscenze sui social. Non potrei vedere la mia vita senza i social, ma la consapevolezza è tanta, e so benissimo che la vita vera non è sostituita da quella digitale. Anche se sinceramente spesso si mischino nella maniera più bella possibile, generando connessioni.

Ritieni che basti la passione per questo mestiere o consideri fondamentali anche le competenze? L’intraprendenza? La passione è un motore ma non un arrivo. Puoi anche essere un appassionato di fotografia e videomaking ma questo non ti rende necessariamente un professionista. La passione è la cosa che ti fa svegliare al mattino con la voglia di fare, ma non quella che ti fa diventare qualcuno. Per questo motivo poi bisogna studiare, fare, crescere, sbagliare e appunto, intraprendere un percorso. La passione in se serve solo a partire e a risollevarci dalle cadute.
Quali sono i tuoi punti di riferimenti? A chi ti ispiri? Non ho punti di riferimento. Diciamo che mi ispiro al bello. Tutto ciò che mi piace, che mi stimola o che suscita in me un senso di bellezza e stupore fa parte del mio bagaglio di riferimenti. Se dovessi trovare un punto di arrivo, “Chef’s table”, la serie di documentari su Netflix, è il mio punto di arrivo a livello tecnico dell’immagine.
Qual è il segreto del tuo successo? Ora dirò la solita banalità, ma penso il credere davvero in quello che faccio. Ho dedicato anni e anni della mia vita al mio sogno, spesso dovendo dire di no a persone, amici, relazioni e tanti sabati sera e soprattutto una piccola dose di rischio. Ma se tornassi indietro rifarei il 90% delle cose. Non mi sento arrivato, anzi, ma sono giunto alla positiva consapevolezza che a 24 anni mi sono tolto un bel po’ di sfizi e che faccio ciò che amo ogni giorno. E questo “successo” lo devo soprattutto a me e all’impegno che ci ho messo ogni giorno per poter arrivare dove sono ora.
Ci sono tanti ragazzi che sognano di diventare youtuber. Che consigli gli dai? Il mio unico consiglio è di fare le cose con la testa. Per me sono due le cose fondamentali: avere qualcosa da dire e studiare un percorso a lungo termine. Ho visto centinaia di canali aprire e parlare di tutto e niente e ritrovarsi con 500mila iscritti dopo 6 mesi e poi morire come niente. YouTube è un mondo incredibile che mi ha permesso di ottenere traguardi e riconoscimenti che mai manco avrei pensato di pensare. Tuttavia richiede lavoro e passione, dedizione e impegno. Non basta caricare un video e sperare che qualcuno ti guardi, ma bisogna costruire una struttura editoriale, dei punti di arrivo. E soprattutto prediligete la verticalità. Vi piace la cucina? Parlate di quello ed evolvetevi in quello, ci sono mille canali che parlano del nulla, non diventate l’ennesima stella cadente del firmamento YouTube.
La tua vita è sempre “connessa” o stacchi dalla rete ogni tanto? Dalle statistiche dell’iPhone risulta che passo circa 10h al giorno con il telefono in mano. Ti dirò, ho imparato a staccare in alcuni momenti dalla rete. Specie quando sono con determinate persone. Oggi ho imparato a suddividere il tempo ma, come ti dicevo prima, tutto sta nel modo con il quale si fanno le cose. Per quanto mi riguarda io ho deciso di separare l’ambito lavorativo da quello personale, per tanto sui miei canali social non inserisco tutta la mia vita privata, questo per me è fondamentale ma non per forza lo deve essere per tutti.
Hai un piano B dal punto di vista professionale? Come già detto prima il mio “Piano A” è la mia principale occupazione lavorativa: essere un filmmaker in un’agenzia. YouTube mi aiuta in maniera collaterale a tenere sempre accese delle nuove opportunità e collaborazione anche differenti dalla mia attuale occupazione.
Qual era uno dei tuoi più grandi sogni da bambino? Ironicamente non volevo fare il videomaker da piccolo. Sognavo di diventare un astronomo. Poi ho sognato di fare il programmatore, poi il grafico, poi il fotografo, solo negli ultimi 4 anni ho consolidato quello che voglio essere.
Il libro sul comodino…o sul tablet, ora? Sarò sincero, non sono un lettore. Sul tablet al momento ho una masterclass meravigliosa di Philip Bloom sul documentario e come realizzarli. Preferisco studiare guardando che leggendo, sono troppo iperattivo per stare fermo a leggere.
Tre aggettivi per descriverti. Intraprendente, sognatore, egocentrico.
Quali sono le tue prospettive future? In primis cominciare a girare documentari in maniera seria, vorrei riuscire a realizzare una serie di 5-6 documentari sulla fotografia e il video, affermarmi come filmmaker in Italia e cominciare a firmare dei lavori professionalmente più importanti. E poi studiare e migliorare la mia tecnica e capacità di raccontare storie attraverso le immagini. Sono veramente giovane ancora, 23 anni sono tanti e pochi allo stesso tempo. Il bello inizia adesso e credo di avere delle buone basi per fare delle cose veramente fighe.