Gli stage, o tirocini, per usare la terminologia più appropriata, sono sostanzialmente di due tipi: curriculari o extra-curriculari. I primi, sono quelli che si fanno durante un percorso di studio e si realizzano in una logica di alternanza tra studio e lavoro. Il secondo, invece, si svolge dopo il percorso di studi, quindi quando si è già conseguito il titolo di studio, (laurea o diploma) ed ha lo scopo di facilitare un’esperienza lavorativa in grado di far apprendere direttamente sul campo la professione o il mestiere.
Un esercito di stagisti – Si calcola che gli statisti  siano oltre i 500 mila ogni anno. Un esercito. Come per altre forme contrattuali di lavoro di tipo “flessibile”, anche in questo caso si sono riscontrati diversi abusi. La finalitĂ dell’apprendimento e dell’insegnamento sul campo, tipica del tirocinio, è stata piagata a logiche di puro “abuso” dello stagista, nel senso che lo si utilizzava per sbrigare mansioni minori senza garantire nessuna formazione pratica e spesso senza nemmeno un rimborso spese. Ovviamente non tutti gli stage seguono questa pratica, tuttavia, in diverse situazioni così è avvenuto.
Un limiti agli abusi – Per arginare questo fenomeno, l’ultima legge di riforma organica del lavoro, quella che porta il nome dell’ex Ministro del lavoro, Elsa Fornero, ha introdotto alcuni provvedimenti, tra cui: l’inserimento di un’indennitĂ economica minima di 300 euro mensili, (che le Regioni possono aumentare, com’è giĂ successo), l’attivazione del tirocinio entro 12 mesi dal conseguimento del titolo di studio e per una durata massima di 6 mesi. Infine, le competenze acquisite dallo stagista devono essere validate. Queste regole appena esposte, però, valgono solo per i tirocini extra-curriculari. Per quelli curriculari, invece, siamo in una situazione cosiddetta di vacatio legis, in altre parole manca ancora una norma che regolamenti questa tipologia di stage.
Spetta al Parlamento e al Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, intervenire con una proposta di legge che disciplini anche i tirocini curriculari. Ricordiamo che la Costituzione sulla formazione professionale assegna le competenza alla Regioni, mentre sulla scuola la competenza è dello Stato.
Stage di serie b? – In questa situazione di “vuoto legislativo” s’inserisce un recente provvedimento della Regione Lombardia di regolamentazione degli stage curriculari, che non riprende i limiti e i paletti previsti per quelli extra-curriculari. Contro il provvedimento ha tuonato Eleonora Voltolina, fondatrice della Repubblica degli Stagisti che in alcune dichiarazioni all’ADNkronos, parla di de-regolamentazione e accusa la Regione di aver, di fatto, proposto una via alternativa alla aziende o enti che non intendono assumere stagisti con le regole previste per i tirocini extra-curriculari. Pescheranno i loro tirocinanti tra gli studenti e non tra chi avrĂ giĂ una laurea o un diploma, sostanzialmente per non pagare. Ha ragione?
Dipende dai punti di vista – Di fatto, le due tipologie di stage hanno regole e garanzie diverse. Questa differenza è giustifica? Se il punto di vista è quello di chi pensa che dietro ogni stage, di qualsiasi tipo, si celi un abuso, allora è giusto porre forti limiti anche ai tirocini curriculari. Al contrario, se il punto di vista è quello di che vede nello stage curriculare un’opportunitĂ di legare formazione e mondo del lavoro, allora bisogna essere piĂą cauti.
Uno dei limiti della nostra scuola è proprio una stretta interazione con il mondo del lavoro. Abbiamo la necessità di far dialogare questi due mondi il più possibile, per il bene soprattutto dei ragazzi e della loro occupabilità . Qui, la discriminate vera è solo una: la qualità dell’attività formativa sul campo, altro che indennità ! Un buon tirocinio vale di gran lunga qualche centinaio di euro di rimborso. E’ un investimento sul futuro. Su cosa è più opportuno puntare?
Il rischio che vedo in un atteggiamento estremo sui tirocini curriculari, e che con l’acqua sporca si butti via anche il bambino.