L’operaio non vuole farlo più nessuno. E’ il segno dei tempi che distingue la generazione post-industriale. La conferma viene da una ricerca che sentenzia così: in Italia ci saranno due cuochi per ogni operaio. La tendenza si deduce dall’analisi delle iscrizioni agli istituti professionali con indirizzo industriale e quelle alle scuole di enogastronomia, turismo e agraria: minimo storico per le prime e boom d’iscrizioni per le seconde.
L’elaborazione dei dati viene della Coldiretti, che ha realizzato un’analisi sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie, nell’anno scolastico 2013/2014. Quest’anno sono iscritti alle prime classi degli istituti professionali per le produzioni industriali, la manutenzione e l’assistenza tecnica appena 21.521 giovani, pari a meno della metà di quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che sono stati 46.636, mentre sono salite a 13.378 quelle agli istituti professionali e tecnici di agraria. Complessivamente sono circa il 10% del totale degli iscritti alle superiori.
La tendenza si conferma anche nell’iscrizione all’università. Le iscrizioni alle facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari, dal 2008 a oggi, hanno fatto registrare la crescita più alta nel periodo considerato con un aumento del 45%, mentre l’ultimo gradino è occupato da ingegneria industriale (19%).
Se si confrontano questi dati con le previsioni occupazionali del settore il quadro è ancora più chiaro. Le professioni dell’enogastronomia sono molto ambite nei lavori stagionali: solo questa estate Assolavoro ha calcolato 20 mila offerte di lavoro, mentre il Ministero del Lavoro (dati Excelsior) parla addirittura di 61 mila assunzioni estive, prevalentemente con contratti stagionali, tra cuochi, camerieri e professioni turistiche. Meglio di niente. Solo per i pizzaioli Gambero Rosso ha previsto 6 mila assunzioni per quest’anno, di difficile reperimento sul mercato del lavoro.
Un contributo, forse, viene anche dall’esplosione in video dei reality show e programmi tv sulla cucina in cui i cuochi sono delle vere e proprie star. Anche questo contribuisce a fare del cuoco e delle professioni enogastronomiche un lavoro “cool”.
Se diamo uno sguardo all’industria, invece, il quadro è desolante. Negli ultimi 5 anni è andato in fumo il 20% della produzione industriale italiana. Risultato: dal 2007 ad oggi sono circa 500 mila i posti di lavoro persi e oltre 200 mila gli operai in cassa integrazione a zero ore, secondo il CNEL. E’ il lento declino (inarrestabile?) della seconda potenza industriale europea e la quinta del mondo.
I nostri giovani, allora, non vogliono più fare gli operai oppure non possono più farlo?