Come vincere le sfide della crisi con il proprio lavoro? Con Tsunami Surfing. Si tratta di un libro che attraverso un percorso logico molto lineare e efficace ci spiega perché non abbiamo alternative alla situazione attuale e l’unica cosa che possiamo, e soprattutto dobbiamo fare, è rimboccarci le maniche e calarci appieno nel nuovo mondo del lavoro. Una realtà lavorativa che può piacerci o meno, ma è l’unica realtà con la quale possiamo misurarci e che dobbiamo in qualche modo accettare se non vogliamo farci travolgere. La domanda di fondo, quindi, è come decidiamo di stare nei processi economici, sociali e del lavoro che stanno plasmando il nostro tempo? E come trasformiamo lo Tsunami che ci sta travolgendo in opportunità?
A questa domanda dirimente danno una risposta approfondita gli autori di Tsunami Surfing, Riccardo Ferrari e Andrea Migliavacca, due manager di spessore, che hanno deciso di cimentarsi in un lavoro di riflessione e elaborazione sulle possibili vie d’uscita dall’oblio strisciante e fatalista che sta permanendo le menti di troppi giovani e diversamente giovani. Il messaggio è positivo e proattivo allo stesso tempo: possiamo farcela, ma dobbiamo cambiare.
Il percorso di conoscenza verso il cambiamento che ci propongono gli autori può essere sintetizzato in tre tappe: la consapevolezza sulla natura autentica dei tempi che viviamo, una domanda di fondo e la soluzione per rimetterci in gioco.
Prima tappa. Il mondo è cambiato ed è in atto un riequlibrio mondiale della ricchezza. Dai paesi in via di sviluppo è in marcia un esercito di almeno 2 miliardi di persone che rivendica condizioni sociali, economiche e di lavoro che per molti anni sono state appannaggio solo delle classi medie dei paesi avanzati, tra cui l’Italia. Un’onda gigante e inarrestabile che sta travolgendo le nostre fragili certezze e rimettendo in gioco vecchie conquiste che pensavamo acquisite per sempre. La loro è un’avanzata che ci sta sottraendo spazi e risorse. Basta mettere a confronto i loro tassi di sviluppo e di occupazione con i nostri. La rivoluzione digitale e tecnologica si è affiancata a questo processo, in parte condizionandolo, e il risultato è il passaggio da un epoca ad un’altra. Viviamo giorni che segnano uno spartiacque temporale e concettuale tra due modelli di società profondamente diversi, ma con il timore di essere guidati da una bussola antiquata.
Seconda tappa. Se questa è la realtà in cui sono in gioco potenti forze “naturali”, che possiamo fare? Ci rifugiamo in una sorta di catenaccio difensivo, per usare una metafora calcistica, in cui cerchiamo di limitare i danni il più possibile, oppure decidiamo di giocarci la partita a viso aperto provando a vincerla? In altre parole, preferiamo privilegiare la profusione di energie verso la critica ad una realtà (per molti aspetti irreversibile) che non ci piace oppure la accettiamo e cerchiamo di coglierne le opportunità? L’unica possibilità che abbiamo, evidentemente, è accettare la sfida.
Terza tappa. Accettare la sfida significa giocarci la partita su un piano elevato. Il tratto distintivo, infatti, che identifica la nuova società è la conoscenza. Un ambito infinito in cui le risorse a disposizione sono illimitate. Le nostre economie sono sempre di più basate sulla conoscenza, sulla dematerializzazioni delle produzioni, sul prevalere del terziario avanzato sull’industria, che rappresenta ormai il 20 per cento della sbocco occupazionale mondiale. Siamo in un’epoca nuova in cui la conoscenza è il terreno di scontro e di crescita. E allora dobbiamo investire tutto sul capitale umano. Investire sull’individuo e sulle sue potenzialità. La moneta di questo capitale umano individuale è fatta soprattutto di tre componenti: abilità, relazioni e motivazioni. Tre componenti strettamente correlate che non hanno forza se sviluppate singolarmente.
Abilità vuol dire investire costantemente sulle proprie conoscenze e competenze professionali. Dobbiamo accrescere la nostra “employability”, ossia la nostra capacità di attrazione per il mercato del lavoro. Quindi dobbiamo periodicamente accrescere e aggiornare le nostre competenze. Relazioni vuol dire che non siamo soli ma ci muoviamo in relazione con gli altri. E allora dobbiamo muoverci creando valore per noi stessi ma anche per gli altri. Motivazione vuol dire far bene il proprio lavoro. Trovare dentro noi stessi le energie per svolgere al meglio quello che facciamo. Ma significa sviluppare anche una capacità di adattamento alla realtà circostante.
Se svilupperemo il nostro capitale umano secondo le direttrice dell’abilità, delle relazioni e delle motivazioni allora saremo pronti per cavalcare l’onda e restare a galla. Questo il messaggio finale del libro. Per saperne di più leggetelo.