I Centri per l’impiego ci costano 550 milioni di euro l’anno con circa 9 mila dipendenti. Il loro scopo è quello di aiutare coloro che sono senza lavoro a trovarne uno. Peccato, però, che riescono a collocare solo il 4% circa dei senza lavoro. Un colossale fallimento. Che fare di fronte questa ennesima inefficienza? C’è una sola possibilità: aboliamo i Centri per l’impiego. Nessuno ne sentirà la mancanza (a parte i dipendenti pubblici dei centri).
La scelta dell’abolizione non significa rinunciare alle politiche attive del lavoro e alle iniziative di collocamento. Anzi. Significa rilanciarle e renderle finalmente efficaci. Diceva Deng Xiaoping,: “Non importa di colore sia il gatto, l’importante è che catturi il topo”. Ebbene, ispirati a questa massima, possiamo e dobbiamo ipotizzare un modello alternativo basato sui risultati e sul merito.
Ecco la proposta – Con i soldi risparmiati dall’abolizione dei Centri per l’impiego creiamo un fondo nazionale per il lavoro di 1 miliardo. Affidiamo le attività di collocamento alle Agenzie per il Lavoro, le quali vengono incentivate ad elaborare un percorso di ricollocazione. Le tappe di questo percorso potrebbero essere: prendere in carica il disoccupato, fare un adeguato bilancio delle competenze e conoscenze professionali, realizzare eventuali attività di formazione (attivando i tanti fondi già esistenti) per rafforzare la sua occupabilità verso settori a più alta richiesta di lavoro, assistenza motivazionale e infine avviare le procedure di ricollocazione tramite attività di ricerca delle opportunità di lavoro. Se il disoccupato preso in carica viene collocato, nell’arco di un certo numero di mesi, a quel punto scatta il premio economico da parte del fondo nazionale per il lavoro. Le Agenzie per il lavoro, in questo modo, se vogliono guadagnare devono fare di tutto per trovare lavoro alle persone, e lo Stato premierà solo il risultato.
Passiamo, così, da un modello parassitario ad uno fortemente meritocratico ed efficiente. E tanti saluti alle polemiche ideologiche tra stato e mercato e ai loro fautori. Le funzioni amministrative dei Centri per l’impiego verrebbero assorbite dagli uffici Inps territoriali oppure da una struttura ad hoc centralizzata e automatizzata. Inoltre, è pensabile coinvolgere anche il privato sociale, in un simile sistema, come i patronati.
In questo modo, anche i circa 1,5 miliardi europei del programma Youth Guarantee che sbarcheranno in Italia tra il 2014 e 2015 per incentivare la collocazione dei giovani sotto i 25 anni entro 4 mesi dall’uscita dalla scuola o dalla perdita del lavoro, non saranno buttati al vento in inutili corsi di formazione.
Questo sistema renderebbe le nostre politiche del lavoro molto più efficaci e ci libererebbe dalla morsa dell’inefficienza del collocamento pubblico e dalla prassi consolidata della raccomandazione per realizzare, finalmente, politiche attive del lavoro degne di questo nome.
L’alternativa è il rafforzamento dei Centri per l’impiego pubblici. Già molte voci si sono sollevate in questo senso preoccupate solo di chiedere più soldi per allinearci agli standard di spesa europei. Ma se un sistema ha fallito che senso ha metterci più soldi? Il risultato sarebbe solo uno spreco più grande. E nel frattempo milioni di disoccupati rimangono abbandonati a loro stessi.
Ovviamente non penso di buttare in mezzo alla strada i dipendenti pubblici coinvolti da un simile progetto. Per loro, bisognerebbe attivare tutte le procedure per ricollocarli in altri uffici o incentivarli alla pensione o riqualificarli per lavorare nel privato, in una fase di transizione verso il nuovo modello. Ma non possono essere il “ricatto” che blocca tutto.
4 commenti
Ottimo progetto ma in Italia le cose buone non hanno fortuna. Sono stato pochi giorni fa in un Centro impiego e un addetto mi ha chiaramente detto:” a me non interessa trovarti il lavoro o aiutarti a farlo, a me interessa solo sapere se sei o non sei alla ricerca di lavoro”.Poveri noi!
Caro Giancarlo, non so se tutti i centri per l’impiego hanno lo stesso comportamento avuto con te, ma se così fosse, siamo messi davvero male!
Mi occupo di orientamento in un centro per l’impiego della provincia di Frosinone, ci metto l’anima per cercare di farlo al meglio, anche studiando da casa su materiale on line.Per comportamenti poco professionali di qualcuno, non possono pagare tutti. Sig. Di Nardo, perchè non illustra quanti soldi si spendono in altri paesi europei per i CPI?
Gentile signora Anna Maria, non ho dubbi sul fatto che Lei, come molti altri suoi colleghi, vi impegnate al massimo per fare bene il vostro di lavoro. Il punto che ho sollevato nel mio articolo, tuttavia, è di sistema. I dati parlano da soli. Così come sono i Centri per l’Impiego sono inutili, con l’aggravante di uno spreco di risorse pubbliche in un’attività fondamentale: trovare lavoro ai disoccupati. Negli altri paesi europei, come accentato, si spende certamente di più, ma la vera differenza rispetto all’Italia è che si spende meglio, ossia funzionano! Il problema, quindi, è nel manico. Milioni di disoccupati gridano soluzioni. Capisco la difesa del suo lavoro, ma penso soprattutto a quelli che un lavoro non ce l’hanno e che aspettano fatti proprio da uffici (pubblici) come quelli in cui Lei lavora. Saluti