Parliamo di Cina, e non per il Coronavirus che fa molta paura e che si spera di riuscire a sconfiggere al più presto. Parliamo del paese asiatico prendendo spunto da un articolo pubblicato qualche tempo fa dal New York Times e ripreso dalle principali riviste di America e non solo, come ad esempio Forbes.
La domanda di partenza è semplice: se si prendono in considerazione due ragazzi di diciotto anni, entrambi in condizioni economiche disagiate ma uno di questi vive negli Stati Uniti e l’altro in Cina; chi di loro due ha più alte probabilità di risalire l’ascensore sociale? Fino a qualche anno fa chiunque, con in mente il mito dell’America Dream, avrebbe puntato tutto sul ragazzo che vive negli Stati Uniti. Ebbene il New York Times suona la sveglia ai suoi connazionali e ribalta ogni pronostico decretando vincitore per distacco invece proprio il giovane che si trova nel paese Asiatico.
L’articolo inizia con un vero e proprio pungo nello stomaco per l’orgoglio a stelle e strisce: “La Cina è ancora decisamente più povera rispetto agli Stati Uniti in termini di ricchezza pro capite. Nonostante ciò i Cinesi hanno preso la posizione di comando nel più intangibile e al tempo stesso più importante indicatore economico: l’ottimismo!”
Secondo lo studio dell’autorevolissima World Bank, dal 1990 ad oggi ben 800 milioni di persone in Cina sono uscite dalla soglia di povertà. In termini relativi significa due volte l’intera popolazione degli Stati Uniti. L’articolo fa ulteriori analisi comparative (tra Cina e USA ma non solo) su vari aspetti quali ad esempio il grado di “disuguaglianze” e l’evoluzione del PIL pro-capite. Certamente i dati vanno verificati prima e compresi a fondo dopo per non rischiare di saltare a considerazioni affrettate e imprecise, tuttavia il mio obiettivo qui non è quello di entrare nei dettagli, cosa invece fatta molto bene Paolo Mosetti nell’articolo di Forbes citato all’inizio.
Allargando il punto di osservazione, si può guardare al Global Social Mobility Index che prende in considerazione tutte le fasce sociali e ben 82 paesi misurati su cinque dimensioni: Salute, Scuola (in termini di accessibilità, qualità ed equità), tecnologia, lavoro (opportunità, salari, condizione), protezione sociale e inclusività delle istituzioni. In questo caso sono I paesi del Nord Europa a farla da padrone con la Danimarca in prima posizione seguita da Norvegia, Finlandia, Svezia e Finlandia. Completano la top ten Olanda, Svizzera, Austria, Belgio e Lussenburgo. Tra le economie del G7, la Germania è la più mobile socialmente (11esima), seguita dalla Francia (12esima). Il Canada (14esimo) precede Giappone (15esimo), Regno Unito (21esimo), Stati Uniti (27esimi) e l’Italia (34esima), belpaese che è preceduto anche da Portogallo (24esimo) e Spagna (28esima). La Cina invece si classifca 45ima a dimostrazione del fatto che, nonostante gli sforzi fatti per consentire alla popolazione di uscire dalla povertà sono immensi e hanno dato i risultati apprezzati nella prima parte, il lavoro da fare è ancora enorme.