Effetto Forum. Da ragazzino mentre con limitato entusiasmo frequentava ragioneria, William si è era appassionato alla trasmissione Forum e sognava di poter arrivare un giorno a fare come quel giudice: “Sai che bello quel momento in cui il giudice, battendo il martelletto, dichiara la verità e nessuno la può mettere in discussione? Forse è anche per questo effetto Forum, oltre che per il desiderio di lavorare con l’Unione Europea, che scelsi di studiare Diritto della pubblica amministrazione e delle organizzazioni internazionali.”
Meglio i ragazzi. Rivedersi nella foto della laurea in giacca e cravatta ora lo fa sorridere. “Studiare legge mi era piaciuto, ma avevo provato qualcosa di unico nel lavorare con i bambini come animatore. Era successo per caso, un anno prima di laurearmi, e proprio quel ricordo, quando mi trovai da neolaureato ad essere assunto per fare controlli per i corsi finanziati dal fondo sociale europeo, fu la discriminante: era evidente che preferivo stare con i ragazzi piuttosto che chiudermi tra controlli e scartoffie.”
Lavorare in cooperativa. Così William nel 2007 iniziò a lavorare nel settore del sociale entrando nel mondo delle cooperative. “Il mio primo incarico fu come animatore ed educatore in una ludoteca in uno dei quartieri più difficili di Aosta. Mi presero anche se non avevo titoli specifici ed io mi ci appassionai tantissimo! Genitori e bambini erano entusiasti delle attività che realizzavamo. Al momento della gara per il nuovo appalto l’affidamento del servizio richiedeva però un titolo di studio mirato. Anche se capii il senso di quella richiesta, fu un brutto colpo scoprire che non avrei più potuto fare quel lavoro che mi piaceva.”
Fortuna o sfortuna? Eppure proprio da quella sfortuna venne una fortuna: visti i ritorni positivi sulle sue performance la cooperativa gli propose di rimanere con un ruolo superiore in cui la sua laurea andava benissimo. “Sì, mi proposero di diventare il Coordinatore dei Servizi per minori, e cioè il capo di quelli che erano stati i miei colleghi animatori ed educatori. Accettai e poi divenni anche coordinatore di altri servizi della cooperativa.” Quando racconta dei successivi dieci anni William si entusiasma: “La mia curiosità mi portava ad occuparmi di tantissimi cose ed il mio costante desiderio di imparare mi spingeva a studiare ed approfondire tutto ciò che ancora non sapevo, e così in cooperativa facevo sempre più cose. Arrivai a gestire 200 persone, e il lavoro mi piaceva.”
La Crisi. Ma ad un certo punto qualcosa cambiò: “Volevo capire come selezionare meglio il personale e così scelsi di specializzarmi a mie spese. Mi feci anticipare il TFR e investii su me stesso frequentando diversi corsi. Due, in particolare, mi diedero la vera scossa: uno sulla selezione diretto da Salvatore Corradi, e poi quello per la lettura delle microespressioni facciali, tema oggi molto conosciuto per la serie televisiva Lie to me che romanza la storia vera di Paul Ekman” Tornato da quei corsi William non era più lo stesso. “Capii e sentii che era venuto il momento di trovarmi un lavoro vero”. Ma cosa intendeva per lavoro vero? Un lavoro vero secondo William era, ed è, un lavoro in cui almeno l’80% di quello che fai lo senti tuo, o almeno lo senti in linea con te. “Ed io mi ero accorto che nella cooperativa non era più così. Non sapevo ancora cosa fare di diverso e quindi rimasi, ma con quell’obiettivo chiaro in testa, e nel cuore.”
Un incontro importante. Fu proprio in questo periodo che William rincontrò un amico d’infanzia, Fabio Cuffari, artista e musicista che aveva appena fondato Associazione Culturale Alfa con l’obiettivo di creare un punto di riferimento artistico e multimediale per i giovani valdostani. “Fabio era la prova vivente che quando si ha un progetto in mente c’è solo una strada da seguire: realizzarlo, senza fretta, ma senza sosta. Piccoli passi, ma continui.” Proprio iniziando a collaborare con Fabio William si rese conto che il posto fisso era solo una delle possibilità per vivere, non l’unica. “Sì, mi resi conto che il posto fisso non era qualcosa di irrinunciabile, che esistevano alternative, altrettanto concrete e possibili.”
Il primo passo. Nei due anni successivi anche il contesto delle cooperative sociali cambiò: appalti sempre più al ribasso, relazioni interpersonali inasprite, trattative sindacali esacerbate. E così ecco il primo passo di William: “Non mi sento più di fare il coordinatore. Cambiatemi ruolo.” Detto fatto. In cooperativa gli proposero un’attività su tre turni come educatore in una comunità per minori. Lui la prese male, non gli sembrava una scelta giusta, eppure come gli era già capitato, una sfortuna apparente fu la sua fortuna. “Il lavorare su tre turni mi permise infatti di iniziare a fare altro, studiare ancora cose nuove ed iniziare a realizzare qualcosa di mio.”
La scelta. Furono i conti presentatigli dal commercialista che lo fecero decidere davvero: “O la smetti, o lo fai seriamente. Apri la partita Iva! Con queste collaborazioni occasionali ti dissangui.” Con la partita iva è venuto anche il chiarire la situazione con la cooperativa: un grazie reciproco e la scelta di seguire strade diverse e per William il grande salto da operatore sociale a libero professionista. “Da settembre dello scorso anno sto mettendo a frutto tutte le mie passioni, che erano lì da sempre, ma nascoste. Sto riaprendo ogni cassetto, e tutto si va componendo: tecnologia, grafica, fotografia, formazione. Per me la tecnologia è un gioco, la grafica una necessità di rendere più bello il mondo, la fotografia un modo di fissare l’attimo che fugge e la formazione la via per aiutare gli altri…”.
La libera professione. Oggi William sta mettendo a frutto ogni aspetto della sua poliedrica intelligenza occupandosi di ideare siti, campagne di comunicazione, tiene corsi di grafica e alfabetizzazione informatica, di orientamento e ricerca occupazionale, collabora con Fabio nell’associazione Alfa e fa attività di volontariato nel sociale. L’ultima sua creazione è OhmyJob, il primo sito dedicato al mondo del lavoro in Valle d’Aosta. “Ma mi sento come in brodo primordiale e so che è solo l’inizio.”
La domanda che conta. La sua costante spinta viene dalla ricerca di una risposta alla domanda -Come si fa a…?- “Me lo chiedo sempre. Quando un argomento mi interessa sento di doverlo approfondire, padroneggiare. Non posso resistere. Corsi di formazione, tutorial on line, libri, ricerche… Tutto ciò che mi incuriosisce lo studio. È la mia pratica quotidiana, un paio di ore per imparare qualcosa di nuovo, spesso anche in ambiti completamente diversi ed apparentemente lontani tra loro.”
Oltre le paure. A volte non avere lo stipendio fisso lo preoccupa ancora: “Sì, lo ammetto, quando non vedo il bonifico mensile, a volte mi viene ancora l’ansia, ma so che è solo una questione di tempo, di vedere le cose su più mesi, di organizzarsi. Il lavoro c’è, mi arriva ed è in aumento.” Un anno e mezzo fa stava per comprare casa con la sua fidanzata e temeva che lasciando il lavoro fisso nessuno gli avrebbe dato un mutuo. Poi ha lasciato lei e la casa! “Avevo una paura gigantesca! Ma ho perseverato ed ho affrontato quella paura. So che è banale dirlo, ma per farlo ho semplicemente seguito le mie passioni, e lo continuerò a fare. Passiamo troppo tempo al lavoro per fare qualcosa che non ci piace.”
Renderlo Reale. “Si può vivere una vita facendo delle passioni un lavoro! Servono perseveranza, curiosità, capacità di creare buone relazioni. Io lo dico a tutti: conta trovare qualcosa che ti piace fare e qualcuno che ti paghi per farlo. Banale? No, reale! Ci sono riuscito io, possono farlo tutti. Certo non ci si improvvisa! Con quello che ho speso negli ultimi anni in formazione mi ci sarei comprato una macchina, ma così li ho sicuramente spesi meglio.”
Rockin’1000. Grazie William, per il coraggio e l’entusiasmo contagiosi, ed anche per l’invito a venire a sentirti suonare la batteria a Parigi con i tuoi Rockin’1000, un’altra delle tue tante passioni.