Tra i tanti aspetti da valutare quando si decide di trascorrere un periodo di lavoro all’estero c’e’ sicuramente quello della sicurezza sociale. Molti non sanno che l’Italia ha stipulato accordi con molti paesi, anche al di fuori dell’Unione Europea, proprio per venire in contro a chi ha una storia contributiva spezzettata tra diversi paesi. Tali accordi hanno una grande importanza poiche’ consentono di “sommare” i periodi contributivi.
In diversi paesi, come in Italia, vige il criterio minimo del versamento di almeno 20 anni di contributi al fine di poter maturare i diritti pensionistici. In presenza di accordi tra i paesi, gli anni si sommano al fine di acquisire il diritto. Ad esempio, se si sono svolti 10 anni di lavoro a Milano e 10 a Tolosa normalmente non si avrebbe diritto alcun diritto pensionistico in nessuno dei due paesi ma grazie all’accordo in vigore i entrambi i periodi concorrono al raggiungimento dei criteri.
Se da una parte i periodi contributivi si sommano ai fini della maturazione del diritto, dall’altro lato ogni paese applichera’ la propria legislazione in termini di pensione. Rimanendo nel nostro esempio, l’ltalia versera’ la pensione relativa ai 10 anni a Milano secondo la legge italiana e la Francia seguira’ i propri criteri per i 10 anni a Tolosa. Oltre ai paesi dell’Unione Europea, i paesi “convenzionati” sono ad oggi ben 18, come ad esempio Svizzera, Argentina, Brasile, Turchia, Stati Uniti e sono consultabili presso il sito dell’INPS.
Esistono dei requisiti minimi? Se si prende in considerazione un paese che ha accordi bilaterali con l’Italia bisogna distinguere caso per caso e fa fede quanto stipulato nella convenzione. Nella maggior parte dei casi (come ad esempio per i paesi Europei) e’ necessario un periodo minimo di contribuzione di almeno un anno (52 settimane).
Cosa succede invece se si lavora in uno stato con cui l’Italia non ha specifici accordi in vigore? Bene in questo caso la situazione diventa un po’ piu’ complicata e va approfondita caso per caso. In linea generale comunque i versamenti previdenziali sono recuperabili, tuttavia bisogna procedere ad un riscatto che prevede un costo e solamente se al momento della richiesta l’interessato sia in possesso della cittadinanza Italiana.