Diciotto mesi è il tempo che gli è servito per cambiare vita. Quando il 4 luglio 2012 ha lasciato l’Italia con l’idea di trasferirsi dall’altra parte del mondo, Luca Chiasserini aveva 32 anni e lavorava come ingegnere gestionale. Il 25 gennaio 2014 ha inaugurato il suo nuovo bar in Australia, insieme a un nuovo capitolo della sua esistenza. Nel mezzo si è concesso un anno per girare il mondo, 370 giorni per l’esattezza che gli sono serviti per visitare 41 Paesi in tutti i continenti.
La decisione di cambiare tutto – “A differenza di chi parte in cerca di fortuna, io in Italia avevo una bella occupazione e guadagnavo bene. Lavoravo per diverse multinazionali come Porsche Consulting e Coca Cola nell’ottimizzazione dei processi di produzione. Quello di cui non ero contento era lo sbilanciamento tra lavoro e privato, non avevo tempo di dedicarmi a quello che mi piaceva, di godermi i momenti. In più la burocrazia appesantiva ogni cosa e nell’aria c’era molto pessimismo. Ho realizzato che quella non era vita e non potevo immaginarmi ancora così a distanza di cinquant’anni”. Il progetto di Luca diventa da subito quello di partire per l’Australia e di aprire un lì un bar. “Avevo visitato il Paese durante una vacanza e me ne ero innamorato per l’atmosfera rilassata che si respirava lì. Quando ho deciso di trasferirmi ho avuto la fortuna di ottenere, grazie alla mia professionalità, un visto sponsorizzato dal South Australia che cercava ingegneri. Ho fatto le valigie e ho preso il volo”.
1 year around the world – Prima di stabilirsi in Australia definitivamente e ricominciare, ovviamente, a lavorare, Luca ha voluto fare il giro del mondo. “Ho macinato 180.000 chilometri, con ogni mezzo (in aereo, in macchina, con una canoa, una zattera, un elefante, molti anche a piedi) e ho perso 12 chili. Volevo scoprire paesaggi naturali, conoscere nuove persone, capire culture diverse, e questo è successo soprattuto in Thailandia, in Vietnam, in Messico, in Brasile. Mi alzavo e non sapevo bene cosa fare, ma avevo sempre la sensazione che dal prossimo incontro sarebbe nata un’amicizia. So quattro lingue, ma quando non potevo parlare usavo la gestualità, bastava un sorriso”. (Se volete saperne di più sul suo viaggio leggete il suo blog 1yeararoundtheworld.com).
Il mondo in un caffè – Dopo il giro del mondo Luca si è stabilito ad Adelaide e si è rimboccato le mani per raggiungere il suo obiettivo. In cinque mesi ha trovato un locale, un architetto per sistemarlo, ha ottenuto le licenze necessarie, contattato i fornitori e Il mondo caffè bar www.facebook.com/ilmondocaffebar è diventato realtà. “La scritta che campeggia qui è A step into Italy, a journey around the world, perché ci sono sì prodotti italiani (espresso, pasta, vino) e personale italiano, ma il locale contiene il mondo. Ai muri ci sono appese le scarpe consumate con cui ho camminato, gli oggetti che ho raccolto nei vari Paesi, le fotografie delle persone che ho incontrato e una gigantesca mappa dove attacco invece i ritratti dei miei clienti in base alla loro provenienza geografica”.
Luca ha potuto realizzare tutto questo con i suoi risparmi, ma anche con un sostegno che esiste per le start up: “Il mio bar ha fatto scalpore nella comunità ed è stato preso a esempio della collaborazione tra cittadini e amministrazione locale. Oggi Luca ha una casa sul mare, è innamorato di una ragazza di Singapore, lavora otto, dieci ore al giorno (ma spera di diminuirle), dice di non voler tornare mai più in Europa (anche se un giorno magari si stancherà dell’Australia) e incoraggia chi vorrebbe cambiare: “Molti vincoli, che le persone si pongono e da cui si sentono frenati, in realtà non esistono. Per esempio: pensi di non avere soldi per fare il giro del mondo? Puoi vendere la tua macchina: con 24.000 euro viaggi per un anno (non negli hotel ovviamente!)”.