Può capitare, ad un certo punto della propria vita lavorativa di porsi una domanda. Che ci sto a fare qui? Il senso di disorientamento e di apatia ci corrode dentro e la conseguente voglia di cambiare, a volte anche drasticamente, vita e lavoro, s’impossessa di noi senza tregua. Fino a portarci alla coraggiosa decisione: mollare tutto e cambiare lavoro, e quindi la precedente quotidianità. E’ un sentimento diffuso, quello di voler cambiare vita, che cresce sempre di più come fenomeno sociale e del nostro mercato del lavoro. E’ sorta anche una bibliografia di riferimento che è facilissimo trovare in Rete tramite una ricerca si Google. Sono nati siti specializzati e dedicati al tema, in cui è possibile scambiare opinioni e trovare qualche consiglio utile. Poi, però, spetta a ciascuno, nel proprio intimo più profondo, maturare una decisione così dirompente. E molte persone, questa scelta l’hanno fatta.
Di seguito qualche breve testimonianza di alcuni di loro.
FEDERICA – “Prima facevo un lavoro che non mi appagava – racconta Federica Mariani- e le possibilità di progredire erano scarse. Dopo tanti mugugni ho deciso di fare il grande salto e ho comunicato all’azienda la mia decisione di lasciare per un anno di stacco, ma la loro reazione è stata molto dura: mi hanno chiesto di anticipare la partenza e lasciare l’ufficio! Così -prosegue Federica- ho deciso e sono partita: in un anno ho viaggiato, pensato, incontrato molta gente, fatto esperienze e qualche lavoretto saltuario, per rinvigorire i risparmi che stavo utilizzando. Uno stacco deciso che mi ha permesso di ‘ripulire’ testa e anima. Due anni fa sono rientrata, più forte e più consapevole di prima: ho di nuovo cercato lavoro e ho avuto la fortuna di trovarlo con una società importante”
MICHELA – Percorso inverso per Michela Locatelli che era in Google come account strategist, ma se ne è andata, nell’ottobre 2011, con meta Sidney, per “dare una sterzata” alla sua vita. “Avevo un posto sicuro, un ufficio bellissimo, con ristorante palestra e centro massaggi, però non riuscivo ad afferrare il ‘senso’ di quanto facevo: il pensiero di passare altri anni li mi angosciava. Ho capito di essere pronta a lasciare quando ho superato lo scoglio del “non troverò mai più un lavoro”, rendendomi conto che i risparmi accantonati mi avrebbero potuto aiutare. Ho venduto la mia Ducati, mi sono iscritta a un corso d’inglese e sono partita verso Sidney.
”Ora sto bene – continua l’ex account – ho trovato una nuova dimensione e nuovi amici: ho ridotto i consumi – anche se all’inizio non è stato facile – e vivo con meno soldi, accettando anche lavori saltuari, non di concetto. La mia vita oggi è piena, più autentica, densa di significati”.
ALESSIA – Un’altra storia di cambiamento è quella di Alessia Fantini, che dopo quasi dieci anni nel settore informatico (un lavoro che le piaceva, sottolinea) ha scelto di lasciare il posto ed essere indipendente. La svolta è avvenuta quando s’è resa conto di non avere prospettive professionali interessanti. E’ così che insieme a un socio, ha deciso di prendere in gestione un bar.
“Lo volevamo a Milano – spiega – ma era troppo caro e abbiamo ripiegato sulla provincia. Abbiamo trovato un locale completamente da ristrutturare, che ci ha fatto sudare sette camicie, però quando abbiamo aperto la gente ci ha accolto molto bene”. Al bar è stata poi aggiunta una parte gelateria. “Va detto –continua Alessia- che i miei sono sempre stati nel settore gestendo bar e ristoranti: io sono cresciuta in quel mondo. Nel dire addio al vecchio lavoro ho privilegiato la voglia di cambiare e le prospettive di crescita, che prima non vedevo’’.
Scalare la marcia.
Un fenomeno parallelo a quello del cambio vita è il cosiddetto downshiffing, che tradotto dall’inglese vuol dire scalare la marcia nel senso di rallentare un po’, prendere fiato, ridurre l’orario di lavoro, pensare a noi, riorganizzare le nostre priorità e i tempi della nostra esistenza. Significa recuperare la propria sfera emotiva, privandosi di chances di carriera, successo e denaro e investire sul concetto di felicità. Questi i concetti, un po’ ad effetto, che si propone questa filosofia di vita e lavoro, in voga soprattutto negli Stati Uniti, Regno Unito e Australia.
Così, almeno racconta uno dei precursori, John Drake, il quale ha scritto un libro in cui spiega il downhiffing, come praticarlo e quali risultati è possibile ottenere, seguendo anche gli esempi e le diverse testimonianze, tra cui la sua, riportate nel suo manuale.
Vi terremo informati.
In questa rubrica di KONGnews, racconteremo tante di queste storie e terremo sotto osservazione la voglia di cambiar vita e lavoro di coloro che matureranno tale decisione. Vi terremo informati insomma e, chissà, forse un giorno racconteremo anche la Tua storia.