Paola e Massimiliano si sono conosciuti da bambini. Lei, di cognome Bortoli, era la classica milanese in vacanza, lui, di cognome Glarey, il tipico valdostano. “Eravamo in tanti, quasi 40 bambini tra turisti e valligiani ad incontrarci per giocare, ma Massimiliano aveva la casa difronte alla mia ed io, già allora, lo preferivo a tutti”, racconta Paola. Con l’adolescenza quell’amicizia si è trasformata in innamoramento e così mentre lui studiava come perito agrario e lei ragioneria entrambi aspettavano con ansia i periodi di vacanza per ritrovarsi. “Ma eravamo giovani, e passato qualche inverno e qualche estate ci siamo persi di vista.”
In questi anni di lontananza entrambi decidono delle loro vite: lei diventa assistente di direzione in una multinazionale della plastica, lui viene assunto dalla Regione Valle d’Aosta. Entrambi vivono altre storie d’amore. La carriera di lei va a gonfie vele e quando le propongono due anni in Belgio per essere poi trasferita negli “States” accetta entusiasta.
Per prepararsi a questo cambio di vita decide di regalarsi un periodo di relax a Cogne. Ed è così che Paola e Massimiliano si rivedono. E l’estate è galeotta: niente Belgio, ma una lettera di dimissioni, con l’obiettivo di stare insieme per la vita, reinventandosi lì, nella valle di Cogne. “Quando ho scelto di lasciare tutto, nel 2001, i miei genitori erano molto preoccupati, pensavano che stessi buttando via la mia carriera per un innamoramento passeggero, senza futuro”. Ma Paola non si fa intimorire dalle paure degli altri. Inizia lavorando per una piccola azienda valdostana, anche se ben presto si accorge che nemmeno così può vivere davvero le sue giornate con Massimiliano. È nel 2003 che insieme a Michel, il primo figlio, arrivano anche nuove idee e nuovi progetti: decidono di rilevare l’azienda zootecnica del nonno di lui e progressivamente la trasformano in un agriturismo.
Il cambio di vita totale avviene nel 2005 quando anche Massimiliano abbandona la sicurezza di quella che qui per tutti è “Mamma Regione”, per seguire l’attività con Paola. La chiamano La Ferme du Grand Paradis.
Arrivarci è facile e veloce, 40 minuti da Aosta, ma l’impressione che si ha subito è di essere in un’altro mondo. Posteggi l’auto e da qui in poi puoi continuare solo a piedi. Paola, quando arrivo mi accoglie e mi fa visitare prima la stalla: 30 bovini, 20 capre ed anche maiali, galline, anatre ed oche. Poi mi mostra il laboratorio polifunzionale per produrre formaggi e preparare le carni ed infine il punto vendita della Ferme. Mi presenta i suoi collaboratori spiegandomi che negli ultimi anni il lavoro è aumentato e quindi è’ stato indispensabile assumere dei dipendenti fissi e altri stagionali. Le sei camere con i venti posti letto sono molto curate poi in cucina conosco anche Massimiliano. “È lui che cucina, io servo ai tavoli. Ci siamo suddivisi il lavoro in base ai talenti che abbiamo”.
Sedute nella sala da pranzo Paola mi racconta ancora di sé e di questa nuova vita. “Alcuni mi dicevano che venire qui a vivere era chiudersi in una gabbia, isolarsi dal mondo, ma non è così. Qui io mi sento più che mai libera. Non mi sento chiusa, anzi. Vedo le cose come non le avevo mai viste, ho cambiato prospettiva e sono a contatto con tantissime persone.” E sottolinea subito che non si tratta solo della quantità delle relazioni quanto della qualità: “Nelle aziende devi guardarti le spalle, sempre, e c’è poca autenticità nei rapporti. Qui ho l’opportunità di accogliere le persone e conoscerle in una dimensione più vera, genuina, con la serenità che questo luogo regala immediatamente. Molti dei nostri clienti rimangono affascinati dall’atmosfera che si respira alla Ferme, molti ritornano e alla fine diventano amici.”
E così mi racconta di come la rete di relazioni è parte integrante della crescita e delle novità della Ferme di Gran Paradis. “Anche se Massimiliano conosceva le basi della cucina grazie al tempo passato con il nonno nel suo ristorante, ha dovuto mettersi a studiare e far pratica. Ma l’apprendimento è continuo grazie soprattutto ai contatti con chef, anche stellati: loro ci cercano per la qualità delle nostre materie prime, ed insieme cresciamo nel migliorarci reciprocamente. La prossima estate si fermerà da noi per un mese Giovanni Gaudio, è uno chef californiano che ci ha scoperti facendo un tour enogastronomico ed ora è un grande amico”. Mentre le parlo mi accorgo che Paola ha saputo mettere a frutto ogni competenza, anche quelle acquisite e sviluppate nella multinazionale: ha una visione lucida e chiara di come si gestisce un’azienda, dalla contabilità al marketing, ed ha anche una spiccata sensibilità relazionale.
Quando ci raggiunge Massimiliano mi parlano dei piatti tipici e tradizionali: il tagliere di salumi e formaggi prodotti da loro, la Seupetta di Cogne, riso con fontina, panna e cannella, la polenta con la carbonada, e la crema di Cogne. Massimiliano ci tiene a dirmi che tutte le materie prime – salumi, carni e formaggi – sono prodotte alla Ferme, e che tutti i vini sono locali e che alcuni sono prodotti da ex dipendenti regionali che come lui hanno cambiato vita. Pranzo con loro e scelgo di assaggiare il riso e la crema di Cogne: squisiti.
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Mentre Paola mi racconta che oggi i residenti in Val Nontey sono sette, di cui cinque della loro famiglia, arrivano da scuola i tre figli. “Ora a Michel si sono aggiunti Leon e Julie. Sono bimbi allegri e sereni per cui il vivere qui è la norma. Sono nati in un ambiente incontaminato e si sono abituati a ritmi di vita che la natura stessa impone ed insegna. Qui si cresce prima. Tutti danno una mano in casa ed in azienda, e a 14 anni andranno in collegio ad Aosta. Conoscono le città perché andiamo spesso a trovare i nonni a Milano. Chissà forse un giorno loro vorranno cambiar vita ed andare a vivere in una megalopoli. Conoscendoli non penso proprio, ma sarà comunque una loro scelta”.
Le chiedo se a lei non manca mai qualcosa di Milano e della sua vecchia vita e la risposta non lascia spazio a dubbi: “Sai, viaggiamo spesso con i bambini, ma dopo pochi giorni che siamo via, tutti vogliamo tornare qui, a casa. Per noi La Ferme è un luogo magico”. E stare in questa baita in legno, con il camino acceso, guardando gli album di foto di famiglia, circondata da cuori che sembrano essere il simbolo della casa e dell’agriturismo trasmette davvero una gran pace. E poi ci sono i nostri animali, sono la nostra passione. Io sono passata da abbracciare un cane ed un gatto ad abbracciare una mucca. Incredibile per una milanese, vero? Qui le mucche le chiamano Reines, regine, perché sono uniche e preziose”.
Saluto tutta la famiglia e prima di risalire in macchina guardo la temperatura: meno dieci. “E’ normale, siamo a 1700 metri, questo è il Gran Paradiso”. Già, il Gran Paradiso. Ed è davvero un “paradiso” questo luogo, ma non solo per la bellezza della natura, si tratta anche e soprattutto della dimensione di vita e dell’atmosfera che Paola e Massimiliano hanno creato e creano ogni giorno, per loro stessi, per i figli, gli amici, i collaboratori ed i clienti.
Grazie Paola, tornerò a trovarti qui, in “paradiso”.
Di Samantha Marcelli