“E’ andata proprio come ti ha accennato Letizia: nel 2000 ho deciso di trasformare il mio hobby in un lavoro, ma per farlo ho dovuto sacrificare tutta me stessa”. Ecco come ha iniziato a raccontarmi il suo cambio vita Tiziana Calore. Mi aveva parlato di lei mesi fa Letizia Fabbri, mentre mi spiegava della sua collaborazione con la Cioccolateria Italiana, e finalmente la scorsa settimana sono riuscita ad incontrarla.
“Il mio prima? Ho lavorato per diciassette anni nelle Direzioni Risorse Umane di grandi aziende. Erano altri tempi! Nei colloqui di selezione si parlava di costruire un futuro fatto sempre anche di formazione! In particolare ricordo con piacere il periodo in Angelini in cui imparai tantissimo dal Dr. Bonasia. Poi vennero gli anni milanesi, quelli in cui vissi letteralmente per il lavoro. Mi piaceva occuparmi di Compensation & Benefits. Gli unici svaghi che mi concedevo erano le vacanze in Sud America per dedicarmi ad attività di volontariato, e tanti libri di pasticceria”.
Gia, la pasticceria. Ecco che Tiziana inizia a svelarmi come questo suo hobby si è trasformato dapprima in passione e poi in lavoro. “Ben presto mi accorsi che il desiderio di migliorare le mie creazioni di pasticceria non era soltanto per la voglia di far bella figura con gli amici. A loro piaceva sempre tutto. La pasticceria era ormai diventata una vera e propria passione! Chissà, forse ereditata dalla mia zia pasticcera: la sua pasta frolla era insuperabile!”
Riconosciuta la passione si trattava di seguirla. “Ma a chi chiedere consiglio? Non erano ancora i tempi dei food blogger e di Masterchef. Pasticceri e chef vivevano ancora chiusi nelle loro cucine e laboratori ed era quindi più difficile incontrarli e far loro delle domande. La soluzione venne dal frequentare i corsi della Cucina Italiana: li ebbi occasione, oltreché di imparare, anche di conoscere e parlare con diversi chef. E così uscivo dal lavoro e correvo a scuola.” Fu dopo una lezione base di Cioccolateria che Tiziana fece un esperimento. “Sapevo che i cioccolatini che facevo piacevano ad amici, parenti e colleghi, ma io volevo una conferma più autentica della loro bontà, così un giorno li incartai e li portai in alcuni bar per vedere le reazioni di sconosciuti. Piacquero. Tutti li avrebbero comprati. Per me fu un momento importante: capii che la mia passione interessava e piaceva!”
Poi nell’ottobre del 1999 ad un brunch-lezione organizzato dallo chef Claudio Sadler, Tiziana osò qualcosa in più. Avvicinò proprio lui, Sadler, e gli parlò. “Lo presi per il polso e gli chiesi – Ma come si fa per iniziare? Come si fa per provare, per capire se è quello che voglio?-“. Parlarono un po’ ed ecco l’occasione inaspettata ed imperdibile. “Sadler mi disse – A gennaio doveva arrivare uno stagista da Tokyo, ma non verrà. Venga lei, così potrà provare con me, ma il sette gennaio dovrà essere qui, e niente tacchi-“. A tutti sembrò un’autentica follia. Il suo capo le disse che le concedeva due settimane di ferie per provare, ma con la condizione di dirgli qualcosa già dopo i primi giorni. “Questa era la cosa più difficile: decidere in pochi giorni se lasciare un lavoro sicuro, la mia vita lunedi-venerdì, la mia routine comoda e conosciuta per vivere questa opportunità, che aveva tutte le caratteristiche del colpo di testa, ma che io avevo sognato ed inseguito e che sapevo che non si sarebbe mai più presentata, non in un 2 stelle Michelin!”.
Quando il capo dopo la prima settimana la chiamò Tiziana non esitò e gli disse: “qui è troppo bello!”. E così, date le dimissioni, abbandonò i tacchi, mise le scarpe antinfortunistiche, e continuò il suo stage con Sadler, Ma passare dal Compensation &Benefits ad una cucina di quel livello non fu facile, per ritmi, fatica, tensioni ed anche perché, nonostante le sue evidenti capacità soprattutto nei lavori di pasticceria fine, le mancavano delle competenze. “Fu Sadler stesso a consigliarmi di frequentare l’alberghiero.” Detto. Fatto. Tiziana iniziò a lavorare di giorno al Joia di Pietro Leeman a Milano per frequentare di sera la scuola alberghiera. Poi vennero le stagioni fatte a Sorrento, a Como, in Sardegna per continuare ad imparare.
“E venne anche il mio secondo matrimonio. Ci eravamo conosciuti quando ero ancora in azienda e lui era rimasto molto colpito da questa mia capacità di seguire i miei sogni, ma forse non era pronto ad accettare le conseguenze proprie di ogni cambiamento”. Mi racconta così i lati meno piacevoli del suo nuovo lavoro. “Stare in una cucina è massacrante, ti segna fisicamente! Non è come in tv, sono ore ed ore di lavoro fisico, e tempi strettissimi per preparare tutto. Niente più taglia 42. E non tanto perché mangiavo di più. Era una questione di stress, di fatica! Arrivai ad una comoda 46. E le mani? Beh, puoi immaginarlo. Niente manicure da ufficio. E poi il tempo da trascorrere insieme era sempre meno: sabato e domenica lavoravo, così come nelle festività e tutta l’estate. Ma non era solo questo che non andava”.
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Mi spiega che al termine di Alma, la scuola per la pasticceria di Gualtiero Marchesi, scelse di fare uno stage a Noto, in Sicilia. “L’idea era di avviare li’ una attività a investimenti più contenuti e poi trasferirla in Emilia dove nel frattempo eravamo andati a vivere. Ma proprio quando tutto stava per iniziare mio marito decise di andare via, ed io mi trovai all’improvviso da sola con laboratorio e negozio da gestire e tante domande su cosa avevo sbagliato, sul perché fosse finita”. Tiziana mi racconta con lucidità e profondità di questo momento difficile in cui da sola creò e gestì il suo Notoladolce, e mi spiega così la sua frase sulla difficoltà del cambiar vita. “Ho sempre dato priorità al mio lavoro, facendomi assorbire completamente: prima dal Compensation & Benefits e poi dalla cioccolata. Le mie relazioni personali ne hanno sempre risentito. In realtà nel 2000 non avrei dovuto solo cambiare lavoro, avrei già dovuto cambiar vita, il mio sguardo al mondo, la mia socialità.”
Oggi, a distanza di alcuni anni da quella separazione, Tiziana ha finalmente, oltre ad un nuovo lavoro, una nuova vita. “Il mio oggi? La Cioccolateria che sognavo in Emilia l’ho creata anche grazie all’aiuto e all’appoggio dei miei amici d’infanzia di Pescara. Con il loro sostegno ho aperto il punto vendita a Riccione, quello dove collaboro con Letizia di Ca’ Bianca. Produco e vendo cioccolateria francese e napoletana, pastiglie di cioccolata con frutta secca, ottimi dolci al cucchiaio, biscotti e torte da gustare anche nella piccola caffetteria del negozio. Ma quel che più conta è che ora ho imparato cosa conta davvero nella vita: le relazioni! Tornassi indietro le ridisegnerei tutte, le cambierei prima.”
Così mentre ci salutiamo Tiziana mi accenna ai suoi prossimi progetti. Nuovi cambiamenti in vista! Ma verso nuovi e migliori equilibri, con le relazioni al centro. Grazie Tiziana. La tua Cioccolateria Italiana www.facebook.com/cioccolateriaitaliana sa’ di buono, così come la tua nuova vita, con al centro le persone. E come promesso, ci vediamo a a León, nel Monasterio de las Benedctinas, tappa obbligatoria nel tuo Cammino di Santiago.
di Samantha Marcelli