“I miei hanno sempre lavorato. Mia madre faceva la casalinga e mio padre il muratore. Arrivati all’età della pensione, hanno iniziato a concedersi quei piccoli sfizi che, per lavoro o motivi familiari, non avevano mai potuto permettersi prima. Uno fra tanti: viaggiare”. Così Michele mi spiega la scelta dei suoi genitori.
Adele e Luigi si trovano in un villaggio del Kenya, ma, a differenza della maggior parte dei turisti, non sono lì per una vacanza. Da circa cinque anni, i due coniugi hanno deciso di dedicarsi a coloro che ne avevano più bisogno. Si sono rivolti ad un’associazione ed ora praticano del volontariato in Africa. “Per l’anniversario del loro matrimonio hanno deciso di regalarsi un soggiorno in Kenya. Safari, paesaggi meravigliosi, barriera corallina, parchi e riserve naturali. In realtà non sono mai entrati in contatto con la povertà, quella vera. La loro è stata una vacanza indimenticabile – racconta- Tornati a casa, mia mamma non faceva che ripetere che quel posto le era entrato nel cuore. Così ha iniziato a fare delle piccole ricerche sul web e ha conosciuto un’altra realtà: quella degli slums. Certo, non che prima non fosse a conoscenza delle condizioni in cui vive parte della popolazione, ma la realtà della baraccopoli è una parte conosciuta ai turisti, ovviamente. La Nairobi visitata non era quella di case fatiscenti e discariche a cielo aperto”.
La donna, grazie alle informazioni e ai contatti forniti da un’amica che aveva già vissuto in precedenza un’esperienza di volontariato, decide allora di rivolgersi ad una delle tante onlus che operano sul territorio. “Inizialmente pensavo si trattasse di un’idea passeggera, di una conseguenza momentanea del viaggio. Credevo che, col passare del tempo, questo progetto sarebbe andato a scemare – confessa Michele- Mia madre non è mai stata una persona da “mollo tutto e me ne vado”, neanche per brevi periodi di tempo. Invece, ho dovuto ricredermi”.
Adele, più convinta e decisa che mai, coinvolge nel suo progetto anche il marito. “Non è stato semplice convincere mio padre. La cosa strana è che, tra i due, è sempre stato lui quello più attivo, l’avventuriero, quello più pronto al rischio e alle novità, mentre mia madre era colei che metteva i paletti, che tirava il freno a mano, che lo riportava con i piedi per terra”.
Lasciati i figli, ormai adulti ed indipendenti, i due coniugi partono per la loro prima missione in Kenya. Tre settimane di collaborazione con orfanotrofi e centri per ragazzi di strada; una vera e propria full immersion nella cultura e nella vita locale. “Finito il periodo di volontariato, i miei genitori sono tornati in Italia, ma, fin da subito, hanno manifestato la voglia di ripetere un’esperienza così intensa e coinvolgente -rivela- Poco dopo sono ripartiti per un periodo più lungo”.
A cinque anni dal primo viaggio di Adele e Luigi nel paese africano, marito e moglie si sono aperti ad un’esperienza di vita inedita, trovando là un nuovo equilibrio, “Mia madre si occupa prevalentemente dei bambini, mentre mio padre, con il suo passato da muratore, dà una mano anche a livello pratico con piccoli lavoretti manuali. Ormai si sono trasferiti praticamente in pianta stabile in Kenya. Qui tornano all’incirca ogni sei mesi per qualche settimana, poi di nuovo Africa”.