Tutto è iniziato con un kit amatoriale per fare la birra in casa: “Un giorno mia moglie mi ha detto che aveva visto in vendita un set di attrezzi per preparare la birra in casa, ‘fai da te’. Ho deciso di comprarlo. L’ho fatto per gioco, senza dare importanza alla cosa”. Luciano, con a fianco il suo socio Ilario, racconta questa storia sorridendo. Nessuno quel giorno poteva immaginare che quell’episodio era l’inizio di un percorso che avrebbe cambiato radicalmente la loro vita trasformandoli da “responsabili di manutenzione” in neo imprenditori specializzati nella produzione di birra artigianale, nonchè proprietari di una birreria che verrà poi battezzata “La Corte del Luppolo”.
Ilario (classe 1960) e Luciano (classe 1957) sono amici da quando hanno 14 anni. “Da ragazzini” ci racconta Luciano, “organizzavamo tante feste e ci dicevamo, ogni tanto, che sarebbe stato bello aprire un locale, ma niente di più”; il “sogno nel cassetto” resta tale: sia Luciano che Ilario diventano responsabili di manutenzione (per due ditte diverse) e lavorano stabilmente come dipendenti in questo settore. È solo a livello hobbistico che Luciano, a partire dal giorno in cui compra il kit per la birra artigianale fatta in casa, inizia a coltivare la sua passione: “Per più di 10 anni ho fatto tutto a casa, a livello amatoriale”, ci spiega. “Lavoravo in cucina, facevo fermentare la birra in soggiorno, e mettevo le bottiglie per la maturazione sotto il letto”. Col tempo tuttavia la passione porta Luciano a diventare sempre più abile: “Leggevo, studiavo, provavo ed elaboravo ricette nuove, mi divertivo a fare provare le birre agli amici e ascoltare i loro pareri. Restava un’attività per autoconsumo, ma mi stavo man mano specializzando”.
Nulla forse sarebbe successo se un giorno la multinazionale di Ilario non avesse chiuso lo stabilimento in Italia. È questo il secondo episodio – dopo quello del famigerato kit per la birra – destinato a fare la differenza: Ilario decide a questo punto, invece che cercare un altro impiego nello stesso settore, di convincere l’amico a fare il grande salto trasformando il suo hobby in un vero e proprio lavoro.
“All’inizo abbiamo costruito noi, sfruttando le nostre competenze tecniche, un impianto artigianale e abbiamo definito quattordici ricette. Abbiamo visto che piacevano, il che ci incoraggiava, ma era ancora una fase di prova”, spiega Ilario. “Per passare dall’autoconsumo alla vendita, per farne un vero lavoro, dovevamo ancora trovare una sede, acquistare l’impianto, affrontare forti investimenti economici”.
Alla fine Ilario, con l’aiuto della moglie di Luciano, che fin da subito appoggia l’idea, convince l’amico a lasciare il suo lavoro per imbarcarsi nell’impresa. “Gli amici non dicevano che eravamo pazzi, ma quasi…” dice Ilario. “Per me” commenta Luciano “era quasi arrivata l’età in cui di solito si prende una bicicletta per andare a vedere gli scavi. Invece stavo per prendere un altro tipo di bicicletta… E c’era molto da pedalare!”
I due amici affittano un capannone dove iniziano la loro attività e aquistano gli attrezzi del mestiere: frigoriferi, pompe, strumenti per l’ammostamento, fermentatori, filtri e tutto il necessario. Si rimboccano le maniche e molti lavori (il piastrellamento dei pavimenti, tanto per dirne uno) li fanno in prima persona. Nel frattempo, adiacente al laboratorio, aprono la birreria “La corte del Luppolo”: “Quando è partito il pub avevamo 180 fusti. Nel giro di un mese e mezzo sono spariti. Abbiamo dovuto ordinare un fermentatore nuovo, grande il doppio dei precedenti”, ci dice Ilario, che prosegue spiegandoci l’origine del nome dato alla loro birra, “Eretica”: “ A Concorezzo nel medioevo c’era la più grande chiesa eretica d’Italia, la terza in Europa. Anche se ci eravamo trasferiti a Ornago (Mb) volevamo che il nome della birra fosse legato al luogo in cui era nata e dove noi eravamo cresciuti, e mi piaceva una definizone che avevo trovato del termine ‘eretico’: ‘colui che ricerca, prova, assaggia e valuta piu opzioni prima di scegliere’. Un nome provocatorio, forse anche per questo alla fine ci ha convinto”.
La loro vita da quel giorno si rivoluziona completamente: “Saranno due anni e mezzo che non abbiamo mezza giornata libera”, ci dice Luciano “Non ci sono più week end né orari. Spesso finiamo di lavorare alle due di notte”. Ma al di là di questo, quando chiediamo se ci sono state delle difficoltà oggettive sopraggiunte a rendere difficoltosa l’impresa, i due amici ci rispondono che la gavetta li ha molto aiutati ad evitare imprevisti: “Siamo partiti così preparati, dopo tutte le prove e l’esperienza accumulata da Luciano quando ancora produceva birra per hobby, che non si sono verificati intoppi, né difficoltà che non fossero prevedibili. Alcuni iniziano improvvisando, noi quando abbiamo aparto il pub avevamo già 14 ricette provate e perfezionate. Abbiamo continuato a seguire il “Reinheitsgebot”, l’ ‘editto della purezza’ che obbliga il birraio ad utilizzare solo acqua, malto d’orzo, luppolo e lievito. Non aggiungiamo aromi, spezie, zucchero o additivi e ordiniamo tutti gli ingredienti dalla Germania. Siamo andati avanti a produrre la birra come quando la facevamo per noi e i nostri amici. La paura di non riuscire c’era, ma eravamo pronti e questo ci ha premiato. Solo la burocrazia ogni tanto è davvero eccessiva!”.
Chiediamo infine se c’è stato un momento in particolare di forte entusiasmo. La risposta arriva subito da Ilario: “Quando abbiamo venduto un cinquecento euro di birra a dei tedeschi! Erano qui per le vacanze. Sono venuti, l’hanno assaggiata, sono tornati e hanno fatto l’ordine. Quello è stato decisamente un grande momento!”
Per saperne di più: www.lacortedelluppolo.it.