Le Langhe. Ci arrivo pensando ai vini, alle nocciole ed ai tartufi. Non so chi sia questo Alberto che incontrerò. Mi ha parlato di lui Daniele Aimetta, un collega che si occupa di outplacement da anni. “Alberto è uno dei tuoi cambi vita per KONGnews! Ma non ti dico nulla, sarà una sorpresa che apprezzerai, credimi”.
Detto fatto, di Daniele mi fido. Parto in direzione La Morra, arrivo all’indirizzo che Daniele mi ha detto. Sono in mezzo a dei vigneti, penso di essermi persa, ma ecco Alberto. Una stretta di mano e poi il suo invito ad ascoltare la sua storia passeggiando tra i vigneti. Inizia dicendomi dei suoi ventotto anni alla Miroglio. “Una intera vita nella Direzione Commerciale e poi un giorno, quando hai 50 anni, ti chiamano e ti dicono che quello che fai tu lo farà il tuo capo e che quindi non hanno più bisogno di te, anzi della tua figura professionale. E così tutto cambia, all’improvviso. E tu pensi ai tuoi due gemelli di appena due anni e mezzo, a tua moglie, al mutuo della casa, e senti che non sai più che fare”.
Rabbia, tanta rabbia, e poi paure, incertezze, ma soprattutto spaesamento: queste sono state le sue prime emozioni. Poi, mi dice, “ho vissuto le classiche fasi dell’elaborazione di un lutto. Sì perché andare via da Miroglio è stato davvero come morire. Moriva qualcosa di me, e cosa restava? Questa è stata la questione: capire cosa restava in vita di me. Ero stato un dirigente d’azienda, ed ora chi ero?”. Mi racconta così i dettagli dei primi mesi, delle tante camminate tra i vigneti con mille pensieri confusi che piano piano ha messo in ordine, passo dopo passo. Dei contatti con i colleghi dell’outplacement e del costante sentirsi rifiutato da un mondo del lavoro in cui non riusciva più nemmeno a riconoscersi.
“Ci sono voluti mesi, ma poi la pace e la lucidità che stavo ritrovando mi hanno fatto capire che dovevo ripartire da me stesso, dalle mie capacità, dalle mie potenzialità ed anche e soprattutto dai miei sogni rimasti finora chiusi nel cassetto. Si, perché sono i sogni a renderci unici, e la nostra unicità è il nostro vero tesoro”. Alberto allora riapre cassetti e scatoloni. Recupera i testi del suo percorso universitario in sociologia con indirizzo di comunicazione, gli appunti dei corsi manageriali, le dispense del suo master come life coach umanistico con Luca Stanchieri, ma soprattutto riconosce le sue potenzialità ed i suoi sogni, e si mette in cammino. “Ogni giorno riprendevo più contatto con me stesso, e mi prendevo cura di me. Era un cammino fisico, tra queste vigne, ma soprattutto interiore. E così mi è venuta l’idea di partire dall’inizio, dal mio primo amore”. Mi mostra una piccola boccetta di profumo, la tiene tra le mani come un gioiello: “L’ho portata con me per fartela vedere. L’ho comprata con i miei primi risparmi quando avevo dieci anni. Ho sempre amato i profumi”.
Arriviamo nella sua casa e così mi mostra il suo ufficio, costruito nel soppalco. Ancora non mi è chiaro cosa faccia. Ci sediamo, ed ecco campioncini, brochure e sito www.acquadellelanghe.it.
“Nel 2012, il giorno che compivo 51anni, ho creato Acqua delle Langhe, un marchio che produce profumi artistici che nascono qui, in questa terra in cui sono nato, oggi molto conosciuta per i suoi prodotti tipici, e che nel giugno 2014 è stata persino dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Le prime tre fragranze sono state Cannubi, Arborina, Villero. I nomi di queste acque richiamano i vini nobili di questa terra. Acqua e terra, questo è un contrasto, ma tu sai che qui un tempo c’era il mare? Proprio il mare, rilasciando minerali ed oligo-elementi preziosi, ha dato fertilità e ricchezza alla terra nonché quella tonalità lucente propria della sabbia delle spiagge più belle del pianeta”.
Mi presenta l’elenco dei profumi oggi già in produzione. “Ogni profumo nasce da un mia idea, e dalla capacità di tradurla in formule di un mio amico naso. E da qui, dalle Langhe, questi profumi arrivano già in tutto il mondo. Ad oggi siamo presenti nei mercati di Russia, Slovacchia, Emirati Arabi, Israele, Costa Rica, Brasile, Sud Africa, Germania e Norvegia”. Mi illustra le previsioni di sviluppo produttivo e commerciale per i prossimi cinque anni. È evidente l’entusiasmo che lo sta muovendo in ogni scelta, nonché il suo mettere a frutto anche le competenze della sua vita precedente. Sono incantata dall’idea, dai profumi, dal progetto.
[scrollGallery id=30]
Salutandomi Alberto ammette che nel cassetto aveva anche un altro sogno: scrivere un libro. E mentre me lo dice mi mette tra le mani una copia di Licenziato a 50 anni. “È stato pubblicato a settembre di quest’anno con Umberto Soletti Editore. Scriverlo è stato terapeutico per me. E’ la sintesi di quello che ho vissuto io e di come grazie a tenacia, perseveranza, istinto, ed una buona idea mi sono attivato per creare una nuova vita, persino migliore di quella di prima. E se l’ho fatto io lo può fare chiunque lo desideri davvero. Ed io come coach sono disponibile ad aiutare chi vuole o si trova costretto a reinventarsi”. Il suo ufficio nel soppalco di casa, la possibilità di lavorare d’estate in giardino con intorno la sua famiglia, ammirando il Monviso, mi parla effettivamente di una nuova dimensione di vita, non solo di un nuovo lavoro.
Salita in macchina sfoglio la copia il libro che mi ha regalato. Ecco come finisce: “un solo rammarico… non essere stato licenziato prima”. E detto da lui l’affermazione ha davvero un senso.
Grazie Daniele per avermi regalato questa bella sorpresa tra le Langhe. È stato un vero piacere conoscere Alberto Avetta, e scoprire che a cinquant’anni, dopo che il mondo del lavoro ti rifiuta, puoi cambiar vita seguendo il profumo dei tuoi sogni e della tua terra.
di Samantha Marcelli