Franco Steri aveva già cambiato lavoro molte volte nella sua vita, ma l’anno scorso ha deciso di fare un cambiamento vero ed unico: abbandonare la logica del lavoro retribuito per lavorare “a donativo” affidandosi al valore dato dagli altri a ciò che lui offre. Per lui questo cambio è stata una questione di cuore. E non solo per il suo essersi innamorato di Immacolata con cui condivide questa scelta. E’ stato proprio il suo cuore a parlargli chiaro quando quattro anni fa lo ha quasi messo ko con un infarto.
Così dopo aver fatto il benzinaio, l’elettricista, il giardiniere, il responsabile di un ufficio acquisti, il boscaiolo, il presidente lavoratore di una piccola cooperativa che gestiva due rifugi di montagna ed aver aperto una ditta di giardinaggio specializzata in censimenti toponomastici, ora Franco fa l’hospitalero, accogliendo “a donativo” i pellegrini della Via Francigena e della via Romea Germanica nella Domus Peregrini.
“Ho iniziato a sognare una vita diversa, dopo le esperienze vissute nei vari cammini che ho fatto, prima da solo e poi con Immacolata. La passione per il camminare è arrivata tardi nella mia vita, poco più di dieci anni fa, quando dopo un problema alle coronarie mi trovai quasi costretto a camminare. Entrambi i miei genitori erano morti per problemi cardiaci, ed io che potevo fare saputo che li avevo ereditati? Non volevo sentirmi un malato a vita, ma non potevo nemmeno far finta di niente. Così decisi di cambiare qualcosa nel mio stile di vita ed iniziai a camminare, ovunque e tutte le volte che potevo”. Franco ricorda, quasi divertito, che al ritorno dal suo primo Cammino di Santiago, nel 2003 , disse a se stesso “bella storia”, senza immaginare lontanamente che ci sarebbe stato un seguito che lo avrebbe portato fin qui. “Ed invece il seme era stato messo, e così vennero presto gli altri cammini, fatti chiedendo ferie ed aspettative: via della Plata, cammino del Nord, Aragonese e poi pezzi della Francigena, cammino di Francesco, ed ancora cammino Francese. Ed oltre a vivere i cammini come pellegrino iniziai a fare l’hospitalero volontario negli albergues a donativo, in Spagna”.
Ed è stato proprio ad un corso per diventare formatore di Hospitaleri volontari che Franco conobbe Immacolata iniziando a condividere con lei la passione per i cammini ed il sogno di una vita diversa. Ma gli anni passavano e Franco non si decideva, continuava a rimandare le sue scelte, con mille scuse, fino a quando è stato il suo cuore a mettergli fretta. “Eravamo rientrati da due mesi dal cammino Portoghese. Non ero mai stato così bene fisicamente in un cammino, ed invece ecco che il mio cuore, all’improvviso mi ha detto -ora basta!-. L’infarto è stato spiazzante, inaspettato, destabilizzante, molto doloroso. Ed in un attimo ho capito che era giusto mollare tutto, che era doveroso non rimandare, perché in realtà non abbiamo tempo. Volevo una vita nuova con Immacolata ormai da qualche anno, ma non mi decidevo mai. Non era più il tempo dei -vorrei ma non posso-, non avevo più tempo per le scuse, le giustificazioni del non fare”. Franco così ha seguito il messaggio del suo cuore, e ha cambiato davvero vita ed ora con Immacolata vive e lavora nella Domus Peregrini.
“Siamo a cinquanta metri dalla Via Francigena, a 3 km da Montefiascone, tappa prima di Viterbo. Al piano terra della nostra casa abbiamo 10 letti a castello, e diamo accoglienza a donativo libero ed anonimo. Offriamo ai pellegrini un letto, una doccia, cena e colazione condivisa. La casa l’abbiamo comprata e ristrutturata con i nostri risparmi. Per la parte dedicata all’accoglienza siamo stati sostenuti da amici, pellegrini conoscenti e non, che a vario titolo, con il lavoro volontario, con oggetti o denaro, ci hanno consentito di renderla operativa. Siamo molto riconoscenti a tutte queste persone che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto”.
Iniziai poi raccontandomi dell’accoglienza. “E’ un vero e proprio cammino interiore, di scoperta di sé e degli altri, una grande opportunità di miglioramento individuale e collettivo. Perché se è facile accogliere quando entri subito in sintonia con l’altro, quando incontri pellegrini poco educati o sgradevoli, o che pretendono tutto senza fermarsi a riflettere che nulla è dovuto, è tutta un’altra cosa! Ma se ti rendi conto che ogni atteggiamento nasce da una storia personale, più o meno pesante e difficile, viene naturale essere in ascolto ed in apertura. Non è facile, ma più naturale sì”.
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E poi passa alla questione del donativo. “La nostra Domus Peregrini potrà mantenersi grazie a quanto i pellegrini doneranno. Non abbiamo altri finanziatori. Le libere offerte dei pellegrini di oggi consentono di accogliere i pellegrini di domani, così come quelli di oggi sono stati accolti grazie alle offerte di quelli di ieri. Non è una cosa semplice, è una vera sfida! Ma sento che è giusto provarci”. Ammette che il tema del donativo, non ancora normato in Italia, spesso viene anche mal interpretato sia da chi gestisce strutture che dai pellegrini. “Nei cammini si trovano altri punti di accoglienza che scrivono donativo e poi aggiungono accanto la cifra richiesta, ma questo è un controsenso, un ossimoro. Il donativo per sua natura deve essere libero ed anonimo, come da noi. E di contro troppi pellegrini credono invece che donativo sia sinonimo di gratuito, ma anche questo è un grande errore. L’idea del donativo anonimo è che se chi può dona più di quanto “costa” l’accoglienza ricevuta, permette anche a chi può dare meno di ricevere la stessa accoglienza. Ovviamente i costi non riguardano solo le spese vive ma anche bollette, manutenzioni etc.”.
Franco mi spiega che a volte in questi primi mesi di attività ha avuto l’impressione che i pellegrini, forse stressati dai prezzi spesso alti della Via Francigena, cerchino di risparmiare proprio nelle strutture a donativo, lasciando poco o nulla, ma poi aggiunge: “confido che con una buona opera di sensibilizzazione i pellegrini riusciranno ad uscire da questo assurdo schema per cui si riconosce valore solo alle cose che hanno un prezzo, ed insieme si potrà far crescere la vera ed autentica accoglienza sui Cammini, che nulla ha a che fare con le logiche consumistiche”. Mentre mi fa visitare tutta la Domus, Franco ammette che ora lavora molto più di prima: l’orto per le verdure per i pellegrini, la vigna, gli ulivi, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la cucina, le pulizie ed il tempo di accoglienza riempiono completamente le sue giornate.
Questa sua nuova vita dove accoglie pellegrini offrendogli di tutto e di più, da bacinelle di acqua fresca per i piedi ad ore di ascolto personale ed attento pare davvero intensa. “Sì, intensa, ma soprattutto sensata. E’ questo che ha messo in pace il mio cuore. Prima troppo spesso sentivo di buttare via il mio tempo, e la vita è davvero un attimo. Vuoi dare senso alla tua vita? Fallo adesso! Fai adesso il primo passo per dare un senso alla tua vita!”.
Grazie Franco per esserti raccontato. In bocca al lupo per questa sfida del donativo! E a tutti: buon primo passo, e per chi lo ha già fatto…buon cammino!
di Samantha Marcelli
2 commenti
Eccolo li Franco , mi sorride il cuore nel vederlo ,lui che disse a me e a mio marito :” non sarà oggi e forse neanche domani ma sappiate che riprenderete lo zaino e ripartirete per un’altro cammino!”. Le vesciche ai piedi la pioggia presa quel giorno ci fecero guardare Franco con una smorfia. Aveva ragione lui e la prossima primavera si parte per Santiago! Grazie Franco e Immacolata!
Quindi se ci liberiamo dello scambio di beni tramite la domanda che incontra l´offerta ritroviamo i valori e la “purezza” perduti?È questo il messaggio?È il (libero) mercato e l´economia dello scambio che ci corrompono?