“In fondo la vita è sempre una questione di scelte: io tra la Banca e Dio ho scelto Dio, o forse dovrei dire che Lui ha scelto me.” Monica Ferrero inizia cosi a raccontarmi di sé. L’ho incontrata al Santuario del Monte Stella di Ivrea, dove trascorre parte del suo tempo di preghiera e presta servizio per la comunità dei fedeli, come consacrata nell’Ordo Virginum.
“Ma le mie scelte iniziarono già molto tempo fa. Da ragazza la questione fu: lettere o matematica? Scelsi la seconda e frequentai ragioneria. Poi sentii che desideravo fare un lavoro che potesse servire le persone e mi iscrissi alla facoltà di Torino di psicologia. E sembrava ormai cosa fatta, ma un’amica mi chiamò per dirmi di un concorso per entrare in Banca. Partecipai, più che altro per curiosità, per capire come funzionava un concorso. Dopo la prova scritta venne l’orale. Che ci facevo ad un concorso per entrare in Banca io che volevo studiare psicologia? Ricordo che ero in sala d’attesa e dicevo a Dio: fai Tu. E la risposta arrivò subito. Il dirigente mi accolse dicendomi -ho una figlia che si chiama come lei. Che bel nome Monica-. Il colloquio andò bene e dopo averne parlato con il mio padre spirituale scelsi di obbedire a Dio ed entrai in Banca. E’ così, come capii solo dopo, iniziai il mio noviziato.”
E gli anni in Banca sono stati davvero tanti e pieni di sfide. “Sì, più di vent’anni, non sempre facili. All’inizio anche se assunta in Banca volevo continuare a studiare psicologia, ma dopo otto ore di lavoro scoprii di essere troppo stanca e quando dovetti scegliere a cosa dare priorità, capii che non potevo rinunciare al mio tempo con Dio. Quindi niente psicologia nel tempo libero, meglio Dio. Mi dividevo tra la Banca e Dio. E devo a quel lavoro in Banca molte cose, non soltanto perché i soldi guadagnati mi hanno permesso di comprare libri e partecipare a pellegrinaggi, ritiri ed esercizi spirituali. Devo alla Banca tante esperienze, tante prove e sfide che mi hanno fatto crescere nella fede. Ero una pecora nera in banca? Forse. Mi sono rifiutata di fare alcune cose? Sì. Ma i rapporti con i colleghi sono sempre stati sereni.”
Mi racconta così di quando ancora in Banca iniziò un percorso di discernimento vocazionale perché sentiva di dover fare scelte più radicali. “Ero attratta da nuove forme di vita consacrata, un po’ creative. Desideravo vivere in modo straordinario la vita ordinaria e per questo mi trasferii da Torino a Ivrea coinvolgendomi in un’esperienza di vita in una fraternità religiosa.” Poi vennero i 5 anni in cui Monica, ottenuto il part time, riuscì a frequentare l’Istituto di scienze religiose. Un part time che però fu per Monica come una bibita gassata: le tolse la sete per poco e presto la sete tornò, ancora più forte.
“E’ vero. Continuavo a sentire di volere di più. E quando un amico sacerdote mi regalò un libro -L’Ordo Virginum: germoglio di vita cristiana- capii che quella avrebbe potuto essere la mia strada: essere nel mondo, ma non del mondo, una laica tra laici, impegnata professionalmente, ma anche e per prima cosa sposa di Cristo. E così, quando in Banca mi dissero che non mi potevano rinnovare il part time, e molte altre cose nel lavoro erano cambiate, o meglio peggiorate, sentii che Cristo non poteva più lavorare in quella Banca e quindi nemmeno io”. Fu un viaggio a Roma ad indicarle i passi successivi: in un incontro con Monsignor Edoardo Cerrato, il nuovo Vescovo della Diocesi di Ivrea, venne l’idea di dedicarsi all’insegnamento di religione.
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“E come accade quando la strada è quella di Dio in un paesino a pochi chilometri da Ivrea, cercavano una insegnante di religione. Il piano di Dio si stava rendendo evidente: mentre una strada si chiudeva l’altra si apriva. Il cammino era stato duro, ma tutto si fece ancora più chiaro quando la Banca mi mise un seminario di due giorni in coincidenza con le celebrazioni solenni della festa della Consolata, nel Santuario a Lei dedicato a Torino. Quel 20 giugno 2013, dopo 22 anni di banca, capii che non potevo più servire due padroni. Mi licenziai e quello fu il mio ultimo atto di evangelizzazione in banca. Andarmene. Scegliere. Testimoniare che si può fare, che non siamo obbligati a stare dove non vogliamo, che la verità ci rende liberi”.
Quando le chiedo di come le è cambiata la vita ora che insegna religione e che è una consacrata, mi parla con intensità del suo amore “per il Migliore”. “Mi accorsi di essere follemente innamorata nella chiesa di Mont Saint Michel, durante un pellegrinaggio a Lisieux. Davanti a quell’alta marea che riempiva l’orizzonte sentii che quell’acqua era il Suo amore che mi inondava di una gioia traboccante e che il mio cuore non poteva essere che Suo. Ed ora finalmente, da due anni, sono la sua sposa. Sono stata consacrata il 20 giugno 2015, a 44 anni, giorno in cui ho potuto rendere finalmente visibile questo amore. Sai, è una questione di dilatazione del cuore: non avrei più potuto limitare l’amore a un rapporto di coppia”.
Nella vita ordinaria Monica porta abiti normali, solo nelle liturgie indossa un abito-mantello. Ha una fede al dito, ma come ci tiene a sottolineare: “Ciò che conta è che la mia vita sia davvero costante testimonianza della fedeltà del Suo amore.” Monica, a chi sente di non essere nella vita giusta, non ha dubbi a consigliare: “Iniziate un cammino di discernimento, fatevi accompagnare da un padre spirituale. Dio ha un progetto d’amore per ciascuno di noi, dobbiamo solo scoprirlo. Può essere che Dio ci apra nuove porte. Può essere che Dio ci chieda di attendere e vivere al meglio la situazione in cui siamo, come ha fatto con me per molti anni. Ma Dio è puntuale, e non fa mai le cose a metà. Certo i suoi tempi non sono i nostri. A volte ci concede tutto subito, a volte dobbiamo attendere. Ma tutto sempre per il nostro bene”.
Grazie Monica. E discernimento sia! Per avere tutti quella che tu chiami una “unità di vita”.
di Samantha Marcelli