Thomas (single, 30 anni appena compiuti a giugno), dopo gli studi presso un liceo Socio Psico Pedagogico di Monza, inizia subito ad avvicinarsi al mondo dell’agricoltura e della campagna, mondo che lo ha da sempre incuriosito e che col tempo inizia a sentire sempre più suo: lavora per un negozio di frutta e prodotti alimentari in provincia di Milano ma parallelamente collabora come agricoltore per un agriturismo della zona, dove aiuta nelle attività agricole e cura gli animali. È quest’ultima occupazione che rafforza il suo legame con la campagna e gli insegna l’abc della lavorazione della terra e dell’allevamento. “Il lavoro di apicoltore l’ho imparato però in Toscana”, aggiunge Thomas, “durante un periodo che ho passato in un agriturismo a Casole D’Elsa; è lì che mi hanno insegnato il mestiere e i suoi trucchi”.
È questo il bagaglio di esperienze – agricole da un lato, d’apicoltore dall’altro – con cui Thomas parte nel 2009 per la val dei Mocheni, nelle vicinanze di Trento. “Volevo provare a portare avanti un’attività agricola da solo. Non volevo più un lavoro dipendente, mi piaceva l’idea di essere io completamente responsabile della mia attività”. Un suo amico decide di mettergli a disposizione gratuitamente un maso (abitazione rurale tipica del Trentino Alto Adige) e i terreni circostanti; è questa l’occasione che gli dà il coraggio di fare il passo. Essendo single, gli basta, come ci dice, “convincere se stesso”. Sceglie di investire in questo progetto parte dell’eredità che suo padre, scomparso qualche anno prima, gli ha lasciato. Inizia a ristrutturare il rustico, crea dei terrazzamenti per un meleto, coltiva frutta e verdura e alleva oche e galline. Prende due cani che gli fanno da guardia e da compagnia. In uno spiazzo sistema le arnie delle api. Così inizia la sua nuova vita che durerà per più di due anni, mentre amici e parenti si dividono tra chi capisce e sostiene la sua scelta e chi la guarda con più scetticismo.
Un percorso che è anche una ricerca personale, ci spiega Thomas, una sfida: farcela da soli. “Riuscivo a vivere consumando e vendendo quello che coltivavo: le uova, le marmellate fatte con i piccoli frutti e ovviamente il miele, la propoli e le candele fatte con la cera delle api. Quando sono arrivato in Trentino avevo già lavorato in campagna e avevo già imparato molte cose, non ero nuovo di questo mondo. Ma adesso ero da solo, questo cambiava tutto. E questo era anche il bello: riuscire a farcela soltanto con le proprie forze. Con tutti i pro e contro del caso: potevo avere la febbre a quaranta ma non mi era consentito stare a letto, dovevo comunque alzarmi per dar da mangiare agli animali o per raccogliere i frutti rossi”. Thomas insiste molto su questo aspetto: “è una vita che ti insegna a essere reattivo, a trovare le energie per andare fino in fondo. Impari a non fermarti.”
Chiedo a Thomas com’era la sua giornata tipo e come è cambiata la sua quotidianità durante quegli anni: “Mi alzavo alle sei e mezza svegliato dai cani e per prima cosa davo da mangiare a tutti gli animali. Poi, a seconda delle stagioni, variavano i lavori da fare: in autunno si tagliava la legna per l’anno successivo – la cosa era di particolare importanza perché per scaldarmi avevo solo la termocucina, una stufa che portava l’acqua calda ai caloriferi della casa. In aprile invece c’erano le fioriture e ci si doveva iniziare a occupare delle api. Quando era il periodo dei frutti rossi e raccoglievo i lamponi, lavoravo fino a mezzanotte per fare le marmellate perché essendo frutti deperibili non si poteva aspettare”. A questo proposito Thomas spiega come la sua vita fosse diventata molto più legata allo scorrere delle stagioni: l’inverno, ci dice, era il periodo del riposo, dove tutti i ritmi rallentavano: “Fuori tutto era fermo, coperto dalla neve. Stavo molto a casa a leggere – anche perché non avevo né televisione né internet – e vedevo qualche amico che mi ero fatto sul posto o quelli che venivano a trovarmi da Milano”. I picchi di lavoro erano in primavera ed estate: “I ritmi si alzavano e a volte, davvero, non potevo fermarmi un attimo. Mi ricordo che avevo perso 10 Kg durante la mia permanenza in Trentino, per rendere l’idea!”.
Dopo due anni e mezzo Thomas è tornato alla sua vita di prima, almeno per ora. Col passare del tempo, infatti, ci spiega la difficoltà di integrarsi con gli abitanti del posto, che nonostante le buone intenzioni, ha iniziato a pesargli. Aveva stretto qualche amicizia, ma si trattava di pochi casi isolati. Eppure quegli anni in Trentino ogni tanto gli mancano. “Quand’ero là all’inizio mi sentivo solo; avevo anche paura a stare in mezzo a boschi e prati senza nessuno. Poi però alla solitudine ci si abitua, si inizia ad apprezzarla, diventa ‘il bello’. Si acquisisce un forte equilibrio personale. Se non avessi avuto i problemi che ho avuto con gli abitanti del posto, piuttosto chiusi nei miei confronti, avrei scelto di restare”.