Non è stata una decisione molto difficile da prendere perché a loro vivere in Italia proprio non piaceva: “Non eravamo felici della qualità della nostra vita e pensando soprattutto al futuro, a come sarebbero stati cresciuti in nostri eventuali figli, non condividevamo la mentalità italiana di un’esistenza concentrata al 90% sul lavoro con poco tempo da dedicare alla famiglia, non sopportavamo la competizione professionale, il clima, il traffico, lo stress”. Così, Stefania Losa e Johnny Zappa, dopo 4 anni di andirivieni tra Italia e Brasile, nel 2004 si sono trasferiti definitivamente a Praia de Pipa (nello stato orientale del Rio Grande do Norte) ottenendo il visto permanente nel Paese con la nascita, qui, del loro primo figlio.
Prima e dopo – In Italia, lei, oggi quarantunenne, dopo la laurea in Tecnologia Alimentari aveva trovato lavoro all’interno della Nestlé, lui, 43 anni, lavorava come giardiniere. Una volta stabilitisi in Brasile, però, hanno dovuto reinventarsi. Così Stefania oggi insegna nella scuola privata Espaço Maturi di cui è membro, mentre Johnny è socio di un’impresa turistica, la Aventureiro Passeio de Barco, che propone gite in barca ai vacanzieri. “Questi lavori sono nati un po’ dai nostri interessi e un po’ dalle opportunità che si sono presentate. Il nostro inserimento è stato molto semplice e naturale, sapevamo che qua la realtà sarebbe stata un’altra e l’abbiamo accettata adattandoci a una cultura totalmente differente”.
Una diversa idea di lavoro – Le difficoltà maggiori che hanno incontrato inizialmente riguardavano le differenze culturali: “La nostra ottica lavorativa non poteva essere applicata anche qua, abbiamo dovuto imparare a gestire le cose in modo differente, qui deve essere supervisionato perché è difficile trovare persone realmente responsabili e indipendenti su cui poter contare. Questo succede perché la mentalità locale non colloca il lavoro al primo posto nella scala dei valori. Per i brasiliani perdere un’occupazione non è una tragedia, anzi, il lavoro non può assolutamente essere la causa per non godersi la vita”.
Il brutto e il bello del Brasile – “Certo in Brasile si devono fare i conti con i problemi di un Paese in via di sviluppo, su tutto la carenza di ospedali e scuole pubbliche per cui si è costretti a rivolgersi a enti privati, ma esistono sicuramente anche molti altri aspetti positivi – ci raccontano – Il clima, la bellezza del posto, la spontaneità delle persone, l’allegria, la concezione dell’esistenza come qualcosa che deve essere vissuto al presente, la socializzazione e la voglia di stare insieme trasformando ogni occasione in una festa, in poche parole la semplicità della vita”.
Presente e futuro – Gli amici di Stefania e Johnny sono per la maggior parte persone locali (ad eccezione di qualche italiano che nei primi anni li aveva aiutati nel loro inserimento qui) e i loro figli (nel frattempo ne hanno avuto un altro) ci dicono “sono decisamente più brasiliani che italiani” anche se loro, da genitori, ovviamente cercano di trasmettergli il bagaglio culturale dell’Italia a livello di istruzione e di tradizioni, integrando il tutto con la cultura e le usanze brasiliane. Alla fine gli chiediamo “Come vedete il vostro futuro?”: “Non ci siamo mai pentiti della nostra scelta di vita, né per noi né per i nostri figli, anzi, i nostri rari ritorni in Italia non fanno che confermare la nostra decisione”.
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Avendo programmi simili, vorrei poter contattare Johnny e Stefania