Appena finito al Tar mi precipitavo a teatro. Mi sfilavo tacchi e tailleur ed iniziavo le prove. Questa è stata la mia vita per anni. Ma non ero in equilibrio: il mio essere avvocato ed artista erano in guerra. E la stanchezza di due vite così diverse cominciava a farsi sentire. Così ho deciso di cambiare, per costruire un nuovo equilibrio”.
Ecco cosa mi ha raccontato Eleonora Frida Mino al termine del suo spettacolo Il Maestro Storia di judo e di vita. Me lo aveva consigliato Monica Guariento, anche lei un cambio vita che a breve racconterò. Un ottimo consiglio. Uno spettacolo forte e deciso, che racconta come a Scampia, oltre a quello che ha detto e ridetto Saviano, c’è anche chi lotta ogni giorno per salvare i giovani da un sistema malato e corrotto. Poi, al termine, Eleonora Frida ha dialogato con il pubblico arricchendo la serata di riflessioni ed approfondimenti.
Io l’ho aspettata come una fan fuori dal camerino, con un fiore disegnato su un foglietto di block notes e la richiesta di raccontarmi di sé. Lei ha apprezzato l’insolito dono pseudo floreale ed ha accettato di raccontarsi. “In realtà la mia passione per il teatro mi accompagna da sempre. Scrissi le mie prime sceneggiature a sette anni. Ad otto vinsi un premio e, pensa, quando una compagnia professionista mise in scena quel mio spettacolo mi invitarono sul palco per chiedermi che ne pensassi io semplicemente dissi: non è quello che intendevo io”.
Poi mi racconta della sua prima compagnia teatrale: “Tutti i fine settimana i miei genitori mi portavano a Camandona, un paesino nel biellese di cui siamo originari, ed io lì, con altri bambini, a dieci anni creai la mia compagnia teatrale – la Eleonora Duse– in onore della famosa attrice di cui tanto avevo sentito parlare.” Poi vennero gli anni del liceo e dell’Università: “La mia è una famiglia di tradizione giuridica e quindi non ebbi molta scelta, ma mentre studiavo Giurisprudenza, la sera frequentavo la scuola di teatro di Mario Brusa. E lo ammetto, talvolta mentivo ai miei genitori: dicevo che andavo in università ed invece correvo a teatro! Ma studiavo sodo, anche la notte, per dare gli esami al meglio”. Dopo Giurisprudenza, la scuola per le professioni legali, gli anni di praticantato, l’esame di stato per diventare avvocato e l’inizio della professione in grandi studi. “Mi occupavo di diritto societario ed amministrativo nello studio Tosetto Weigmann, poi passai allo studio Faggiano. Nel frattempo però continuavo a dedicarmi al teatro, ritagliandomi del tempo appena potevo. Andavo in udienza in tacchi e tailleur e poi appena finito mi precipitavo a teatro a fare le prove, spesso scalza. Scrivevo sceneggiature, partecipavo a spettacoli come attrice e scrivevo progetti per reperire fondi per l’associazione culturale di cui facevo parte. Ma non era semplice, la stanchezza fisica e anche di testa era molta. Le mie due parti, entrambe tenaci, si facevano la guerra. E che guerra”.
Così Eleonora Frida un giorno si decise: “scelgo il teatro, mi ci dedicherò completamente”. Sembrava tutto risolto, ed invece no. “Dedicandomi solo al teatro ero più felice di prima, ma mi mancava qualcosa, mi sentivo incompleta”. Le mancava la sua parte di Giustizia. “Sì, sentivo l’esigenza di fare qualcosa per la giustizia, io che l’avevo tanto studiata!”. La soluzione arrivò tre anni fa con l’idea di mettere in scena il libro su Giovanni Falcone Per questo mi chiamo Giovanni scritto da Luigi Garlando. “Era da tempo che desideravo parlare di giustizia e legalità, soprattutto ai più giovani. E con quel libro pensai che il teatro potesse aiutarmi diventando uno strumento! Finalmente la mia parte artistica faceva pace con quella giuridica.” Lo spettacolo Per questo! fu da subito un successo. Partì una tournée in tutta Italia. E mentre Eleonora Frida realizzava le 113 repliche le sue malattie autoimmuni da stress in due anni diminuirono!
“Certo, rimanevano e rimangono tutti i problemi di questo paese che opera tagli sempre più crescenti alla cultura e di una mentalità diffusa che tende a non considerare il teatro un lavoro. Ma lottare per il teatro merita. Il teatro è necessario, perché parla al cuore degli uomini, ed emozionando apre e trasforma ciò che altrimenti resta inaccessibile. Oggi c’è un abbrutimento generalizzato, anche tra i giovani. Quando un bambino di otto anni ti dice che tanto fa tutto schifo, ti rendi conto che è urgente cambiare qualcosa! Per questo i miei spettacoli li studio e realizzo anche con e per loro: i giovani. Per questo pur trattando sempre di argomenti di mafia, bullismo, omertà, i miei spettacoli propongono sempre un messaggio positivo. Arrivare al cuore dei giovani, significa aiutarli a costruire un futuro diverso”.
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Scopro così com’è nato lo spettacolo che ho appena visto. “Garlando mi mandò la bozza del suo nuovo libro Il Maestro Storia di judo e di camorra. Lo lessi e capii che era una storia perfetta. Si parlava di Scampia, ma in modo diverso, positivo. Non fu semplice convincere tutti della bontà del progetto. Il Maestro Maddaloni, a cui la storia si ispira, prima di accettare di collaborare, mi studiò ben bene. Ci incontrammo una sera a cena, lui era qui a Torino per il Salone del libro. Da quel momento per entrambi fu chiaro che avevamo obiettivi simili: costruire un presente e futuro di legalità, lui con il judo e io con il teatro. Poi andai per due settimane nella palestra di Scampia. Lì ho incontrato ed intervistato persone meravigliose. Il lavoro di ricerca è stato intenso. Ed ora lo spettacolo va finalmente in scena e lo porterò in giro per l’Italia”.
L’entusiasmo di Eleonora Frida è contagioso. Il suo desiderio di andare oltre la denuncia delle ingiustizie e del male, per valorizzare, rafforzare e diffondere le esperienze positive, di costruzione è forte e trascinante. Ed è evidente anche l’effetto positivo di questa sua nuova vita in cui non ha mollato tutto, come molti sognano di fare, ma a quasi quarant’anni ha ricombinato il tutto, in modo nuovo e personale.
Grazie Eleonora Frida. La tua storia è intensa e ricca, e meriterebbe ancora pagine e pagine. A partire dal perché questo tuo nome, vero e non d’arte, sempre doppio ed unito. Ti seguirò su https://www.facebook.com/EleonoraFridaMino per non perdermi le novità e le prossime date.
di Samantha Marcelli