Antonio l’anno scorso ha deciso di lasciare l’Italia. “Troppe tasse, nessun aiuto concreto per fare impresa, politici quasi tutti ignavi e completamente scollegati dal mondo reale, una mancanza generalizzata di onestà”. Inizia così, con queste esatte parole, il suo racconto di sè. Ci incontriamo lì, nella sua nuova città, Londra, mentre sta terminando di dare indicazioni al suo staff. Mi aveva parlato di lui alcuni mesi fa Daria Abate un’amica e collega delle risorse umane. Così ho approfittato della mia settimana di full immersion linguistica per passare a conoscerlo.
Gli chiedo di partire dal passato. “Sono nato e cresciuto a Torino. Dopo gli studi in ingegneria informatica e ho lavorato per quattro anni in Stola come collaudatore di prototipi di carrozzerie auto. A quel tempo era un piacere collaborare con i grandi stilisti coinvolti e Torino era vivace e creativa in quel settore. Poi gli amici di Casa di Carità Arti e Mestieri mi hanno proposto di partecipare al loro progetto innovativo di scuola”.
Inizia così il racconto di una serie di cambiamenti: da collaudatore prototipista ad insegnante di informatica, collaudo e controllo di qualità, poi a progettista di reti a livello nazionale per l’ente. “È stato in quegli anni in Casa di Carità Arti e Mestieri che ho conosciuto Claudio Mussa, un vero impallinato di Autocad. Ed è stato con lui che nel 1999 ho creato Mcs Software SRL. Insieme abbiamo realizzato e commercializzato software per ben quindici anni specializzandoci in particolare nel settore edilizio”.
Mentre mi racconta, entusiasmandosi, del loro prodotto di punta inizia anche ad esprimere con forza il rifiuto per un sistema Italia privo di logiche. “Quando sei un imprenditore in Italia ti accade di tutto. Non si tratta dei controlli a cui sei sottoposto. I controlli vanno benissimo. Ma quello che è assurdo sono le ingiustizie, il livello di corruzione. È inaccettabile che le regole non vengano rispettate nemmeno da chi dovrebbe verificarne il rispetto stesso”. Mi racconta anche della sua esperienza diretta in politica, alle comunali di Torino. “Ho cercato di impegnarmi per cambiare le cose, sono entrato in politica. Ma ben presto ho capito che quando un politico vuol fare qualcosa di giusto in Italia lo isolano, lo escludono o lo uccidono, come è successo ad Alberto Musy, con cui avevo collaborato, proprio per la sua rettitudine e correttezza”. Dice di essersene andato via per tutto questo. “Dopo che il senso di rabbia e la frustrazione per l’impotenza erano cresciuti troppo mi sono detto: me ne vado, anche per cercare di costruire qualcosa da lasciare poi ai miei figli. Sul dove non ho avuto dubbi: Londra! Me ne ero innamorato già nel 2000 quando c’ero stato per alcuni convegni sullo sviluppo di software”.
Glielo chiedo direttamente perché non mi è chiaro come si possa passare dai software alla pizza. Antonio mi spiega che il suo amore per Londra si è unito sinergicamente alla sua passione per la cucina. “Da bambino volevo studiare l’arte bianca, ma solo ora ho ritrovato e valorizzato quel sogno. Quando ho chiuso la società in Italia ho passato i primi sei mesi a viaggiare per scoprire e prendere contatti con veri piccoli produttori artigianali di eccellenze alimentari. La prima idea era infatti di aprire un negozio a Londra in cui vendere questi prodotti, ma non è stato possibile. Il locale che avevo trovato non era e non è ancora disponibile ed io volevo iniziare con qualche attività. Così su suggerimento del commercialista londinese che nel frattempo avevo contattato ho scoperto la possibilità di rilevare questa perla preziosa “That’s Amore”, una pizzeria ristorante che esiste da 30 anni al 1031 di Finchley Road a Golders Green nella zona nord-ovest di Londra. Siamo partiti sei mesi fa. Dico siamo perché ho due amici-soci, ma solo di capitale. Giovanni e Mario Ravinetto per ora sono rimasti in Italia, nelle loro vite, io ho cambiato tutto. Oggi la mia vita è tutta qui a That’s Amore. Ci sono tantissime cose da fare. È tutto da costruire. Abbiamo aggiornato il menù affiancando alla “vecchia” pizzeria tutta la parte di ristorante con vari piatti della tradizione italiana, ma ho ancora in mente tante cose. E tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con uno chef spettacolare sia per competenza culinaria che per carica umana. Lui mi ha aiutato, supportato e accompagnato in questa avventura”.
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Gli chiedo della sua famiglia. “I miei due figli adolescenti mi hanno chiesto di poter finire gli studi in Italia per poi raggiungermi per fare qui l’università. Mia moglie dopo 25 anni di precariato è stata assunta come insegnante proprio quest’anno. Incredibile vero? Ma l’Italia è così. Ora ci sentiamo via Skype e poi Torino e Londra sono ben collegate dai voli low-cost. Certo non è facile vedersi solo nelle vacanze o in alcuni fine settimana, ma è necessario.”
Mentre commentiamo la difficoltà di vivere la dimensione familiare in questa lontananza forzata mi presenta il loro chef di origini liguri, che timidamente nonostante la sua fama e notorietà non vuole essere citato, e il pizzaiolo anche lui rigorosamente italiano. Poi conosco i giovani dello staff: Mimmo, il cameriere di cui non si può non notare la presenza, una ragazza italiana come cameriera e due ragazze rumene che aiutano in cucina. “Gli italiani a Londra sono davvero tanti. Qui è tutto diverso. C’è una grande efficienza, un modo di essere eterogeneo, pieno di rispetto, in senso positivo. Se hai voglia di fare puoi fare. Magari all’inizio non riesci a fare esattamente quello che vuoi, ma qualcosa puoi iniziare a fare. È tutto più semplice. Anche il mondo del lavoro non è ingessato dalla spada di Damocle delle vertenze sindacali. Tu li puoi licenziare, ma anche loro se ne possono andare facilmente e così è tutto più dinamico ed efficace. Il turn over non fa bene al Ristorante e così è come in una relazione d’amore: perché io li tenga i miei collaboratori devono darmi il meglio, e perché loro restino io devo essere il miglior datore di lavoro per loro. Qui dobbiamo tutti dare sempre il meglio di noi, come in Amore.
Ci accomodiamo nel ristorante che è stato rinnovato completamente nell’aspetto mantenendo però i punti caratteristici del passato come il forno a legna, “ce ne sono pochissimi a Londra”, e il quadro simbolo di “That’s Amore” con gli autografi dei personaggi famosi che sono passati dal locale o che ne sono clienti abituali. Mi fa assaggiare una pizza That’s Amore con la salsa tartufata, la rucola e le scaglie di grana. Una vera prelibatezza. Le chiamano small, ma sono molto grandi. “In effetti anche altri clienti rimangono stupiti dalle dimensioni, però nulla viene sprecato, se la pizza è troppo grossa per finirla tutta al ristorante puoi portala con te e finirla magari il giorno dopo.” Assaggio poi uno dei dolci dello chef: il cheese cake e per concludere mi fa gustare il caffè Alberto, con le praline di cioccolato fondente e chicchi di caffè e le gelatine Albertine. “Questo è il primo passo di ciò che vorrei fare: portar qui le eccellenze italiane da far gustare ai miei clienti in un ambiente sereno.”
Interessante e coinvolgente questa versione di Londra di Antonio Ballerini dove sei portato ad “essere sempre il meglio di te”, ma come potrebbe non esserlo? “That’s Amore.”
di Samantha Marcelli
3 commenti
Antonio, complimenti, vai avanti diritto, ti auguro un 2016 di grande successo per la tua attività e tanta ricchezza nei rapporti familiari. MDF dalla Crocetta.
Grazie alla dott. Marcelli per la sua visita a That’s Amore!!
Vorrei in particolare ringraziare Franco, il vecchio titolare, con cui ora c’è un rapporto di vera amicizia e che mi ha sempre sostenuto, consigliato ed aiutato per la soluzione di tutte le problematiche che di giorno in giorno si sono prospettate.
Grande Antonio sono contento per te e leggendo la recensione mi è venuta l’acquolina per la pizza tartufata, chissà magari una di queste sere passo a trovarti .
Ti auguro di cuore di riuscire a far volare la tua nuova attività .
Marco