Mirella è stata una delle sorprese del mio viaggio in Mozambico. Aveva 33 anni quando ha cambiato vita insieme al suo fidanzato: una valigia, un biglietto di sola andata, tanti sogni e qualche progetto. L’ho conosciuta il giorno prima di rientrare in Italia dopo tre settimane vissute con i missionari comboniani visitando le zone più povere del paese. Mi avevano già parlato di lei alcuni amici italiani: “È una splendida milanese, passa a trovarla al suo ristorante nel Centro Culturale Franco Mozambicano”.
Arrivata a Maputo l’ho subito cercata, ma niente taxi: dopo tanti giorni in mezzo alla natura incontaminata volevo scoprire la città camminando. Dopo un’ora tra resti abbandonati di costruzioni del periodo di dominazione portoghese, grattacieli appena costruiti dai cinesi, vetrine luccicanti e strade con fogne a vista ecco il centro culturale Franco Mozambicano, curato ed accogliente, un’oasi di pace. Chiedo di Mirella. Mi accoglie con un sorriso ed un abbraccio: “E’ sempre un piacere incontrare un’italiana.” Mentre le accenno alle avventure del mio viaggio -la barca arenata, l’auto guasta in piena notte nel mezzo al nulla, la mia malaria già curata grazie alla tempestività del centro medico di una delle missioni comboniane e la grande  paura per gli episodi di guerriglia armata- accetto il suo consiglio di un pranzo a base di pesce. Delizioso!
Intanto Mirella mi conferma  che anche se i media non ne hanno fatto cenno i morti per la degenerazione violenta della campagna elettorale sono già 35 ed aggiunge: “E’ chiaro che non si tratta solo di una questione politica. Ci sono forti interessi economici dietro a questi scontri e tutti speriamo che presto la situazione si tranquillizzi. Ma il Mozambico è un paese che per le sue risorse naturali interessa a molte multinazionali e, siamo solo all’inizio di questa nuova colonizzazione”.
Poi al momento del dolce mi stupisce: “Che ne dici di un pomeriggio di relax? Così riparti con un ricordo migliore del Mozambico. “Accetto la proposta, fidandomi ciecamente.  Mirella mi porta con se’ in uno degli hotel più lussuosi della città . Lei è socia del loro centro benessere e così trascorriamo il pomeriggio a bordo piscina. È li che mi svela i dettagli del suo cambio vita.
Inizia raccontandomi che in Italia era una industrial designer: “Ho progettato lampade, mobili, gioielli. Ho anche lavorato come art buyer e come scenografa, ma Milano mi stava un po’ stretta, non mi piaceva l’ambiente in cui vivevo. Volevo dare un senso diverso, più autentico alla mia vita.” E poi? “E poi, nulla accade per caso. Ho conosciuto un ragazzo mozambicano che mi ha proposto di trasferirmi in Mozambico”. Detto, fatto. Mirella è partita in compagnia del suo fidanzato.
“Tutti ci sconsigliarono di cominciare questa nuova avventura, ma per fortuna non abbiamo preso in considerazione le paure degli altri”. Ammette che gli inizi non sono stati facili: “Ho cominciato a lavorare come rappresentante di prodotti di bellezza, poi sono stata responsabile di una gelateria. Ho dovuto imparare una lingua nuova e comprendere ed accettare le grandi differenze culturali”. Quando il fidanzato decide di ripartire per l’Italia lei rimane a Maputo ed inizia la sua vera integrazione e scoperta nel mondo mozambicano: “Tutto è cambiato nel 2000 quando sono riuscita a rilevare il bar dell’aeroporto Internazionale di Maputo. Lavoravo tantissimo. È stata davvero dura, ma stare qui mi riempiva di energie e di nuove idee. Nel 2005 ho creato una una collezione di gioielli e una di moda cercando di mischiare tessuti e pietre mozambicane con cashmir  e argento Italiano, insieme a designer Italiani”. Mentre mi racconta di sé passano a salutarla a bordo piscina molte persone: alcuni sono giovani di organizzazioni non governative che stanno seguendo progetti di sviluppo e cooperazione, altri sono impiegati di grandi multinazionali. Mi sento sempre più a disagio in tanto benessere sapendo che a pochi chilometri c’è quel mondo pieno di necessità in cui ho vissuto le ultime tre settimane.
Mirella, forse intuendo i miei pensieri e le mie perplessità , continua e completa il suo racconto:  “Nel 2006 ho fondato l’associazione no profit Saman Mozambico che svolge la sua attività sull’Isola del Mozambico, patrimonio mondiale dell’Unesco. Fino ad oggi Saman ha finanziato l’attività di 8 asili e grazie a fondi di un’altra Associazione Italiana siamo riusciti a costruire un asilo e una scuola per i bambini di una zona rurale.” Le chiedo del ristorante così mi spiega che lo gestisce dal 2008, ma che è solo dal 2010 che è la sua attività principale. “Sai, il vero cambiamento in realtà è stato scoprire che facendo impresa posso aiutare gli altri dandogli lavoro, migliorando la loro vita, finanziando ed investendo in buoni progetti. Il Mozambico te lo ricorda ogni giorno: devi lavorare per il bene di tutti. Anche stare qua in questo hotel è utile, qui incontro le persone che mi aiutano e rendono possibili molto dei miei progetti. Il denaro non va demonizzato, bisogna saperlo usare investendolo in buone cause”.
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Torniamo al ristorante per una serata di musica dal vivo e mentre visitiamo il Centro culturale Mirella mi racconta dei romanzi di Mia Couto e delle figure antropomorfe di argilla di Reinata, la scultrice makonde con i tatuaggi sulle guance. Poi mi mostra alcuni capi di Marinela Rodrigues fatti delle tipiche capulane, tessuti di cotone indiano o di altri paesi africani o  olandesi, con bottoni di turmalina nera montati su oro di Manicae. “Con la mescolanza tutto è possibile. Maputo è proprio questo, lo è sempre stata: una mescolanza di stili e culture. Anche la sua cucina: India, Africa, Europa, Cina. Una contaminazione di stili e culture che creano sapori e odori speciali. Creare fusione tra mboa, macophe, xima e un valpolicella e magari, un formaggio avvolto in foglie di vite delle alpi Italiane e una buona birra Laurentina preta. Con rispetto, senza timore”.
E’ evidente il suo amore per questo paese aperto al mondo e alle contaminazioni, nonché la sua preoccupazione per il suo futuro. Quando salutandola le chiedo dei suoi nuovi progetti mi dice: “Milano, Mozambico, Maputo, Mirella, troppe M per troppe coincidenze che hanno cambiato completamente la mia vita e tutte che cominciano con la M. Chissà quale sarà la prossima M.”
Sono passati quasi due anni da quella strana giornata a Msputo, ogni tanto ci sentiamo per raccontarci le novità . La scorsa settimana parlando della rubrica Cambio Vita di Kongnews Mirella mi ha fatto una richiesta: “Puoi scrivere di me, ma solo se chiarisci che il vero cambio vita che possiamo fare, ovunque siamo e in qualsiasi momento, è vivere per dare e creare intorno a noi benessere. E lo auguro a tutti vista la felicità che porta. Le contraddizioni del nostro essere paese in via di sviluppo sono le contraddizioni dei paesi già sviluppati. O miglioriamo insieme o nulla è possibile. Venire in Mozambico è sentire l’urgenza di vivere non solo per se stessi. Provare per credere!”
Ecco Mirella, promessa mantenuta.
E…si’, è vero, il Mozambico ti cambia, provare per credere.
Di Samantha Marcelli