Tiziana ha compiuto da pochi giorni 63 anni, da pochi mesi ha venduto la sua moto Ducati, “perché troppo costosa, non certo per altro”, e da due anni ha cambiato la sua vita lasciando lo stipendio sicuro di un lavoro nella pubblica amministrazione per “vivere pienamente ogni giorno, senza aspettare la pensione”. In molti le avevano detto di resistere gli ultimi anni, di mettersi in malattia, ma lei non ha voluto sentir ragioni. Ha letto tutti i libri sul cambio vita di Simone Perotti, da “Adesso Basta. Lasciare il lavoro cambiare vita” a “Ufficio di scollocamento – Una proposta per ricominciare a vivere” poi , dopo varie vicissitudini, nel 2013 si è decisa.
Proprio lo scorso mese ha scritto a Simone Perotti su Facebook: “Ho seguito i tuoi consigli. Ora lavoro il quadruplo e guadagno la metà.”Perotti le ha consigliato di scrivere un libro per raccontare la sua storia. Forse lo farà, per ora ecco quel che ha già voluto raccontare di sè. Tiziana appena terminato il liceo scientifico, in un collegio a Verona, diventa madre. Il matrimonio, nonostante i tentativi di salvarlo, anche cambiando città, dura solo due anni. Ben presto inizia così la sua vita da ragazza madre a Milano, e la necessità di lavorare per mantenere la figlia. Segue un corso per infermieri professionali, vari corsi di specializzazione, fa lavori saltuari, e poi grazie ad un concorso ecco l’ingresso nella pubblica amministrazione. “Ero arrivata ultima, non avevo raccomandazioni, ma dopo meno di due anni, grazie alle rinunce di chi era in graduatoria prima di me entrai.”
Ma a fronte della tranquillità dello stipendio fisso cresce in lei un senso di insoddisfazione ed irrequietezza. “Mi sembrava di non vivere davvero pienamente il mio tempo”. Studia, si aggiorna continuamente e a 40anni, quasi contemporaneamente a sua figlia si iscrive all’università: la figlia sceglie lo Iulm di Milano, lei Sociologia. Si laurea in quattro anni con una tesi sugli URP (uffici relazione con il pubblico) nella pubblica amministrazione, ambito in cui lei sta già lavorando come coordinatrice. “Ogni giorno osservavo le dinamiche malate dell’ufficio e notavo la poca proattività dei miei dirigenti, così servili con il potere. Contavano troppo le tessere di partito, il sindacato e le conoscenze.”
A 58 anni, mentre ormai pensava di essere arrivata agli ultimi due anni di lavoro, la legge sulle pensioni cambia e con la legge Fornero la sua situazione peggiora ancora: le si prospettano ancora più di 7 anni di lavoro. È a quel punto che Tiziana si pone la domanda di rottura: “caro datore di lavoro, io ti do il mio tempo, che è la mia vita, ma tu che mi dai?” La risposta per lei é chiara: “mi dai lo stipendio, ma solo questo, e la mia vita vale di più.”
Così dopo che il disagio già latente e gestito da anni esplode in nuovi malesseri fisici e psicologici, Tiziana decide di prendersi un periodo di aspettativa e si trasferisce per cinque mesi a New York dove segue un corso da orafa per creare gioielli. Torna serena, e proprio lo scarto tra quel benessere ed il disagio del suo lavoro nel settore pubblico la convince da lì a poco a licenziarsi. Così nel 2013 sistema le tre camere della casa dei nonni a Torbole, sulle rive del Lago di Garda, ed apre un Bed&Breakfast per “accogliere turisti e viaggiatori alla ricerca di pace e serenità, cultura ed autenticità, nonché di libertà.” Essendo vegana da 9 anni è stata una scelta naturale e irrinunciabile caratterizzare il proprio B&B come vegano. Ma l’atmosfera particolare del B&B è sicuramente anche frutto dei tanti viaggi fatti da Tiziana negli scorsi anni, tutti occasioni di ispirazioni, idee, profumi e sapori.
Mentre parliamo della libertà Tiziana mi fa notare che il suo cognome, Alberti, è l’anagramma di Libertà “mi mancava l’accento, ma l’ho preso a prestito da quello del mio secondo marito che da 34 anni mi è accanto”. Nel suo B&B, La Casota Vegan, arrivano turisti da tutta Europa, in estate in particolare dalla Germania. Tiziana anima il B&B organizzando spesso eventi culturali e presentazioni di libri. Io sono stata a trovarla in un pomeriggio dedicato al jazz. In una vetrina nella sala colazioni ho potuto ammirare le sue creazioni in rame, ottone, argento e bronzo, tutti gioielli unici creati dopo il suo ritorno da New York. Li presenta e li vende ai suoi ospiti.
Mentre mi mostra le foto dei suoi nipoti, mi dice che anche se ora è nonna ha ancora tanti sogni e con grande energia ed allegria mi descrive il suo progetto di vita, e poi aggiunge: “Non so quanti giorni vivrò ancora, ma so che ora ogni giorno, seppur nell’incertezza economica, lo vivo pienamente, costruendo relazioni vere ed autentiche. Mio marito fa consulenze, ma mi aiuta tantissimo quando è libero. Io seguo il B&B e creo gioielli. Certo mi è spiaciuto aver dovuto vendere la mia Ducati, ma questa vita austera è più mia e mi piace. E poi, quando voglio fare un giro in moto uso quella di mio marito, una Triumph.”
Salutandomi mi svela che Simone Perotti le ha consigliato di intitolare il suo libro con le frasi con cui aveva concluso il suo messaggio per lui: ” lavoro il quadruplo e guadagno la metà”. Insieme decidiamo il sottotitolo : “Ma sono felice e la felicità non ha prezzo”. Mentre la ringrazio per il racconto, e le chiedo di tenermi aggiornata sul libro Tiziana mi chiede di scrivere una cosa a caratteri cubitali. Ecco Tiziana, lo scrivo qui, alla fine, perché sia chiaro a tutti: “Non è mai troppo tardi per scegliere la libertà ed essere felici”.
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Di Samantha Marcelli
6 commenti
Se avete voglia e tempo (e volete sapere più di me) leggete il mio blog
http://pensierinomadi.wordpress.com o visitate il sito del mio B&B
http://www.lacasotavegan.it
Ahh, ho anche una pagina FB :-)https://www.facebook.com/LaCasotaVegan?fref=ts
Non ho capito che differenza ci sia tra imprenditrice e libera imprenditrice. Non era anche prima una “libera” funzionaria pubblica?
Ciao Igor, il titolo non è mio ma della redazione. Probabilmente si è voluto sottolineare l’essenza del mio racconto: riacquistare la libertà. Da funzionaria pubblica non ero libera. Ora lo sono facendo quello che mi piace.
La mia storia personale è sovrapponibile a quella di Tiziana. L’ente pubblico ti dà uno stipendio e una certa sicurezza ma il prezzo da pagare può essere molto alto. A parte una minore libertà se capiti in un brutto ambiente e non riesci a trasferirti in un altro ufficio in tempi brevi ti ammali, come è successo a lei e anche a me. Adesso non ho garanzie ma la libertà vale molto di più (almeno per chi è come me).
Grazie, Giuseppe per il tuo contributo. E’ la conferma di quanto pensassi prima e ora!
La libertà vale molto di più di uno stipendio fisso!! 🙂