Fulvia ha cambiato vita a 51 anni. Lo ha fatto con suo marito e con i suoi quattro figli. Prima viveva a Cossano, un piccolo paese canavesano, con poco più di 500 abitanti, ora, da due anni, vive a Tucson in Arizona. Ho scoperto la sua storia grazie al libro Con le radici si può volare dell’Organizzazione Frammenti di Storia al Femminile. Tra le tante storie raccolte nel libro la sua si chiudeva con una scelta da prendere: restare in Italia o accettare la sfida di una nuova vita negli Stati Uniti? Ho chiesto subito a Liliana Vogliano, la presidente dell’Organizzazione, il seguito della storia. Ho scoperto che una famiglia intera aveva preso il volo: direzione Arizona. L’ho cercata.
“Non è stato facile e non lo è, ma sono certa che sia stata la scelta giusta, per me, per noi, per i miei figli. In Italia era diventato impossibile.” Fulvia inizia con queste parole a raccontarmi di sè. Torinese di nascita, dopo il diploma in ragioneria aveva subito iniziato a lavorare in uno studio di commercialisti rimanendoci poi per quasi diciotto anni. “Ma la mia grande passione era il canto lirico, studiai e mi applicai tanto, nonostante il poco tempo, per riuscire ad entrare nel coro della Rai”. E proprio il coro fu galeotto. A 30anni Fulvia conobbe Alfredo con cui l’anno dopo si sposò.
“Condividevamo la fede, la passione per la musica e desideravamo una famiglia numerosa, e su queste basi si regge da più di vent’anni il nostro matrimonio”. La prima decisione della coppia fu di lasciare Torino per la tranquillità della campagna. “Volevamo qualcosa di non troppo lontano dato che entrambi continuavamo a lavorare Torino. Ci proposero una casa perfetta per le nostre esigenze a Cossano. Ci piacque subito, solo dopo scoprimmo che era una casa famosa. Lì, prima di noi, ci aveva vissuto Giulia Avetta, maestra, poetessa e prima sindaco donna del paese”. Poi vennero i quattro figli. Ogni gravidanza portò stravolgimenti nelle loro vite. La prima fece riscoprire a Fulvia la sua passione per la cucina: “Recuperai l’attenzione e la cura alla cucina di mia madre, e poi Alfredo mi spinse a migliorarmi, e così mi iscrissi ad una scuola di cucina a Torino. In seguito frequentai i corsi di famosi chef tra cui Marchesi”. Con il secondo figlio si presentò la necessità di trovare un lavoro più adatto alle nuove esigenze familiari. “E così quando la mia insegnante della scuola di cucina mi propose di rilevare la sua scuola accettai con entusiasmo. Quegli anni alla Fufi Scuola di Alta Cucina di Torino furono meravigliosi. Continuavo a viaggiare tutti i giorni da Cossano a Torino, ma la fatica era ripagata dalle soddisfazioni. Ed anche Alfredo si appassionò alla cucina, specializzandosi però come sommelier”.
Con il terzo figlio, e la conseguente necessità di incrementare le entrate, le venne l’idea di un ristorante e B&B a Cossano. “Ci vollero due anni per riuscire ad aprirlo ed anche dopo l’avvio nulla fu facile. Sia io che Alfredo stavamo ancora facendo altri lavori, e quindi era davvero impegnativo. E poi c’erano grandi contraddizioni: clienti entusiasti e vicini e conoscenti capaci invece di molte critiche…quanta gelosia, quante invidie”. Con il quarto figlio le esigenze economiche cambiarono ancora e la situazione precipitò quando nel 2009, anno in cui la crisi era già forte, Alfredo venne licenziato. “Nonostante io e Alfredo ci stessimo impegnando tantissimo nella scuola, nel ristorante e nel B&B, sembrava una strada senza uscita, ma nel giugno del 2011 ecco una sorpresa! Mi contattò un italiano residente in America dicendomi -porto ogni anno gruppi di Americani in Italia, vorrei portarli da lei, nella sua scuola. Ero felice! Ed incredula! Organizzammo per settembre una settimana di full immersion nella mia scuola di cucina. Fu un successo talmente grande che a dicembre mi riconttattarono per ripetere l’esperienza, ma a Tucson in Arizona”. Fulvia accettò, e provvidenzialmente nello stesso periodo un’amica ed allieva trasferitasi da poco in California la contattò per invitarla da lei. “Decidemmo di partire tutti. Di fare una vacanza lavoro di due mesi”.
Ma era solo l’inizio! Ci furono altre settimane di full immersion di cucina italiana in America e così Fulvia ed Alfredo iniziarono a pensare davvero di cambiar vita, “di lasciare quel sistema Italia che chiede tanto e da’ pochissimo”. Quando si decisero trovarono velocemente un locale italiano in vendita a Tucson ed iniziarono i preparativi per un trasloco progressivo di sei persone e per un rapido apprendimento dell’inglese. “Alfredo ed io partivamo svantaggiati perché i nostri figli sapevano già qualcosa”. E fu proprio al momento della partenza che l’Italia gli lascio l’ultimo brutto ricordo: “Un controllo fiscale sull’attività ormai chiusa da anni. Nessuna irregolarità, ma comunque un verbale da 25.000 euro. Ce ne andammo senza voltarci indietro”.
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Ed oggi? Com’è la vita a Tucson?
La nuova vita non è un idillio, è piena di sfide, continue e nuove e Fulvia lo ammette: “Superato il limite della lingua è venuto tutto il resto: un modo di pensare diverso e il grande problema del sistema sanitario americano. Qui curarsi è impossibile se non sei ricco. L’America è in mano a banche, assicurazioni ed avvocati”. Ma nonostante tutto questo Fulvia dice che li’ c’è la possibilità di fare, di crescere senza i vincoli assurdi di un Italia “che si sta autolimitando”. I ragazzi dopo due anni sono del tutto inseriti e pensano seriamente al loro futuro qui. “Tutti lavoriamo duramente al ristorante La Fufi Caffé Milano, (www.lafuficaffemilano.com). Sì, lo abbiamo chiamato così. Ogni giorno cerchiamo di tenere vivo un pezzo di Italia autentica e piena di valori”. Colgo nostalgia ed amarezza in più espressioni di Fulvia, come se una parte di lei volesse tornare. “L’Italia – quella bella, positiva e propositiva – ci manca. L’Italia della cultura, l’arte, la storia, la bellezza naturale e di tutti gli italiani che lavorano ancora onestamente con fatica, i piccoli imprenditori che lottano ogni giorno per la sopravvivenza. Ma molto probabilmente ci torneremo solo per trascorrere una bella vacanza. Per il momento dobbiamo ancora fare pace con un Paese che ci ha inferto ferite davvero troppo profonde”.
Grazie Fulvia Steffenone. Per la schiettezza e l’onestà di questo racconto di te. Potrei dirti che l’Italia che ti piace ti aspetta sicuramente a braccia aperte, ma già lo sai.
di Samantha Marcelli