Un’ordinanza per fermare la sperimentazione e l’installazione delle reti 5G in Sicilia: l’affondo sferrato a inizio agosto di Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, è di quelli che non passano inosservati e ha le fattezze di una vera e propria crociata contro la nuova tecnologia mobile. Nella missiva indirizzata ai sindaci dell’isola, il numero uno dell’Associazione per la difesa dei diritti dei consumatori ricordava l’esposto presentato nelle precedenti settimane alle procure della Repubblica delle nove province siciliane affinché aprissero indagini sui rischi per la salute connessi al 5G e puntualizzava un elemento importante: la battaglia, ha detto Tanasi, “si sposta ora sul fronte delle amministrazioni”, esortando i primi cittadini ad attivarsi per garantire la salute della popolazione e vietare qualsiasi sperimentazione e struttura legata al 5G nel territorio di loro competenza”.
A spingere decisamente verso il no alla nuova tecnologia, ci sono diverse concause, a cominciare dall’assenza di informazioni precise sull’argomento. “Allo stato attuale, le evidenze scientifiche non sono in grado di assicurare con assoluta certezza l’assenza di rischi suo fronte sanitario per i cittadini”, ha sottolineato infatti ancora Tanasi, che ha ricordato anche come in tali situazioni si debba applicare “il principio di precauzione e porre come interesse primario la tutela della popolazione, anche perché i sindaci sarebbero i primi soggetti chiamati a rispondere di eventuali danni prodotti da strutture tecnologiche autorizzate dalle amministrazioni”.
Perché la nuova tecnologia fa “paura”?La mozione di sfiducia verso il 5G di cui sopra non è, però, certo l’unica. Alcuni parlamentari italiani (di Fratelli d’Italia e M5s), ma anche gruppi di cittadini, associazioni e diversi scienziati hanno chiesto mesi addietro di fermare la diffusione della nuova rete e per farlo hanno anche firmato un appello internazionale, indirizzato all’Onu, all’Organizzazione mondiale della sanità, alla Ue, al Consiglio d’Europa e ai governi di tutte le nazioni. Evoluzione dell’attuale tecnologia 4G Lte in uso oggi, la rete mobile di quinta generazione promette velocità decisamente maggiori nel trasferimento dei dati rispetto alla precedente e quindi capacità tali da poter supportare applicazioni molto “esose” in termini di banda in qualsiasi campo. La sperimentazione in Italia è partita mesi fa in cinque città italiane (Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera) e se tutto procede come previsto, la rete 5G dovrebbe rendersi disponibile a un numero sempre più grande di utenti a partire dal 2020. Il nodo sui possibili rischi per la salute è legato alle frequenze del campo elettromagnetico più elevate che il 5G necessita rispetto alle tecnologie precedenti: si va infatti da 3 a 30 Gigahertzrispetto ai circa 2,6 GHz del 4G e agli 1,8 GHz del vecchio Gsm (lo standard di rete mobile di seconda generazione).
Ci sono frequenze e frequenze.L’entrata in gioco delle nuove reti, secondo i critici, aumenterebbe in maniera importante l’esposizione alle radiofrequenze e ai campi elettromagnetici e di conseguenza il rischio di “effetti gravi e irreversibili sulla salute delle persone e per l’ambiente”. E ancora: più è potente la frequenza radio, maggiori dovrebbero essere gli effetti nocivi sulle persone, ma vi sono diverse categorie di frequenze e nel caso del 5G entrano in azione raggi non-ionizzanti, gli stessi impiegati nella comunicazione Wi-fi, Bluetooth e Gps. Il segnale su frequenze elevate, inoltre, penetra e si diffonde meno bene (per questo motivo le celle di trasmissione del segnale devono essere più piccole e più capillari) e questo significa che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a un livello molto superficiale (della pelle). Gli studi compiuti sulle frequenze del 5G dall’Agenzia francese per la sicurezza, la salute e l’ambiente dimostrano in proposito come gli effetti immediati sulle cellule sono meno rilevabili rispetto a quelli legati all’uso delle attuali frequenze 2G/3G/4G, che provocano scarsamente percettibili di riscaldamento cellulare. I dubbi che ruotano intorno alla pericolosità del 5G sono dunque davvero giustificati?