Arriva dalla Nuova Zelanda la ricerca, riproposta solo qualche giorno fa dalla CNN, che lancia l’allarme razzismo nel settore della robotica. Secondo lo studio condotto dall’Human Interface Technology Laboratory e pubblicato dalla University of Canterbury infatti non sarebbe casuale la diffusione di robot umanoidi esclusivamente “bianchi”. Questa preferenza, anche se inconscia, anzi forse proprio perché tale, rifletterebbe secondo gli scienziati neozelandesi un razzismo di fondo preoccupante, da contrastare al più presto.
La ricerca. “Robot e razzismo” è il nome dello studio condotto dall’Human Interface Technology Laboratory della Nuova Zelanda alcuni mesi fa, ma giunto solo in questi giorni sotto i riflettori dell’opinione pubblica grazie alla visibilità ad esso concesso dalla CNN. La celebre emittente televisiva statunitense ha infatti rilanciato i risultati della ricerca con un tweet. “Avete mai notato la popolarità dei robot bianchi? Secondo una nuova ricerca, la scelta delle tonalità bianche in ambito tecnologico potrebbe dipendere dal razzismo” si legge sulla pagina ufficiale twitter della CNN. Secondo la ricerca neozelandese infatti, sebbene i robot non siano esseri umani, le persone riflettono su di essi i pregiudizi nutriti verso alcune categorie di persone. In particolare quindi, come ha spiegato a The Next Web Christoph Bartneck, lo scienziato a capo della ricerca dell’Hit Lab NZ, “i pregiudizi verso i robot neri sono la conseguenza dei pregiudizi verso gli Afroamericani”.
Il razzismo di fondo sarebbe secondo la ricerca una caratteristica comune a tutte le aziende impegnate nel settore della robotica. Dalla Nasa all’Honda, passando all’Ubitech, tutti i robot umanoidi messi appunto da quest’ultime sono caratterizzati dai tratti tipici dell’uomo bianco. Una tendenza quest’ultima in aperta contraddizione con la natura sempre più multietnica e multiculturale della società umana. “I robot umanoidi dovrebbero rappresentare la diversità umana. Sarebbe strano se i robot in America fossero tutti bianchi” ha dichiarato Bartneck ai microfoni di The Next Web, riflettendo sulle conseguenze che questa tendenza potrebbe avere sulla società futura. Secondo la ricerca infatti “se è ipotizzabile che nel futuro i robot saranno insegnanti, amici, accompagnatori, allora sarà un serio problema se tutti questi ruoli saranno ricoperti solo da robot bianchi”. Inoltre, come argomentato da Bartneck, i robot potrebbero in un futuro non troppo lontano ricoprire anche ruoli di autorità, e nel caso in cui continuino ad essere rigorosamente bianchi, ciò acuirebbe il problema dell’“imperialismo e della supremazia dei bianchi.”
Le fasi della ricerca. Lo studio si è realizzato attraverso due fasi distinte: nella prima, intitolata “Shooter bias”, ai partecipanti sono state mostrate per meno di un secondo immagini di persone e robot sia bianchi sia neri con il compito di “sparare” solo ai soggetti in possesso di armi. Ebbene, i robot neri senza armi sono stati colpiti con una frequenza maggiore rispetto ai bianchi con le armi. Questo risultato dimostra per gli scienziati, stando a quanto riportato dalla CNN, come questa “eccessiva presenza di robot bianchi può essere nociva per la percezione delle altre categorie di persone”. La ricerca è proseguita con un secondo esperimento nel quale sono state inserite anche immagini di robot dalla pelle meno scura. Il risultato è stato sorprendente in quanto “l’ampliamento di diversità razziale implicato da queste, ha determinato la scomparsa dei pregiudizi dei partecipanti verso i robot”.
La strada giusta sembrerebbe dunque quella di introdurre una maggior varietà di robot, in quanto ciò, secondo la ricerca, “potrebbe potenzialmente ridurre i pregiudizi nei loro confronti”. A tal proposito il primo a dirsi fiducioso è stato lo stesso Dott. Bartnek: “Ciò mi porta a credere – ha infatti dichiarato lo scienziato – che nell’offrire più opzioni razziali, non abbiamo nulla da perdere, ma solo da guadagnare”.