Solo l’anno scorso, più di 360 milioni di persone hanno fatto il loro ingresso online, con una media di 1 milione di nuovi utenti al giorno. Questo picco significa che attualmente il 57% della popolazione mondiale (circa 4.388 miliardi di individui) risulta connesso a Internet. Non è solo il numero di utenti a essere aumentato, in base all’Hootsuite Digital Report 2019, sta aumentando anche la quantità di tempo online, con una media di oltre 6 ore e mezza trascorse ogni giorno.
Con l’aumento della velocità di connessione Internet fissa del 18% e mobile del 33%, non sorprende che un colosso dello streaming come YouTube sia il secondo sito più visitato al mondo, con una media di 21 minuti per visita. Tutto questo conduce a una quantità di tempo spesa online pari a oltre 1,2 miliardi di anni entro la fine del 2019, di cui il 48% avverrà tramite connessioni mobile da dispositivi quali tablet, smartphone e wearable.
Se è Internet a rendere possibile l’Industria 4.0, i dati sono sicuramente il suo carburante. La crescita esponenziale delle informazioni è indiscussa, mentre i numeri che vi stanno dietro (generati da cloud, IoT e altre tecnologie in sviluppo) sono ancora difficili da articolare, analizziamo quindi questa esplosione di dati nel contesto “un giorno nella vita dei dati”. In base a un report pubblicato da Raconteur Media, basato sui dati di PWC, Twitter, Facebook Research, Intel, PwC & Smart Insights, sono 294 miliardi le email inviate, 500 milioni i tweet postati, 4PB di dati creati su Facebook e 65 miliardi di messaggi di Whatsapp inviati ogni giorno. Pensando al prossimo anno, si prevede che la quantità di dati digitali sarà dieci volte più grande, raggiungendo 44ZB.
Qual è il problema quindi? Dopo tutto, con la proliferazione di Internet e la crescita dei dati aumentano anche i benefici economici; con lo sviluppo economico si ottiene maggiore stabilità governativa e una migliore stabilità garantisce mobilità e integrazione sociali maggiori per tutti i cittadini. Sempre in base al report di Hootsuite, circa il 42% degli utenti di Internet – cioè quasi 2 miliardi di persone a livello globale – si dichiara preoccupato per la privacy dei dati. Non è un numero esiguo che può essere ignorato, e non è una coincidenza che negli ultimi dodici mesi abbiamo assistito all’entrata in vigore di nuovi regolamenti di protezione dei dati, dal GDPR in Europa al CCPA in California, fino agli aggiornamenti del PDPA a Singapore.
Cercare di contenere la diffusione di Internet o la creazione di dati è come cercare di respingere la marea – impossibile almeno che non si possieda un tridente -. Il valore di questi dati è utile per mettere in evidenza la necessità di rispondere alle richieste di protezione della privacy di un mondo sempre più affollato e digitale. Solo costruendo una cultura e un’offerta tecnologica aziendale che pone la conoscenza, l’utilizzo, l’archiviazione e la gestione dei dati al centro di tutti i processi e le decisioni strategiche quotidiane, si otterrà la fiducia fondamentale per sostenere un’economia realmente digitale, connessa e fiorente.