Governi, università, centri di ricerca, esperti di tecnologia e grandi pensatori, il gotha della comunità economica, i top manager: l’intelligenza artificiale è un tema che interessa molteplici soggetti e riguarda sempre più da vicino anche il mondo delle aziende, che delle applicazioni basate sugli algoritmi sono sia fruitori che in diversi casi anche “produttori”. Ma quanto la questione dell’etica di questa tecnologia è di interesse per le aziende? E come può creare problemi con i clienti? Capgemini Research Institute, per rispondere a questi quesiti, ha raccolto le testimonianze di 4.400 consumatori e di 1.580 professionisti di società da oltre un miliardo di dollari di fatturato annuo di diversi Paesi (Stati Uniti, Cina, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, India, Italia, Spagna e Svezia) interpellando un po’ tutte le figure aziendali fra manager, responsabili delle risorse umane e del marketing, informatici, esperti di data science. Ebbene, fra le principali risultanze dello studio (“Why addressing ethical questions in AI will benefit organizations”) emerge in modo evidente una sostanziale spaccatura: un manager su due (il 51%) pensa che garantire l’etica e la trasparenza dei sistemi di intelligenza artificiale sia importante per le aziende e per gli utenti. L’altra metà del campione, ovviamente, è di parere diverso. La schiacciante maggioranza delle grandi imprese, invece, nove su dieci, ha avuto negli ultimi due o tre anni almeno un problema con i propri dipendenti o clienti a causa della scarsa trasparenza dell’AI.
Tecnologia troppo veloce e risorse inadeguate. Perché manca trasparenza e rispetto dell’etica nei sistemi di AI? Le motivazioni assunte dalle aziende sono diverse e spaziano dall’ossessione della velocità nel lancio di nuovi servizi (causa citata dal 34% dei manager intervistati) al fatto di non aver considerato il problema in fase di progettazione e sviluppo (33%), dalla scarsità di mezzi economici, tecnologie o persone da dedicare a questo tema (voce che riguarda il 31% del campione) all’assenza di un vero e proprio codice etico sull’AI da seguire. Il giudizio dei consumatori è invece più netto e riflette una certa “insoddisfazione” circa la poca trasparenza sulle finalità dell’intelligenza artificiale. Quasi la metà dei soggetti (il 47%) è incappata in “problemi etici” legati all’AI negli ultimi due o tre anni, il 74% ha detto di desiderare una maggiore chiarezza in relazione ai servizi erogati tramite chatbot e il 76% si dice d’accordo con l’idea che l’intelligenza artificiale sia regolata da leggi aggiuntive a quelle esistenti. Solo il 6%, per contro, dissente e il 18% esprime incertezza o non ha saputo rispondere. Per oltre tre quarti delle persone, in definitiva, è preferibile avere più regole e meno libertà, piuttosto che rischiare un uso dell’intelligenza artificiale discriminatorio e non verificabile.
Aziende attenzione, ecco come affrontare il problema. Gli esempi di problemi citati dal report di Capgemini fanno esplicitamente intendere come come le aziende siano direttamente interessate al tema dell’AI etica. Qualche esempio? Fin quanto possono spingersi i responsabili Hr nell’utilizzo degli algoritmi per la selezione del personale senza rischiare di sfociare in una sorta di “eugenetica del recruiting” discriminatoria? Fin dove possono arrivare gli apparati di videosorveglianza pilotati dall’intelligenza artificiale per tutelare la sicurezza del personale? Si possono, ancora, impiegare i dati personali delle persone per la ricerca medica, anche senza esplicito permesso? Il consiglio che ha sottoscritto Andrea Falleni, managing director, Capgemini Business Unit Italy, suona più o meno in questi termini: “per conquistare la fiducia dei consumatori, le organizzazioni sono chiamate ad attuare sistemi e politiche etiche per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Non si tratta solo di un tema di compliance, ma di un’opportunità per generare benefici significativi in termini di fidelizzazione, engagement e riconoscimento”. Il primo passo è definire un codice di condotta basato sui valori aziendali senza dimenticare di garantire adeguato supporto ai destinatari dei servizi.