Rende – “La dimensione marittima della sicurezza cibernetica è una priorità per il Paese e l’intelligence rappresenta uno strumento essenziale”. Così Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, presentando il Seminario organizzato dall’Osservatorio sulla Sicurezza Marittima istituito presso il Laboratorio sull’Intelligence dell’Ateneo calabrese.
Si è trattato di una manifestazione ricca di argomenti, urgenti e attuali, che ha aperto una settimana di laboratori concentrati sulla sicurezza cibernetica e le nuove tecnologie. Dopo i saluti del Rettore Gino Crisci e del Vice Direttore del Dipartimento Culture, Educazione e Società, Maria Mirabelli, il Seminario ha suscitato l’attenzione dei presenti con la presentazione del Contrammiraglio Francesco Chiappetta, che ha introdotto la geopolitica degli spazi marittimi, le rotte commerciali e la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture portuali. L’analisi del contesto marittimo, anche dal punto di vista normativo, è continuata con l’indicazione dei riferimenti fondamentali per comprendere un settore complesso, le sue vulnerabilità, i suoi rischi e i suoi pericoli.
La lezione ha affrontato poi le criticità della pirateria marittima e della protezione a bordo dei mercantili, nonché l’impiego dei servizi privati di Security, con l’intervento della ricercatrice del Sant’Anna di Pisa Francesca Sterzi, che ha spiegato, attraverso richiami chiari e puntuali, la complessità della materia, gli organismi di riferimento e le norme principali. Nel pomeriggio l’intervento del ricercatore del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria Andrea Sberze ha evidenziato le nuove tecnologie utilizzate in ambito marittimo, la digitalizzazione del comparto, la dimensione cibernetica della sicurezza marittima, la necessità di nuove capacità gestionali collegate ai cambiamenti dell’industria e della logistica e le conseguenti vulnerabilità, con l’insorgenza di nuovi rischi e minacce. Infine, a conclusione dei lavori, si è insistito, ancora una volta, sulla necessità di un’intelligence che sia, anzitutto, investimento culturale per cogliere quella visione d’insieme che consente di cogliere i rapidi cambiamenti della dimensione marittima.