L’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, ha definito la tecnologia come un (potenziale) rischio per i tumori, inserendola nella stessa categoria in cui rientrano anche la caffeina o le bibite. La definizione, che esclude la componente pericolo, azzera di fatto (almeno per il momento) la possibilità che il 5G possa essere causa diretta di tumori ma fa trasparire al contempo l’ancora limitata conoscenza dei possibili impatti delle nuove reti. Cosa sappiamo di certo? Probabilmente solo che, essendo una tecnologia trasmissiva che si basa su onde più corte, per il 5G servirà installare più antenne, con tutti i possibili danni ambientali del caso.
L’Istituto Superiore della Sanità, entrando in argomento salute, ha ricordato di recente come le attuali linee guida internazionali e ufficiali, dettate da organismi come lo Iarc (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e la stessa Organizzazione mondiale della Sanità, non evidenzino nessun rischio per le antenne cellulari, e per una ragione ben precisa: le potenze utilizzate dalle infrastrutture di trasmissione del segnale sono di gran lunga inferiori rispetto a quelle che hanno sollevato qualche timore negli studi sperimentali sui topi. Gli esperti, insomma, non lanciano allarmi e e definiscono le radiofrequenze emesse dai cellulari come un elemento “possibile cancerogeno” e non probabili o certi, e cioè il livello più basso di rischio, per cui la scienza ufficiale al momento è incerta che ci possa essere davvero un pericolo. Solo un massivo utilizzo dell’apparecchio, e quindi la vicinanza della fonte di emissione al nostro cervello aumenta considerevolmente l’assorbimento delle onde elettromagnetiche e quindi il potenziale rischio.
Una materia da studiare. Alessandro Vittorio Polichetti, primo ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità, al Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni, si è espresso sull’argomento in modo esplicito: “ad oggi non ci sono evidenze e motivi particolari per pensare che la rete 5G sia più pericolosa di quelle in uso. Ovviamente questo non significa che l’argomento non debba essere studiato e approfondito”. Di studi in materia, negli ultimi quindici anni, ne sono in realtà già stati fatti parecchi e proprio l’esperto ha ricordato un’indagine che fa capo al progetto di ricerca Interphone, coordinato dallo Iarc, secondo cui, pur esistendo una correlazione statistica fra l’utilizzo del telefono cellulare e l’aumento dei casi di glioma e il neurinoma del nervo acustico (quest’ultimo benigno), non è possibile stabilire con certezza se c’è effettivamente una causalità. C’è quindi un secondo punto che “scagiona” il 5G. La nuova tecnologia, come ha ribadito Polichetti, è ampiamente al di sotto dei limiti per l’esposizione ai campi elettromagnetici e tali limiti sono stabiliti dalle normative, in particolare dalla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 12 luglio 1999. I timori circa possibili conseguenze per la nostra salute sono quindi del tutto infondati? Non possiamo affermarlo in modo assoluto, in quanto l’ipotesi di un legame fra utilizzo del cellulare e tumori cerebrali trova fondamento in studi (a firma, per esempio, dell’Istituto Ramazzini onlus di Bologna e del National Toxichology Program statunitense) che hanno analizzato gli effetti sugli animali delle tecnologie di rete mobile precedenti, e in particolare il Gsm e il 3G, tecnologie che sono differenti rispetto al 5G.
Un falso problema. Sulla rete di quinta generazione, non ci sono invece ancora studi ritenuti significativi su animali o sull’essere umano. E se il timore diffuso riguarda il fatto che le frequenze sono più alte, con lunghezze d’onda ridotte (le cosiddette onde millimetriche), l’osservazione del ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità è la seguente: “è bene sottolineare che gli effetti termici e connessi all’assorbimento dell’energia elettromagnetica a queste frequenze e lunghezze d’onda sono già accertati e non pongono alcun tipo di preoccupazione”. E anche l’esigenza di dover installare un maggior numero di antenne è a detta di Polichetti un falso problema, perché le antenne dovranno essere di numero maggiore proprio perché avranno una potenza minore, e di conseguenza l’esposizione ai campi elettromagnetici per gli utenti sarà inferiore anche rispetto ai sistemi precedenti”. Lo scenario, in definitiva, è quello di un “work in progress” necessario per capire meglio quali (e in che misura) potrebbero essere i reali effetti del 5G sulla salute ma per il momento non sembrano esserci ragioni che portino ad associare le nuove reti al rischio di tumori. Esattamente come accaduto in passato con le altre tecnologie mobili.