Mito1: automatizzare non serve se l’inefficienza è a monte. Primo mito: la trasformazione digitale riguarda gli RPA (Robotic Process Automation). Una volta implementati gli RPA abbiamo efficientato la nostra azienda. Se ho processi inefficienti una volta automatizzati avrò semplicemente processi inefficienti automatizzati. Dobbiamo rivedere fortemente tutti i processi, guardarli con l’occhio del cliente e semplificarli, prima di automatizzarli.
Mito2: Una Business Unit dedicata risolve il problema. Secondo mito: facciamo una bella Open Innovation Unit e abbiamo risolto i nostri problemi. Non basta inserire in una vecchia struttura una nuova business unit per fare innovazione. Dobbiamo piuttosto ripensare a quale tipo di struttura facilita l’innovazione, l’agilità di pensiero, lo scambio di idee ed esperienze. Strutture rigide a silos sono superate tanto quanto le gerarchie tradizionali.
Mito3: basta qualche “flebo di Change” e la cura è trovata. Terzo mito: qualche “flebo di Change” e le persone adottano le nuove tecnologie. Niente di più errato: le persone non adottano nulla di nuovo se non sono costrette a farlo o se non ne riconoscono un enorme vantaggio anche personale, e anche quando lo riconoscono faranno fatica a cambiare il proprio modo di pensare e le proprie abitudini. Quanti di voi hanno iniziato a fare attività fisica semplicemente perché hanno riconosciuto che fa bene? O a smettere di fumare perché sanno che fa male? Inoltre, se le persone anche dovessero cambiare, lo fanno molto più lentamente della tecnologia. Dobbiamo nelle nostre aziende sviluppare il Digital Mindset dei nostri collaboratori e questo significa non solo insegnare loro a usare un programma di CRM o a fare una Presentazione PowerPoint in modo efficace. Non è solo una questione di Digital Behaviour.
Le quattro agilità del Digital Mindset. Per sviluppare il Digital Mindset dobbiamo lavorare su quattro agilità. Behavioural Agility: e fin qui è chiaro che si tratta di formare le persone all’uso della tecnologia. Cognitive agility: la flessibilità di pensiero delle persone, il pensiero laterale, problem solving etc. sono solo alcune parole chiave di questa agilità ma anche la capacità si sperimentare e la possibilità di fare errori (e qui si apre un mondo, quello della cultura dell’errore: punizione o opportunità?) Social Agility: intesa come agilità non solo nel saper usare in modo intelligente i social media ad esempio costruendo il proprio PLN (Personal Learning Network) ma anche e soprattutto la Social Human Agility e quindi la capacità di creare relazioni di fiducia sfruttando (anche ma non solo) la realtà aumentata che ci mette a disposizione la tecnologia. Ed infine la Change Agility: quanto alleniamo le nostre persone ad uscire dalla propria zona di comfort, a starci, a resistere all’inevitabile mal di pancia per poi riuscire a cambiare o a modificare anche solo una piccola cosa per andare nella direzione giusta rispetto a questa trasformazione digitale?
La Trilogia della Digital Transformation: Tecnologia-Struttura-Mindset. La trasformazione digitale riguarda: tecnologia, struttura (organizzativa) e Mindset. Come abbiamo visto, ognuno di questi tre aspetti ha un suo mito da sfatare. Dovremmo iniziare proprio da questo: smantellare uno ad uno i miti che abbiamo nella nostra testa rispetto alla trasformazione digitale e subito dopo, prima di iniziare dovremmo porci una seria domanda: vogliamo davvero trasformare il nostro modo di fare business oppure abbiamo in realtà un nostro tetto di vetro oltre il quale non vogliamo andare?
La trasformazione digitale non ha cambiato le organizzazioni ma ha cambiato il cliente ed il modo in cui egli compra beni e servizi. Il cambio organizzativo dei processi, quello delle strutture ed il cambio di Mindset di chi quel cliente se lo vuole ancora tenere stretto è solo una logica conseguenza che farà la differenza.