Il sistema delle imprese manifatturiere italiano presenta una maggiore propensione all’utilizzo dei robot delle competitor tedesche. E’ quanto fa sapere Confartigianato in una nota, analizzando i dati Eurostat.
I numeri. Le informazioni centrate sui processi della digital economy evidenziano che nel 2018 le imprese manifatturiere – i regolamenti statistici internazionali centrano queste analisi sulle imprese con 10 addetti e oltre – in Italia utilizzano i robot nel 19% del totale, 3 punti superiore al 16% delle omologhe imprese tedesche e di 1 punto sopra alla media dell’Ue a 28. – spiega Confartigianato – Prevale l’utilizzo di robot industriali, presenti nel 16% delle imprese italiane, 2 punti sopra il 14% rilevato in Germania. Meno diffusi i robot di servizio, rilevati nel 6% delle imprese italiane e nel 4% delle imprese tedesche.
La presenza di robot – si legge nella nota – sale al 29% nel settore dei metalli e al 21% nella produzione di computer ed apparecchiature elettroniche e nel raggruppamento di petrolchimica e minerali non metalliferi. Si osserva la maggiore diffusione dei robot in Italia nonostante una dimensione media delle imprese manifatturiere (con oltre dieci addetti) pari a 45 addetti per impresa, la metà dei 93 addetti per impresa rilevati nella manifattura tedesca.
La robotica assume rilievo anche sul fronte dell’offerta. In Italia operano 557 imprese nella fabbricazione di robot, che danno lavoro a 11.109 addetti, con una crescita del 5,2% nell’ultimo anno rilevato. Il settore ha registrato un vero e proprio boom, con un aumento di 4.236 addetti, pari al +62%, nell’arco di cinque anni. – prosegue Confartigianato – La dimensione media delle imprese settore è di 19,9 addetti per impresa. Nell’ambito settoriale in cui operano le imprese della robotica il 45,4% degli addetti sono impiegati nelle micro e piccole imprese.
Il confronto. Negli ultimi dodici mesi – si legge ancora – l’export di robot sale a 412 milioni di euro, con una crescita tendenziale del 24,2% nei primi sette mesi del 2019, con una maggiore accentuazione nei Paesi extra Ue (+39,8%) rispetto a quella registrata nell’area dell’Unione (+9,6%).
Le importazioni. Primo mercato dei robot made in Italy – conclude Confartigianato – è quello degli Stati Uniti (15,8%), seguito da Belgio (12,3%, quota che può essere influenzata dall’interscambio con le economie emergenti attraverso il porto di Anversa), Germania (11,7%), Brasile (7,5%), Francia (6,6%), Cina (6,5%). A fronte di importazioni di robot per 197 milioni di euro, il saldo del commercio estero è positivo per 215 milioni di euro.