Oltre il 55% dei direttori del personale ha comunicato la disponibilità a Confindustria ad attivare un centro vaccinale all’interno della propria azienda. Il 17% circa, invece, lo sta valutando mentre il 29% ha risposto negativamente. Rispetto alla disponibilità più in generale ad attivare un centro vaccinale in azienda, il 50% dei direttori del personale ha risposto sì mentre il 40% lo sta valutando. Questo uno dei dati emersi dalla ricerca promossa dall’AIDP – l’associazione dei direttori del personale – sui vaccini in azienda a seguito della disponibilità annunciata dal Presidente della Confindustria Carlo Bonomi.
I risultati della survey. Il 48% dei direttori del personale ha dichiarato la disponibilità della loro azienda per i vaccini sia per i dipendenti che per i loro familiari, il 38% solo per i dipendenti, il 5% ha dato disponibilità anche per i dipendenti di altre aziende mentre per il 9,3% la disponibilità è per tutti i residenti del territorio. Rispetto ai costi, il 48% sarebbe disponibile a farsene carico direttamente, oltre il 38% lo sta valutando e il restante 13% non è disponibile a sostener ei costi connessi. Il 38% delle aziende ha già al suo interno una struttura, ambienti e percorsi adeguati a gestire il processo di vaccinazioni e il 42% lo sta valutando. Il 18% non è attrezzato da questo punto di vista. Il 19% dei direttori del personale, inoltre, si sta attivando per trovare strutture e ambienti da destinare alla gestione dei processi di vaccinazione all’esterno dell’azienda. Soluzione a cui sta pensando anche il 38% delle aziende. Il 54% delle aziende ha già personale in grado di eseguire la vaccinazione all’interno delle aziende come medici competenti e infermieri mentre oltre il 16% lo sta valutando e il restante 29% non è attrezzato da questo punto di vista e il 39% ha già verificato la disponibilità del medico competente a somministrare il vaccino.
Le criticità. Rispetto alle criticità del ruolo dell’azienda nella somministrazione dei vaccini per il 59% dei direttori del personale queste risiedono nella posizione espressa dal Garante, laddove afferma che il datore di lavoro non può per legge acquisire il nominativo dei lavoratori che intendono o si sono vaccinati, neanche per tramite del medico o con il loro esplicito consenso e di conseguenza, quindi, nell’organizzazione delle liste delle persone da vaccinare. Il 54% ha dichiarato che questa posizione del Garante è un forte elemento di dissuasione ad organizzare le vaccinazioni in azienda. Per il 60% la criticità più evidente è la responsabilità in caso di reazione allergica. Anche in questo caso per una significativa platea di aziende, il 48%, questo è un elemento di forte dissuasione. Infine per il 53% circa esiste una difficoltà nella gestione e conservazione dei vaccini.
“Il ruolo delle aziende e dei direttori del personale nella concreta disponibilità data nella gestione della campagna vaccinale evidenzia un elevato senso di responsabilità civile che mi preme sottolineare e che non è scontato, – spiega Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP -. Come emerge dai nostri dati c’è un’elevatissima percentuale di aziende già disponibili, e altre che arriveranno, che si sono messe a disposizione, facendosi carico anche dei costi connessi. Non solo, ma numerose aziende sono disponibili a vaccinare non solo le famiglie dei dipendenti, ma anche i dipendenti di altre aziende e tutte le persone del territorio di appartenenza. Ciò detto non vanno sottaciute anche le difficoltà che pur ci sono. Tra queste, seppur assolutamente legittime, le implicazioni dal punto di vista della privacy, come ribadito dal Garante, sono certamente un ostacolo che auspico vengano in qualche modo attenuate vista la straordinarietà del periodo storico che stiamo vivendo, unite anche a difficoltà logistiche e organizzative che andranno affrontate”.