Il debate èun progetto innovativo, sperimentato prima in una scuola e poi attraverso una rete, che a sua volta ha generato opportunità e nuovo valore; un progetto che ha contributo al processo di innovazione didattica della scuola italiana attraverso la sperimentazione di nuovi modelli nell’ambito della comunicazione, della cittadinanza attiva e della responsabilità sociale.
Scuole virtuose aperte allo strumento della rete ci sono sempre state e lo hanno utilizzato per lo più a livello territoriale per il conseguimento di obiettivi circoscritti. Nel 1999 l’art. 7 dedicato alle “Reti di scuole” del Regolamento dell’Autonomia Scolastica ha lanciato alle scuole la sfida a innovare dal basso in settori strategici, aggregando istituzioni e persone su progetti di valore, a pensare e pensarsi in modo diverso rispetto alle abitudini e alla tradizione. Una sfida che ha portato spesso a esiti impensabili per numero di partecipanti, per processi innovativi innescati sia didattici sia organizzativi, per le competenze attivate anche nell’ambito delle soft skill.
Il debate consiste in una discussione formale e regolamentata nella quale gli interlocutori supportano la loro posizione con argomentazioni strutturate e logicamente valide, nel rispetto dei tempi e dell’avversario, senza pregiudizi e prevaricazioni, nell’ascolto e nel rispetto dell’opinione altrui. La pratica del debate rafforza il senso di una cittadinanza attiva e responsabile, permette di acquisire una maggiore apertura mentale e di essere più disponibile al confronto di opinioni. Consente a chi lo pratica di sviluppare capacità argomentative, di analisi proattiva e attitudine al pensiero critico, oltre a capacità di gestione delle tecniche di comunicazione verbale e non verbale.
E’ stato introdotto in Italia alla fne degli anni Novanta dall’Istituo Economico Enrico Tosi di Busto Arsizio (Va), che lo sperimentò in quanto membro di una rete internazionale di scuole di eccellenza, il World School Forum, che lo utilizza per far dibattere gli studenti su temi di rilevanza sociale e civile. Nel 2013 sei scuole pioniere fondarono la rete Wedebate, con il Tosi come scuola capofila. Oggi le scuole della Rete sono quasi trecento; ogni regione ha una scuola polo, che in collaborazione con la scuola capofila, si occupa di formare studenti e docenti nel proprio territorio e genera reti locali.
Si è dunque creata una rete capillare diffusa a livello nazionale che ha la pecularità di vivere grazie alla collaborazione attiva di docenti, dirigenti e, caso forse unico, vede anche gli studenti promotori di attività: fanno nascere club di debate, partecipano all’organizzazione di tornei, i più esperti diventano coach dei nuovi debater secondo la logica del peer to peer e svolgono il ruolo di giudice nelle competizioni. La rete ha abbattuto le barriere tra le discipline: hanno acquisito le competenze del debate docenti di qualsiasi materia, che hanno imparato a lavorare in team, anche se appartenenti a scuole diverse, a scambiarsi buone pratiche, a progettare insieme attività didattiche e organizzative. Ha modificato la programmazione dei consigli di classe, facendo convergere discipline diverse su topic comuni, favorendo la valutazione per competenze e rompendo gli schemi della lezione frontale con l’introduzione di attività di teamworking, di cui il docente è coach e in cui ogni studente contribuisce nel ruolo assegnato e con la responsabilità individuale di far crescere il gruppo. La rete si è aperta a collaborazioni con il mondo esterno alla scuola e dal reciproco scambio sono nati nuovi progetti di valore, quali le prime Debate Academy Italiane di debate, una immersione di attività di debate condotte da coach internazionali e di sport.
Nel marzo 2019 è nata la Società Nazionale Debate Italia (SNDI) per dare continuità alla pratica del debate anche nel contesto sociale e civile. La Società aggrega già più di duecento iscritti – cittadini, studenti e docenti, anche univeristari, professionisti; è stata riconosciuta da I.D.E.A., la rete mondiale delle organizzazioni che educano al debate al fine consentire ai giovani di dare voce alle loro idee, e da World School Debating Championships, organizzazione internazionale per la gestione del campionato mondiale di debate; sta attivando collaborazioni con le Università e il mondo del lavoro e delle professioni, in quanto il debate è un potente strumento dialettico che permette, in svariati contesti, di sviluppare capacità di team building e di gestione di confronti e conflitti, promuovendo una cultura partecipativa al processo decisionale delle organizzazioni; ha collaborato con la trasmissione televisiva Zettel Debate, per la produzione di moduli di debate fruibili a in vasto pubblico, e con il Politecnico di Milano e il Ministero dell’Istruzione per la realizzazione del primo MOOC sul debate.
Il valore della rete. La rete ha superato la distinzione tra scuole di ordine diversi, perché ha trasferito il debate e le competenze che attiva indistintamente a studenti di istituti e licei, facendoli anche incontrare in competizioni territoriali, nazionali e internazionali. Il debate supera confini, distinzioni e pregiudizi. Potenzia l’affinamento della propria lingua e l’utilizzo dell’inglese come lingua veicolare delle competizioni internazionali. Il modello formativo scelto – residenziale e a gruppi misti di studenti e docenti – mette i partecipanti in una situazione esperienziale, che consente di acquisire metodo e competenze e di sperimentarle, superando distinzioni di ruoli e di età. A scuola permette di rompere il gruppo classe, creare situazioni peer to peer e ridefinisce il ruolo del docente come coach e non trasmettitore di sapere. Il debate, in conlcusione, allena i debater a far emergere i propri talenti, ad essere contempraneamente protagonisti e collaborativi, a com-petere, cioè tendere insieme, per il successo di un’idea.
Articolo a cura di Nadia Cattaneo e Marco Vigini.