Diverse volte mi sono chiesto se fosse possibile individuare i tratti comuni di chi fa networking tratteggiando una sorta di identikit delle persone che credono e investono nelle relazioni in modo genuino e naturale, a prescindere da momenti o situazioni di bisogno. Scoprire cosa si può fare per qualcun altro o meglio “pensare e progettare instancabilmente valore per l’altro e per sé” dovrebbe far parte del “DNA” di un networker, interpretando l’acronimo Dynamic Networking Ability di chi vive e sente il networking come filosofia di vita, spirito di servizio per gli altri, amore delle connessioni e dello scambio genuino.
Lo stile del networker si potrebbe sintetizzare con una frase che più di tutte rende il reale spirito: “trattare tutti come dei re” a prescindere da ruoli apicali con quell’attenzione unica che fa sentire veramente speciale l’altra persona unito alla gentilezza, nei modi e nei toni, con le persone che incontriamo sul nostro percorso che poi è quello che tutti noi vorremmo trovare, “una forza che non nuoce ma può cambiare il mondo” (vedi Ferrucci la forza della gentilezza). L’atteggiamento è quello di apertura e di ascolto, di dare (c.d giver di Adam Grant) senza necessariamente aspettarsi qualcosa in cambio, differenzia il genuino networker: ognuno merita di essere trattato con gentilezza e rispetto e il networker è una persona in grado di fare doni di ascolto, di attenzione, di rispetto e di creazione di contatti e/o informazioni.
Per diventare un networker non esiste una sola ricetta, ma un equilibrato mix di diversi elementi, così come un eccellente piatto non è mai la risultanza di un singolo ingrediente. Essere o diventare un networker è alla portata di tutti e non deve essere una barriera mentale pensando di non poterci mai arrivare in quanto ognuno di noi possiede, spesso senza saperlo, di un capitale sociale relazionale veramente importante. Se e quando il Networking riesce a diventare un atteggiamento mentale, che non significa agire come se necessariamente dovessimo concludere un affare: infatti solo vivendo il networking come una relazione genuina, sana, intellettualmente onesta e trasparente potremo ottenere il meglio dagli altri e da noi stessi, alimentando un continuo e reciproco scambio senza mai mettere pressione all’interlocutore che non deve sentirsi obbligato a fare qualcosa per noi.
Per la mia esperienza continuo a vedere che in Italia la “scoperta del networking” avviene in situazioni molto difficili, spesso collegata alla perdita del lavoro oppure a livello di business dove l’obiettivo è in primis prosciugare l’altra persona. Di rado ci rendiamo conto della potenzialità e ricchezza delle relazioni intorno a noi, cui non sempre attribuiamo la giusta importanza e attenzione. Oggi, complice anche la diffusione dei social e dell’on line, occorre rimettere il networking dando la “dignità scientifica” che merita e togliere così il velo alle sue “inesauribili” opportunità e potenzialità come avviene da tempo in altri paesi dove viene ampiamente utilizzato sin dalle scuole.
Dobbiamo sradicare definitivamente la nostra “triste” matrice culturale per cui se una persona fa qualcosa per qualcun altro significa che lo sta “raccomandando”. La cultura del networking è quella della complessità delle relazioni e delle interconnessioni, è legata alle referenze costruite su credibilità, professionalità, fiducia, sul valore che si è creato reciprocamente oltre che sulla propria reputation personale. Occorre sforzarsi di andare verso gli altri e, se possibile, “prendere per mano” le persone che si incroceranno: espandersi nel “dono” vuole dire evolvere e raggiungere un nuovo stato di consapevolezza e di relazione con gli altri e con sé stessi, infatti il potere energetico che mette in moto la generosità è che produce del bene sia in chi dà che nella persona che riceve.
Il vero networking è avere una fede profonda in sé stessi e nell’aiutare le persone a scoprire le proprie aspirazioni e a non abbandonarle, a fornire strumenti e indicazioni per raggiungere un maggior successo e benessere personale e professionale nella propria vita: solo se e quando ognuno di noi avrà dato il suo genuino contributo potremo dire di essere riusciti a creare una società migliore, a costruire un network di successo per tutti noi.