Il digitale trasforma le nostre vite, le nostre abitudini e, naturalmente, anche il nostro modo di lavorare, gli spazi in cui andiamo a svolgere la nostra professione, le modalità attraverso le quali veniamo misurati per il rendimento che sappiamo offrire. Un assioma che abbiamo imparato a memoria o quasi nel corso degli ultimi anni e che esce ulteriormente rafforzato da un recente studio, “Future of Work”, confezionato dalla società di ricerca americana Idc. Uno studio che ribadisce, in estrema sintesi, questo concetto: le tecnologie e i dispositivi intelligenti, a braccetto con le nuove generazioni di lavoratori digitali, trasformeranno per sempre il paradigma lavorativo.
Maggiore collaborazione cercasi. Quella che si prospetta per le aziende, insomma, è una vera e propria rivoluzione, che interesserà anche i modelli di valutazione dei dipendenti nel momento in cui l’intelligenza artificiale entrerà più in profondità nei processi operativi di ogni organizzazione e i millennial inizieranno a rappresentare la quota maggiore della forza lavoro. Scenario che si materializzerà a breve, nell’arco dei prossimi due o tre anni. Nell’era digitale, sottolineano gli esperti, le aziende devono essere capaci di innalzare il grado di collaborazione tra gli utenti non solo per migliorare l’organizzazione ma anche e soprattutto per generare nuove opportunità per la creazione di valore. Cambiano quindi i modelli operativi e deve cambiare sia lo spazio dove si lavora, che diventa fisico e virtuale nello stesso tempo, sia la forza lavoro stessa, sempre più distribuita e connessa, che infine il modo di lavorare, più agile e automatizzato. Il tutto grazie al contributo fondamentale delle tecnologie.
Scrivanie virtuali e ubique. Entro il 2021, recita ancora lo studio di Idc, il 60% delle aziende Global 2000 (le più grandi aziende quotate al mondo) adotterà quello che gli analisti definiscono “Future WorkSpace”, ovvero sia concetto di spazio in grado di migliorare l’esperienza e la produttività dei dipendenti attraverso un ambiente fisico e virtuale più flessibile, intelligente e collaborativo. Per i manager aziendali, e per gli Hr manager in particolare, sarà bene fare proprio inoltre il seguente principio: lo spazio di lavoro futuro non sarà statico o a orari prestabiliti, ma sarà ovunque, in qualsiasi momento, su ogni device, mutuando l’inclinazione di millennial e nativi digitali. Il “Future WorkSpace”, in linea generale, va visualizzato come un ambiente di lavoro aperto e altamente connesso, che permetterà ai lavoratori di trarre vantaggio da mobilità, collaborazione remota e accesso sicuro a strumenti e dati, con semplicità e velocità, aumentando la propria soddisfazione e la propria produttività. Una delle tecnologie più in auge oggi, l’intelligenza artificiale, concorrerà a migliorare il livello delle prestazioni degli addetti nel giro di pochi anni grazie al contributo di risponditori predittivi, interfacce vocali o sistemi di videoconferenza automatizzati.
La nuova sfida per le risorse umane. Cambiando pelle l’ambiente di lavoro, e la cultura del lavoro più in generale, questa l’osservazione conclusiva che emerge dallo studio, le aziende saranno costrette a rivedere anche il modo di reclutare, selezionare e misurare i propri collaboratori. Le metriche utilizzate dai responsabili delle risorse umane cambieranno faccia ed entro il entro il 2022, nello specifico, si stima che il 35% delle imprese sostituirà i tradizionali e datati Kpi (Key performance indicator) con i più avanzati Kbi (Key behavioral indicator) per misurare la collaborazione, la comunicazione, la capacità di risolvere i problemi, i risultati e gli obiettivi del personale. I parametri di misurazione strettamente legati alla produttività saranno quindi affiancati da metriche più moderne, in passato probabilmente considerate pure “soft skill” (cioè non misurabili e quindi meno importanti) ma che oggi diventano essenziali per raggiungere quei livelli di efficienza necessari per soddisfare le richieste dei clienti. Il concetto di lavoro cambia profondamente e la “colpa” (o il merito verrebbe da dire) è delle nuove tecnologie.