Secondo gli esperti di settore sembra troppo presto per misurare l’impatto che il Coronavirus avrà sulle aziende, ma non possiamo ignorare tre rischi strategici che i Cfo (Chief financial officer) e gli altri dirigenti dovrebbero considerare nella valutazione di questa minaccia. E’ quanto si apprende da una nota diffusa da Hunters Group.
Rischio di Liquidità. Il coronavirus – spiega la società – può avere un impatto sui ricavi di un’azienda attraverso rallentamenti della produzione, difficoltà nella fornitura di beni o servizi al mercato, forti cali della domanda e ritardi nei pagamenti da parte dei clienti. L’epidemia di Coronavirus potrebbe non avere effetti a breve termine sul bilancio o i flussi di cassa di una società, ma potrebbe avere conseguenze peggiori sul business dei prossimi anni. I Cfo, dunque, dovrebbero pensare al futuro, rivendendo le linee di debito e credito per garantire disponibilità di liquidità.
“Molte aziende – precisa Davide Boati, Executive Director di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – hanno messo in atto piani di recovery o di emergenza in caso di interruzione imprevista della produzione, ma sarà fondamentale riesaminare la fattibilità di tali piani e garantire che essi siano efficaci a breve, medio e lungo termine e apportare fin da subito le necessarie modifiche”.
Rischio Operativo. Il monitoraggio della Supply Chain di un’azienda è cruciale perché consente di rispondere a interruzioni impreviste. Ritardi (o blocco totale, nella peggiore delle ipotesi) nella ricezione di materiali dai fornitori possono a loro volta portare a consegne tardive ai clienti, compromettendo anche la reputazione dell’impresa. In caso di crisi, l’utilizzo di capitale (liquidità) proveniente da altre parti dell’azienda per garantire la consegna puntuale ai clienti può ridurre lo stress sulla catena di fornitura ed essere una scelta vincente da valutare.
Rischio Reputazionale. Gli azionisti e i potenziali investitori fanno molto affidamento sulle comunicazioni aziendali al momento di prendere decisioni di investimento. La recente volatilità del mercato – si legge nella nota – dimostra una sostanziale incertezza degli investitori in merito alla gravità e alla durata di questa crisi. Revisionare, se necessario, i processi interni e la linea da tenere per le comunicazioni esterne aiuterà l’azienda ad evitare eventuali errori, o misunderstanding con gli investitori.
La gestione del rischio, soprattutto in casi come questi, gioca un ruolo fondamentale e consente alle aziende di non agire in modo avventato ed errato. “In un momento di incertezza come quello attuale – prosegue Davide Boati – i professionisti della gestione del rischio sono figure strategiche ed indispensabili per il futuro di ogni impresa. Uno dei ruoli chiave, in questo senso, è sicuramente il Risk Manager, il professionista che si occupa dell’analisi e della gestione dei rischi d’impresa per garantire la business continuity e la sopravvivenza dell’azienda stessa.
“Data la sua importanza, anche la retribuzione è piuttosto elevata: per chi ha 5 anni di esperienza nel ruolo, oscilla tra i 60.000 e gli 80.000 euro annui lordi. Anche il Risk Analyst svolge un ruolo chiave perché si occupa dell’elaborazione dei dati per poter prevedere scenari futuri. Una corretta analisi – conclude – portare a decisioni che impattano positivamente sul business dell’azienda durante l’emergenza e questo aspetto non può essere certamente sottovalutato”.