C’è chi l’ha definita un flop perché da quando è stata prevista all’interno del Decreto Bilancio la cosiddetta sanatoria per i migranti non ha ricevuto quel boom di domande che ci si sarebbe aspettati. Stando infatti ai primi dati riguardo al processo di regolarizzazione dei migranti, e come riporta l’Ansa, le domande sono state 9500 quando si pensava che solo nella prima settimana si arrivasse oltre le 200 mila. Per arrivare prima o poi a regolarizzare le 600mila persone che lavorano in Italia nel mondo dell’agricoltura e che appunto sono in nero.
La ministra Teresa Bellanova l’aveva presentata come una sconfitta al caporalato nelle campagne, pratica parecchio diffusa e che, nonostante diverse denunce e anche una legge ad hoc datata 2016, è ancora una spina nel fianco della produzione agricola in Italia. Un flop per molti e in particolare per tanti giornali di destra che non sono così teneri con il Governo attuale.
Costruire condizioni per la giustizia sociale. Non è però dello stesso avviso la ministra che ha dichiarato oggi a La Repubblica: “Questa norma costruisce condizioni per la giustizia sociale: quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all’invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo”. Peraltro la Bellanova ci crede così tanto che, se così non fosse, sarebbe pronta a dimettersi. O almeno così ha dichiarato qualche giorno fa. L’intento comunque del Governo resta chiaro: sconfiggere la mafia dei caporali. A ogni modo, per capire davvero come stanno andando le richieste bisogna aspettare altre due date: il 15 giugno e l’1 luglio, quando il Viminale comunicherà i numeri ufficiali che faranno capire che aria tira.
Le perplessità dei sindacati. C’è da dire che il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti le aveva già espresse a Kong News dicendo che le aziende preferiscono lavoratori che già conoscono, ma che magari sono bloccati dal Coronavirus nei loro paesi d’origine e che sarebbe stato più corretto puntare su dei cosiddetti corridoi verdi per fare rientrare chi appunto aveva già esperienza. Inoltre, anche i tempi hanno destato fin da subito dei dubbi: il 15 luglio, data ultima di scadenza per presentare le domande, sarebbe una deadline troppo stringente. In primis per i migranti che devono produrre documenti che potrebbero non reperire facilmente e in secondo luogo per le aziende che magari possono essere reticenti a chiedere di regolarizzare un immigrato da assumere, perché magari temono di essere giudicate o di fare una sorta di autodenuncia. Come dire: “Ho avuto prima questa persona in nero, ora la voglio mettere in regola”.
Non basta la sanatoria. A ogni modo, la la sanatoria come detto da Tina Balì, segretaria nazionale Flai Cgil, intervenuta a fine maggio alla Commissione Agricoltura alla Camera la sanatoria non risolve il problema della sicurezza: “Anche nell’ambito del provvedimento sulla regolarizzazione, riteniamo che l’attenzione e il rispetto di tutte le misure sulla sicurezza non può essere garantito e non può fermarsi alle porte dei luoghi di lavoro, è necessario pensare a chi vive nei ghetti, negli alloggi informali, adoperandosi per trovare soluzioni alloggiative dignitose. In questo senso l’applicazione totale della Legge 199/2016 è l’obiettivo da perseguire. Non c’è una soluzione o una misura utile, se è vista in maniera a sé stante, ma tutte devono andare verso un unico obiettivo: migliorare le condizioni di chi lavora e ridurre le disuguaglianze”.
Come funziona la sanatoria migranti. Si è partiti l’1 giugno e ci sarà tempo fino al 15 luglio per presentare domanda. E lo si potrà fare in due differenti modi: o tramite il datore di lavoro che appunto potrà dare vita a un nuovo rapporto di lavoro subordinato o dichiararne uno che aveva precedentemente instaurato irregolarmente, e prima dell’8 marzo. Altrimenti la domanda può essere fatta dagli stessi protagonisti di questa regolarizzazione ossia gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre che potranno chiedere un uovo permesso di soggiorno della durata di sei mesi. La sanatoria riguarda l’agricoltura, ma anche la zootecnia e il lavoro domestico. Per presentare domanda, bisogna andare sul sito utilizzando il sistema di identificazione digitale SPID e seguendo le istruzioni presenti sul manuale utente disponibile sullo stesso sito. Inoltre per venire incontro alle varie esigenze, alcuni sindacati come per esempio la Cgil di Piacenza hanno attivato un numero ad hoc e faranno sul tema delle dirette Facebook.