Le retribuzioni migliori e maggiore frequenza di avere un impiego sono più comuni per i neo-laureati degli atenei del nord, mentre verso il meridione i risultati peggiorano. Secondo le statistiche aggiornate al 2018 del consorzio Alma Laurea, fra gli estremi opposti di Enna, in Sicilia, e Bolzano nel Trentino-Alto Adige esiste una differenza che vale in media oltre mille euro al mese quanto a stipendi medi e 40 punti percentuali in più nella possibilità di trovare un posto di lavoro.
Fa eccezione il politecnico di Bari, i cui studenti fanno bene quanto tante altre università del settentrione. Diversi atenei del centro si dirigono piuttosto verso la parte più negativa del quadrante. Confrontando il politecnico di Torino con la Federico II di Napoli, secondo Almalaurea, emergono numeri che valgono diverse centinaia di euro al mese – in media – se guardiamo al reddito, e circa sette punti nel tasso di occupazione.
Una parte considerevole dei neo-laureati finirà per cercare un posto nell’area in cui ha studiato. Ciò determina un’enorme differenza se si tratta del sud (dove secondo l’Istat nel 2018 lavorava appena il 44,5% dei 15-64enni) oppure del nord (dove a lavorare è invece il 67,3% delle persone).
Dalle stime di Almalaurea, emerge quindi come alcuni atenei siano più avvantaggiati nei risultati occupazionali soltanto perché si trovano in aree dove le cose vanno meglio, e non per forza per meriti propri.Basti pensare ad esempioai risultati della Federico II e del “Suor Orsola Benincasa.” Entrambi a Napoli hanno una differenza di circa venti punti percentuali nel tasso di occupazione dei nuovi dottori. Infine, atenei come quello di Chieti-Pescara portano a risultati non esattamente eccezionali anche considerando le caratteristiche dell’area in cui si trovano.