Con il Decreto 4 agosto 2017 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Italia attuava e recepiva le Linee Guida “Developing and Implementing a Sustainable Urban Mobility Plan”[1] per la realizzazione di infrastrutture e piani di mobilità che più si curassero del futuro (ecosostenibile) delle nostre città.
Il Decreto in oggetto impone l’istituzione dei cd. PUMS – Piani urbani per la mobilità sostenibile – per i Comuni con specifiche caratteristiche. I destinatari sono infatti le città metropolitane, gli enti di area vasta, i comuni e le associazioni di comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti (articolo 3) per cui la predisposizione dei PUMS è fondamentale per ridurre la circolazione dei veicoli, tramite misure che incentivino soluzioni di mobilità alternative, condivise e a basso impatto ambientale (carsharing, carpooling, bike sharing, mezzi di trasporto pubblico, micromobilità urbana).
Dopo un primo periodo di adeguamento, oggi i PUMS sono strumenti consolidati di pianificazione sul lungo periodo (10 anni), obbligatori per le città (con le caratteristiche di cui sopra) che intendono ottenere finanziamenti statali per la realizzazione di interventi per il trasporto rapido di massa quali treni, metro e tram (articolo 1). Lo scopo principale perseguito dai PUMS è quello di creare le condizioni per una mobilità urbana sostenibile che guardi alla salute e al benessere dei cittadini tramite: sistemi di trasporto efficienti, rapidi, sicuri e capaci di collegare il maggior numero di destinazioni (urbane e periurbane) delle città; soluzioni di mobilità che tendano a ridurre drasticamente le emissioni di gas inquinanti, compreso l’inquinamento acustico; la riqualificazione degli spazi urbani affinché siano più sostenibili ed in grado di accogliere soluzioni di trasporto multimodale ed integrato.
Le scelte strategiche cui saranno chiamati gli amministratori locali, nel redigere i futuri PUMS, saranno scelte che dovranno essere certamente responsabili, ma altresì lungimiranti, capaci di guardare al futuro, alla complessità della problematica che è e sarà sempre di più polisettoriale, trasversale. Il Decreto del MIT è il risultato di questa nuova visione, rintracciabile nei 4 macro-obiettivi (Allegato II, punto 2) perseguiti dai PUMS: A. Efficacia ed efficienza del sistema di mobilità; B. Sostenibilità energetica ed ambientale; C. Sicurezza della mobilità stradale; D. Sostenibilità socio-economica.
Sono ormai numerose le città che hanno redatto o sono in fase di approvazione dei PUMS: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Roma, Torino, Venezia, Bari, Catania, Messina, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Cagliari.
Le città del futuro, già a partire dai prossimi anni, dovranno essere ripensate, riconsiderate, ricreate, rivisitate: da un lato, tenendo conto della conformazione e delle caratteristiche di ciascun territorio, dall’altra andranno analizzate le abitudini e le esigenze dei cittadini per definire città più funzionali e costruite a misura d’uomo e di ambiente. Le linee guida europee sottolineano, a questo proposito, un punto fondamentale: l’inclusione e la partecipazione attiva dei cittadini: “A Sustainable Urban Mobility Plan focuses on people and meeting their basic mobility needs. It follows a transparent and participatory approach, which brings citizens and other stakeholders on board from outset and throughout the plan development and implementation process”[2].
I piani di sviluppo e di implementazione della mobilità devono prevedere il coinvolgimento attivo e l’inclusione di coloro che acquisteranno ed utilizzeranno la mobilità, se così non fosse, il rischio è di creare dei piani privi di applicazione pratica e poco, o per nulla, utili alle esigenze concrete delle proprie comunità.
[1] Le summenzionate Linee Guida europee sono state successivamente riviste ed aggiornate nel 2019 dalla Commissione europea, Guidelines for Developing and Implementing a Sustainable Urban Mobility Plan, II edition.