Il concetto di sostenibilità viene spesso associato all’ecologia, all’ambiente ma sarebbe riduttivo relazionarlo alla sola materia ambientale. Il concetto è infatti più trasversale ed ampio: sono i nuovi modelli societari, culturali ed etici pervasi intrinsecamente dal concetto di sostenibilità. Non a caso, nel 2016 il legislatore introduceva, all’interno dell’ordinamento giuridico italiano, la società benefit (o benefit corporation secondo il linguaggio americano; negli USA già nel 2010 cominciava a diffondersi questa nuova tipologia societaria).
Grazie alla Legge n. 208/2015 vengono riconosciute le società benefit che, oltre a svolgere un’attività prettamente economica con finalità lucrative, “perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse” (art. 1 comma 376). In sintesi, devono avere un impatto positivo sulla comunità, sul territorio e sull’ambiente: per fare ciò, i loro modelli di business ed organizzativi devono agire secondo responsabilità, sostenibilità e trasparenza. Ed è proprio a questo proposito che la società benefit incide sul welfare aziendale, riconoscendo ai propri lavoratori adeguati servizi di welfare che intendono (ri)porre al centro il benessere del lavoratore e le sue esigenze (non solo lavorative) e oltre la mera retribuzione in denaro: gratifica il proprio personale con buoni spesa, voucher di diversa natura, corsi formativi, tutela della salute attraverso l’erogazione di forme integrative di assistenza sanitaria e/o di screening preventivi, promuove la felicità dei dipendenti. Stimoli positivi e motivazionali da parte del datore di lavoro e dei responsabili si ripercuotono, di riflesso, sul proprio Personale che sarà così stimolato a perseguire risultati migliori e performanti, il clima aziendale risulterà essere più disteso e meno stressante. I piani di welfare necessitano di un costante monitoraggio, attento alle singole esigenze dei lavoratori: se così non fosse, le società benefit verrebbero meno alla loro ragion d’essere, prive di un reato impatto positivo sulla società.
A tal proposito, affinché la normativa venga effettivamente e correttamente attuata, l’art. 378 introduce meccanismi, standard e aree di valutazione specifiche (meglio definiti dall’allegato 5 dell’omonima legge): 1. Governo d’impresa, per valutare il grado di trasparenza e responsabilità della società nel perseguimento delle finalità di beneficio comune […]; 2. Lavoratori, per valutare le relazioni con i dipendenti e i collaboratori in termini di retribuzioni e benefit, formazione e opportunità di crescita personale, qualità dell’ambiente di lavoro, comunicazione interna, flessibilità e sicurezza del lavoro; 3. Altri portatori d’interesse, per valutare le relazioni della società con i propri fornitori, con il territorio e le comunità locali in cui opera […]; 4. Ambiente, per valutare gli impatti della società, con una prospettiva di ciclo di vita dei prodotti e dei servizi […].
Proprio al punto 2 ritroviamo una lucida esposizione di misure aziendali (da migliori forme retributive, formative sino alla sicurezza e all’ambiente di lavoro) che il datore di lavoro è chiamato ad applicare per la tutela delle risorse umane ed affinché la sua società possa davvero configurarsi come benefit.
A fronte dell’annunciata trasparenza e responsabilità (di cui all’ art. 1 comma 376), è fondamentale, da parte dell’azienda, elaborare una campagna informativa, efficace e puntuale, che sappia comunicare il valore aggiunto, il quid pluris caratterizzante la società benefit rispetto ad altre tipologie societarie che non lo sono. Comunicare non solo ai propri dipendenti affinché possano apprezzare e comprendere sino in fondo il perché di determinate scelte aziendali, ma altresì all’esterno, agli stakeholders ed alla società in generale, acquisendo così visibilità, attrattività (per il nuovo e potenziale personale) e riconoscenza fra i competitors.
Alla luce delle indubbie ripercussioni positive, sulle comunità, sui territori, sull’ambiente e sulle stesse finanze delle società benefit, queste ultime dovrebbero avere una maggiore diffusione e premialità: come annunciato da Robert Shiller, già premio Nobel per l’Economia nel 2013, “le Benefit Corporation sono aziende che hanno un doppio scopo e avranno risultati economici migliori di tutte le altre aziende”.