Il CDM ha approvato ieri un decreto che, si legge nella nota di Palazzo Chigi «va a favore della trasparenza nel mercato dei carburanti a vantaggio del consumatore. Il monitoraggio dei prezzi non sarà più settimanale ma giornaliero, quindi viene introdotto l’obbligo di esporre il prezzo alla pompa con sanzioni che potrebbero essere comminate dal prefetto. Sulle autostrade, l’ipotesi è di riconoscere una percentuale in più ai distributori, che si sono dichiarati parte lesa, ma deve essere fissa». Inoltre è stato prorogato di tre mesi il bonus carburante che le aziende possono fornire ai propri dipendenti, questo su richiesta specifica del Ministro dell’Economia.
Ma l’aumento registrato all’inizio dell’anno potrebbe essere solo la prima fase della tempesta perfetta, perché nelle prossime settimane potrebbe scatenarsi “la più grande crisi del gasolio”, secondo Dario Scaffardi, ex amministratore delegato della raffineria Saras. Questa sua previsione appare in un’intervista rilasciata all’agenzia Bloomberg lo scorso novembre, che ora torna d’attualità. Oltre all’aumento del prezzo si potrebbe assistere anche a una carenza di prodotto, per una coincidenza di cause: la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni contro le esportazioni dalla Russia, ma anche la crescita della domanda nell’America settentrionale, che sta aumentando i prezzi anche oltreoceano, spingendo le multinazionali a dirottare le petroliere verso la sponda opposta dell’Atlantico. Insomma, se il 2022 è stato l’anno nero per il gas, il 2023 potrebbe esserlo per il gasolio.